Si susseguono di ora in ora le notizie relative alla comparsa di nuovi casi di Vaiolo delle scimmie nel nostro Paese: due sospetti anche in Sicilia, uno è ricoverato al Policlinico di Palermo (il tampone sulle lesioni per le analisi è stato inviato al laboratorio di virologia dell’ospedale Spallanzani di Roma che finge da riferimento nazionale) e un secondo a un uomo a Canicattì (Agrigento) ospite di un centro di accoglienza per migranti. Anche in questo caso i campioni saranno inviati allo Spallanzani. Attualmente sono 6 i casi conclamati in Italia: 3 infetti sono ricoverati a Roma, uno ad Arezzo e un quinto è seguito nella capitale a domicilio e ha riferito di aver recentemente fatto un viaggio in Germania. Il caso di Arezzo riguarda un 32enne aretino rientrato pochi giorni fa da una vacanza alle Canarie. L’uomo è ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Donato di Arezzo.
Le contro analisi sono state svolte all’Istituto Spallanzani di Roma. “Il paziente sta bene, ha lesioni cutanee senza sintomi sistemici e presenta un normale andamento comune a tutti i casi che stiamo vivendo nel resto dell’Europa”, ha riferito il primario di malattie infettive dell’ospedale di Arezzo, Danilo Tacconi, durante una conferenza stampa. Il paziente, rientrato in Italia il 15 maggio, “ha presentato rapidamente i sintomi della malattia”, si legge nella nota, in cui l’Asl ha spiegato che il 32enne, nei giorni tra il 15 ed il 20 maggio – giorno in cui si è rivolto al medico di famiglia che lo ha prontamente indirizzato agli ambulatori di malattie infettive – non avrebbe avuto contatti con i propri familiari, in quanto vive da solo.
Proprio in queste ore è stato poi segnalato un sesto caso in Lombardia: infezione rilevata in Lombardia all’ospedale Sacco di Milano, centro di riferimento nazionale per le emergenze infettivologiche. Il paziente sta bene, il ceppo arriva dall’estero e potrebbe essere correlato ai focolai che si stanno registrando in altri paesi europei. Il paziente zero italiano e un secondo affetto dal vaiolo delle scimmie erano rientrati dalle isole Canarie e un terzo da Vienna. Sono invece 16 i contatti stretti posti in isolamento, per i quali sono in corso ulteriori accertamenti
IL PAERERE DI MASSIMO GALLI
Il Vaiolo delle scimmie? “E‘ casuale si sia diffuso tra i gay, bisogna sfatare il pregiudizio». Così l’infettivologo Massimo Galli già primario dell’ospedale per malattie infettive Sacco di Milano intervenuto stamani a margine di un seminario scientifico a Napoli. “Il virus – ha poi aggiunto – non è affatto un virus delle scimmie – ha aggiunto – è un virus presente probabilmente in alcune specie di roditori. Uomini e scimmie ne sono solo vittime accidentali, e quindi non è un virus rilevante per la nostra specie”. “I poxvirus – ha aggiunto il virologo – sono molto diversi da quello del Covid, sono virus a DNA e tendono ad adattarsi in un numero enorme, in migliaia di anni, ad una propria specie”. “Il vaiolo definito della scimmia – ha detto ancora – è un virus un po’ meno selettivo ma è probabile che un suo serbatoio sia rappresentato da un roditore africano, probabilmente scoiattoli del genere “funisciurus”, che sono quelli più candidati, tra tutti, per le ricerche eseguite. E’ molto diverso dal Covid e a mio avviso non avrà un grosso impatto. Probabilmente all’origine di questi casi di vaiolo delle scimmie che stiamo osservando c’è un evento con un’ampia partecipazione, in un gruppo di persone che provenivano da diverse parti del mondo. E da lì l’infezione si è ulteriormente diffusa e propagata. Considerando che si tratta di una diffusione solo per contatto stretto, anche di tipo sessuale, è del tutto contingente che questa cosa si sia diffusa tra maschi che fanno sesso con altri maschi. Ma non è una preferenza del virus».
IL FOCOLAIO DELLE CANARIE
Secondo Galli dunque «si tratta di una situazione che si è creata casualmente forse alle Canarie. I rapporti sessuali possono essere un mezzo di contagio ma tutti i rapporti, non solo quelli tra uomini. Va sfatato questo pregiudizio. Se si tratta di persone che hanno rapporti con più partner, si facilita la diffusione ovviamente. E se il punto di partenza è l’evento alle Canarie non sarebbe cambiato nulla se si fosse trattato di un evento tra eterosessuali con una grande promiscuità. Non si deve andare a cercare una modalità particolare di rapporto sessuale».
IL REPORT
Il Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie (ECDC) ha pubblicato nei giorni scorsi un report con le prime informazioni riguardanti la malattia che è stata segnalata e confermata in nove stati dell’unione europea dove si registra al contempo un progressivo aumento dei casi. I paesi europei interessati al momento sono: Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia e Paesi Bassi. Integrando il report dell’ECDC cerchiamo di fare il punto della situazione in merito a questa malattia.
