Sono in allarmante aumento i casi di disagio psicologico e di ordine psichiatrico nei bambini e adolescenti con un aumento esponenziale dei casi di suicidi e tentati suicidi da defenestrazione nei minori di 14 anni triplicati, secondo i dati diffusi dal Bambin Gesù di Roma, come in aumento sono anche i casi registrati nel 2021 e nel 2022 al Santobono di Napoli. Una spia accesa su un fenomeno più ampio che si allarga anche ai casi di autolesionismo e di violenze, maltrattamenti e abusi in questo caso siti bimbi ancora più piccoli.
“I traumi da defenestrazione, prima rari, sono aumentati soprattutto nella fascia adolescenziale legati a depressioni situazioni di tipo depressivo” avvertono gli specialisti del Santobono di Napoli.
I dati parlano chiaro, tra il 2011 e il 2018 le richieste di consulenze neuropsichiatriche al Dea dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma sono aumentate di circa 6 volte, passando da 155 a 889. E in questo quadro sono aumentate di circa 20 volte (da 12 a 237) le richieste di aiuto per motivi di autolesionismo e comportamenti suicidari. Un parallelo aumento che sebbene con dati inferiori si è registrato anche al polo pediatrico partenopeo del Santopbono di Napoli che rimanda a un generalizzato aumento di questi casi che devono accendere una spia rossa a tutti i livelli per la prevenzione.
Secondo un dettagliato report della direzione sanitaria di presidio del Santobono guidata da Marika Passaro i casi di violenza intercettati in pronto soccorso sono notevolmente aumentati negli ultimi 5-6 anni. Dal 2010 raddoppiati passando dai 15-18 all’anno ad oltre 30.
Al Santobono esiste un percorso clinico assistenziale da alcuni anni per riconoscere e trattare i casi di abuso e maltrattamenti e di sospetto abuso e di recente è stato istituito anche un servizio dedicato di neuropsichiatria infantile.
Fornire ai minori vittime di violenza un intervento adeguato, integrato e personalizzato di sostegno e di ascolto, dall’accoglienza ospedaliera, alla presa in carico clinica, psicologica e sociale, fino all’orientamento e all’accompagnamento ai servizi territoriali dedicati, laddove il caso lo richieda, riconoscere tempestivamente la vittima di violenza per la successiva presa in carico mediante l’attivazione dell’equipe multidisciplinare (Nome), garantire la tutela del minore laddove sussiste un pregiudizio, garantire la corretta compilazione della documentazione sanitaria e forense.
Inoltre, il percorso ha lo scopo di offrire ai professionisti e agli operatori sanitari informazioni sui comportamenti da adottare in condizioni potenzialmente pericolose, che possono causare danni e/o gravi e fatali conseguenze ai pazienti. Questi gli obiettivi del percorso mezzo a punto nel corso degli anni al polo pediatrico partenopeo.
In particolare lo stesso si propone di aumentare la consapevolezza del possibile pericolo di alcuni eventi indicando le azioni da intraprendere per ridurre l’incidenza e la gravità delle complicanze.
Il percorso è volto a delineare l’assistenza ai minorenni che accedono all’AORN Santobono Pausilipon con anamnesi e obiettività di presunta o riferita violenza (abuso sessuale, maltrattamento fisico, psicologico, discuria e/o incuria, violenza assistita, bullismo, cyberbullismo, stalking,ecc.):
Rientrano nel seguente percorso bambine e bambini vittime di abuso sessuale o maltrattamento nella fascia 0-14 anni ma non uomini e donne maggiorenni vittime di violenza sessuale e/o maltrattamento, ragazze vittime di abuso sessuale ultra 14enni. Inoltre l’ambito di applicazione riguarda i minori che giungono al pronto soccorso o che si ricoverano presso i servizi del Santobono o che siano visitati negli ambulatori.
TERMINOLOGIA
Maltrattamento: Si intende per maltrattamento atti e carenze che turbano gravemente il bambino/a, attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o le lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un adulto o di un famigliare o di altri che hanno cura del bambino/a (definizione del Consiglio d’Europa 1981).
Definizione OMS e Ministero della Salute aggiornata al dicembre 2014:
Per maltrattamenti infantili si intendono gli abusi e l’incuria che colpiscono i bambini al di sotto dei 18 anni di età. Includono ogni genere di maltrattamento fisico e/o emotivo, abuso sessuale, abbandono, negligenza e sfruttamento a fini commerciali o di altra natura, che abbia come conseguenza un danno reale o potenziale per la salute, la sopravvivenza, lo sviluppo o la dignità del bambino nel contesto di un rapporto di responsabilità, fiducia o potere. Anche l’esposizione alla violenza tra i partner è talvolta inclusa tra le forme di maltrattamento infantile.
- Abuso sessuale: quando un bambino/a è coinvolto in attività sessuali che non può comprendere, per le quali è psicologicamente impreparato, per le quali non può dare il proprio consenso e/o che violano le leggi o i tabù sessuali. I minori possono essere abusati sessualmente sia da adulti che da altri minori che sono, in ragione della loro età o livello di sviluppo, in una posizione di responsabilità, fiducia o potere nei confronti della vittima.
- Maltrattamento fisico: quando i genitori, o chi si prende cura di un bambino/a, commettono o permettono che si verifichino delle lesioni di ordine fisico. Di solito le lesioni sono prodotte con lo scopo di punire.
Ecco due esempi di maltrattamento e i corrispondenti fattori di rischio:
Trauma cranico da abuso
La causa più comune di morte per maltrattamento in età infantile nei Paesi industrializzati è rappresentata dal trauma cranico da abuso (Abusive Head Trauma – AHT). Rientra in questo quadro anche quella che in precedenza veniva denominata Shaken Baby syndrome, o sindrome del bambino scosso, una forma di trauma encefalico che si verifica quando la testa del/della bambino/a è sottoposta a rapide accelerazioni, decelerazioni e forze rotazionali, anche in assenza di traumi esterni. La maggior parte delle vittime ha meno di un anno, più frequentemente meno di sei mesi di vita.
Si riscontra più frequentemente in bambini di sesso maschile, prematuri, con ritardo mentale o disabilità fisica o psichica, sindrome di astinenza neonatale, a seguito di episodi di pianto inconsolabile. Ricorrono più frequentemente nel maltrattante le seguenti caratteristiche: sesso maschile (padre biologico/adottivo/partner della madre), età adolescenziale dei genitori, depressione/ sensazione di inadeguatezza, utilizzo di sostanze da abuso, bassa estrazione socioculturale, pregressi episodi di violenza, disturbi mentali, comportamento impulsivo. Bambino/a neglect.
Sebbene il neglect (trascuratezza) sia la forma più frequente di abuso, provochi gravi conseguenze allo sviluppo del/della bambino/a e sia la forma di maltrattamento che più frequentemente può causarne la morte, la sua frequenza e gravità tendono ad essere sottovalutate, e casi di neglect tendono a non essere riconosciuti, valutati e curati. Il/La pediatra ha un’alta probabilità di incontrare bambine/i vittime di trascuratezza nella propria pratica professionale, ed è importante che sia in grado di riconoscerli e di intervenire in modo appropriato. Fattori di rischio del genitore: malattie fisiche o mentali, deficit cognitivi, abuso di sostanze. Fattori di rischio della/del bambina/o, bambini/e piccoli/e, o nati/e prematuri/e o con basso peso alla nascita, bambine/i con problemi di salute complessi o con disabilità sono a maggior rischio di neglect.
Maltrattamento psicologico:
Si intende una relazione emotiva caratterizzata da ripetute e continue pressioni psicologiche, ricatti affettivi, indifferenza, rifiuto, denigrazione e svalutazione che danneggiano o inibiscono lo sviluppo di competenze cognitive ed emotive fondamentali quali l’intelligenza, l’attenzione, la percezione, la memoria.
Patologia delle cure
Comprende l’incuria (omissione di cure nei confronti del bambino o insuccessi in importanti settori dell’allevamento), la discuria (cure distorte dalla percezione anacronistica del figlio o dall’immagine di un figlio diverso o ideale) e l’ipercuria (la forma più grave dell’ipercuria è la sindrome di Munchausen per procura, nella quale il figlio è investito, solitamente dalla madre, del fantasma di una malattia cronica, che porta a sottoporre il minore ad analisi, cure, e persino operazioni chirurgiche inutili. E’ una forma di abuso nella quale il bambino rischia seri danni fisici e psichici e, a volte, la vita (Il DSM V ha rinominato questa sindrome in disturbo fittizio).
Violenza assistita
Per violenza assistita intrafamiliare si intende l’esperire da parte della/del bambina/o e adolescente qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica e atti persecutori su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o minorenni. Di particolare gravità è la condizione degli orfani denominati speciali, vittime di violenza assistita da omicidio, omicidi plurimi, omicidio- suicidio. Il/la bambino/a o l’adolescente può farne esperienza direttamente (quando la violenza/omicidio avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il/la minorenne è o viene a conoscenza della violenza/omicidio), e/o percependone gli effetti acuti e cronici, fisici e psicologici. La violenza assistita include l’assistere a violenze di minorenni su altri minorenni e/o su altri membri della famiglia e ad abbandoni e maltrattamenti ai danni degli animali domestici e da allevamento. (CISMAI 2017).
Violenza tra pari
a) Bullismo: il bullismo è un abuso di potere. Secondo gli studi che per primi hanno affrontato questo problema, perché una relazione tra soggetti possa prendere questo nome devono essere soddisfatte tre condizioni:
- si verificano comportamenti di prevaricazione diretta o indiretta
- queste azioni sono reiterate nel tempo
- sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui uno/alcuni sempre in posizione dominante
(bulli) ed uno/alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime).
b) Cyberbullismo: Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.
- Sexting: Si può definire sexting l’invio e/o la ricezione e/o la condivisione di testi, video o immagini sessualmente esplicite/inerenti la sessualità. Spesso sono realizzate con lo smartphone o il tablet, e vengono diffuse attraverso il dispositivo stesso (tramite invio di sms o condivisione tramite bluetooth) o attraverso siti, e-mail, chat. L’invio di foto che ritraggono minorenni al di sotto dei 18 anni in pose sessualmente esplicite configura, infatti, il reato di distribuzione di materiale pedopornografico.
- Grooming: Adescamento di un minore in Internet tramite tecniche di manipolazione psicologica volte a superarne le resistenze e a ottenerne la fiducia per abusarne sessualmente.
Dati allarmanti, insomma quelli relativi alla violenza sui minori: il percorso del Santobono si attiva quando al triage c’è un sospetto di maltrattamento. Ma non basta perché quando si giunge in pronto soccorso la violenza già è stata compiuta e si è di fronte ad una gravità di lesioni. “Stiamo pensando – conclude il manager Rodolfo Conenna – con l’aiuto delle società scientifiche e delle istituzioni, di intraprendere un’azione di informazione e formazione diretta a tutti coloro che, a qualsiasi titolo, vengono a contatto con i bambini: insegnanti, babysitter, istruttori sportivi sperando che ciò aiuti a prevenire i casi più gravi”.