LA MALATTIA
Il vaiolo delle scimmie o monkeypox è una malattia causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo umano ma caratterizzato da una minore aggressività e letalità. Il primo caso di vaiolo delle scimmie identificato nell’uomo risale al 1970 nella Repubblica democratica del Congo a cui sono susseguiti diversi focolai negli anni successivi nella stessa regione. Nel 2003, negli USA si sono verificati diversi casi in seguito ad importazione dall’Africa di animali non controllati a livello sanitario, ma senza mortalità.
Il virus si trasmette all’uomo attraverso contatto diretto con la saliva, sangue, liquidi corporei o eruzioni cutanee dell’animale infetto. La trasmissione del virus, secondo il report ECDC citato poc’anzi, sembrerebbe non avvenire in modo semplice e veloce fra le persone.
Il serbatoio del monkeypox è rappresentato da scimmie e per lo più da piccoli roditori che vivono nell’Africa centro-occidentale. A tal proposito esistono due ceppi virali: il ceppo del Congo con una mortalità di circa il 10 % e il ceppo dell’Africa centro-occidentale con una mortalità che si attesta attorno all’1%.
La trasmissione da uomo a uomo avviene attraverso i famosi droplets respiratori (goccioline), fluidi corporei, lesioni cutanee e secrezioni. È stata verificata anche una trasmissione attraverso la via placentare. Attualmente i soggetti colpiti sono prevalentemente giovani uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. L’ECDC valuta elevata la probabilità che il virus si diffonda in partner promiscui. Per tale motivo è importante la raccomandazione di evitare contatti stretti e/o sessuali con persone che presentino manifestazioni cutanee particolari (fanno parte del corredo sintomatologico del vaiolo delle scimmie): una raccomandazione che dovrebbe essere sempre valida per la prevenzione di tutte le malattie sessualmente trasmissibili.
I SINTOMI
La malattia si divide in due fasi: la fase invasiva e quella dell’eruzione cutanea. Nella prima, i soggetti manifestano sintomi come febbre, brividi, astenia marcata, algie diffuse, cefalea e linfoadenopatie. La seconda fase è caratterizzata, invece, da eruzioni cutanee: nello specifico un rash maculo-papulare che evolve in vescicole, pustole e croste che può essere simile a quello della varicella o di altre comuni malattie esantematiche. In alcuni soggetti è caratteristica la comparsa di una grave linfoadenopatia prima delle manifestazioni cutanee. Questo rappresenta un tratto distintivo rispetto alla varicella ad esempio. Il tempo di incubazione dell’infezione virale va dai sei ai sedici giorni circa. Secondo il report dell’ECDC la maggior parte dei casi riguardanti gli attuali focolai presenta una lieve sintomatologia. Ciononostante in alcune particolari categorie di popolazione come, ad esempio, soggetti non immunocompetenti e bambini, la malattia può essere più aggressiva.
LA TERAPIA
Come specificato dall’istituto superiore della sanità (ISS), la malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche. In casi particolari è possibile l’utilizzo di farmaci antivirali, come il Tecovirimat indicato nelle infezioni da orthopoxvirus (fra cui rientra il vaiolo) che agisce su una proteina virale bersaglio denominata VP37. Farmaci che secondo il Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie sono opzioni terapeutiche da considerare con attenzione nei casi potenzialmente gravi.
Interessante notare come i soggetti che hanno effettuato la vaccinazione contro il vaiolo umano (in Italia è stata abrogata nel 1981) sembrano avere una protezione e una risposta anticorpale contro il vaiolo delle scimmie nel contrastare questa virosi. A proposito di vaccinazione il report ECDC specifica che “ il vaccino contro il vaiolo può essere preso in considerazione per la profilassi post-esposizione dei contatti stretti ad aumentato rischio di malattia grave; tuttavia, è necessario eseguire un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio per l’individuo esposto. Mancano informazioni importanti sull’uso dei vaccini contro il vaiolo attualmente disponibili per i gruppi ad aumentato rischio di malattie gravi”.
Sempre l’ISS con un documento ufficiale raccomanda di restare a casa e a riposo qualora insorgano febbre e manifestazioni cutanee. Segni e sintomi che devono portare il soggetto a contattare il proprio medico di fiducia per gli accertamenti del caso. Al momento è necessario monitorare costantemente la situazione bloccando sul nascere focolai epidemici. È importante stabilire una rete di tracciamento in modo da circoscrivere i casi che andrebbero isolati fino alla completa guarigione e monitorati fino ad almeno 21 giorni post esposizione ad un caso. L’ECDC raccomanda, inoltre, che tutti gli operatori sanitari indossino DPI adeguati e FFP2 durante lo screening e il contatto con soggetti potenzialmente infetti. A tal proposito si potrebbe riunire a breve l’organizzazione mondiale della sanità per fare il punto della situazione e valutare direttive, manovre, indicazioni e raccomandazioni su come affrontare questi casi di vaiolo delle scimmie.
Sicuramente è necessario prestare la massima attenzione che deve indirizzare anche ad una riflessione comune sul probabile impatto presente e soprattutto futuro delle patologie infettive sulla popolazione mondiale.