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Vaccini, arrivano gli aggiornamenti di Pfizer e Moderna

Efficaci anche contro Omicron, terze e quarte dosi con i nuovi farmaci dal 15 settembre

Vaccini: la quarta dose sarà somministrata in Europa, e dal 15 settembre in Italia, con le nuove versioni ibride del siero messe a punto da Pfizer e Moderna utilizzando dall’una l’ mRna della proteina Spike originaria del virus di Wuhan (con cui ci siamo vaccinati finora) e la spike di Omicron 1 e nel secondo con quella di Omicron 2. Dopo il via libera dell’era l’agenzia di regolazione dei farmaci in Europa, è atteso ora già da lunedì l’ok dell’Aifa in Italia. I nuovi vaccini sono composti per metà dose da quelli vecchi efficaci contro la vecchia proteina spike e per l’altra metà da un upgrade efficace contro le prime varianti di Omicron che dovrebbero coprire anche Omicron 5. Ceppi diventati dominanti e a maggiore diffusione nel nostro Paese e in Europa a partire dallo scorso dicembre e responsabili della massima diffusione del virus.

I nuovi vaccini saranno utilizzabili per la somministrazione delle terze e quarte dosi alle platee di popolazione target che ancora non l’hanno fatta, dunque tutti gli over 12 enni per la terza e tutti gli ultra 60 enni per la quarta ovvero in quest’ultimo caso ai pazienti più di 12 anni resi fragili d concomitanti patologie croniche o congenite Trapiantatati, dializzati, oncologici ecc.) e i disabili.
“Inutile e rischioso aspettare i vaccini aggiornati su cui non sappiamo ancora nulla in termini di efficacia – bisognerebbe invece praticare la quarta dose subito anche con i vecchi vaccini che hanno mostrato di essere molto efficaci a ridurre la mortalità dopo l’infezione” è il parere espresso da Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe.

Di parere contrario Franco Bonaguro virologo primario emerito del Pascale di Napoli e presidente per l’Italia di Global virus network. “Io sono propenso alla quarta dose senza se e senza ma per i soggetti fragili e se disponibili l’uso dei bivalenti di ultima generazione messi a punto di Pfizer e Moderna. Questi contengono le spike del ceppo originale di Wuhan (D614G) e quelle del ceppo Omicron BA.1 (B.1.1.529 per Pfizer/BioNTech) e BA.2 (ulteriore variante di BA.1 per Moderna). Queste due varianti hanno 32 mutazioni comuni ma 28 mutazioni diverse, inoltre BA.2 non ha la delezione delta 69-70 e sono quelle che hanno originato la capacità di bucare il vaccino e la maggiore infettività di Omicron che hanno dato luogo a molte infezioni. Ovviamente questi nuovi vaccini non ci consentono di venire a capo della scarsa durevolezza della protezione vaccinale massima che si estende per circa un mese dalla puntura con il massimo livello di efficacia per poi degradare gradualmente nei successivi 6 mesi fino a un livello non più protettivo per il contagio e l’infezione ma ancora efficace per quanto riguarda lo sviluppo di una malattia severa. Un profilo simile e appena un poi più lungo si ottiene del resto anche dopo una guarigione ragione per cui è sempre meglio vaccinarsi ed evitare il Covid che rischiare di prendere l’infezione che può sempre evolvere in un long Covid”.

La precauzione suggerita, in vista di richiami periodici con vaccini aggiornati contro il Covid, è quella di effettuare una analisi accurata relativa alla trombofilia genetica. “E’ essenziale stabilire questo profilo coagulativo in quanto anche la vaccinazione in soggetti predisposti – avverte Corrado Perricone, ematologo e già componente del Consiglio superiore di sanità – può determinare un’intensa infiammazione e una alterazione dei profili coagulativi. Ormai abbiamo capito che con questi vaccini diretti solo contro una componente del virus non riusciamo ad ottenere una immunità di gregge e vale la pena vaccinare solo i soggetti maggiormente a rischio valutando preliminarmente uno stato del loro sistema immunitario con la tipizzazione linfocitaria e la presenza o meno di occulte trombofile genetiche che sono abbastanza comuni nelle popolazioni europee e che sebbene scorrano sotto traccia con un virus e una vaccinazione che alimenta specifiche infiammazioni endoteliali devono essere tenute in debito conto”.

LE QUARTE DOSI

Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute dell’11 luglio 2022, la platea di persone candidate a ricevere il secondo richiamo (quarta dose) – da effettuare dopo almeno 120 giorni dalla terza dose (primo richiamo) o dall’infezione post terza dose – è di oltre 17,1 milioni di persone, di cui più di 1,87 milioni non eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni. Al 31 agosto sono state somministrate 2.258.934 quarte dosi, con una media mobile di 9.904 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 10.427 della scorsa settimana (-5%).
«Di fatto – commenta Cartabellotta – rimane irraggiungibile l’obiettivo di 100 mila somministrazioni al giorno fissato il 13 luglio scorso dalle linee di indirizzo del ministero”. In base ai numeri ufficiali dei 17.140.056 non vaccinati 5.480.919 sono nella fascia di età 60-69 anni, 4.425.006 della fascia 70-79 anni, 3.691.879 di over 80, 3.454.153 pazienti fragili e 88.099 ospiti di Rsa che non ricadono nelle categorie precedenti mentre il tasso di copertura delle quarta dosi in Italia è del 17,3% con nette differenze regionali, dal 6,5% della Provincia Autonoma di Bolzano al 33,1% del Piemonte.

LE NUOVE REGOLE

Tutto questo mentre l’infezione Covid si è stabilizzata ma
Siamo alla ripresa delle attività produttive dopo la pausa estiva, c’è in vista la riapertura delle scuole, principale luogo veicolo di contagio tra giovani asintomatici (attenti ai nonni), ci si accinge a una maggiore frequentazione dei luoghi chiusi con l’arrivo del freddo dell’inverno e mentre dal 30 settembre cade definitivamente (salvo valutazioni epidemiologiche successive a questa data da parte del Comitato tecnico scientifico) l’obbligo della mascherina sui mezzi pubblici e anche la durata dell’isolamento e quarantena per i positivi e i contratti stretti di positivi viene ridotta da 7 a 5 giorni. Per i casi certi confermati con un tampone antigenico o molecolare positivo scatta la quarantena a casa in forma ridotta da 7 a 5 giorni come da successiva circolare che tratteremo in un altro capitolo di questo articolo. Per il rientro in classe in questi casi è sempre necessario un tampone negativo al termine della quarantena.

QUARANTENA BREVE

Per i casi asintomatici oppure sintomatici nei primi giorni ma poi asintomatici e da almeno 2 giorni, l’isolamento, come detto prima, viene ridotto a 5 giorni al posto degli attuali 7 ma al termine del periodo la negatività dovrà essere comprovata da un tampone antigenico o molecolare. Questo è quanto previsto da un’altra circolare emanata dal ministero della Salute in relazione alla gestione generale (non solo scolastica) dei casi di Covid e dei contatti stretti. Nel caso in cui la positività a Sars-Cov-2 persista per più giorni o settimane la quarantena potrà essere interrotta anche in presenza di un tampone ancora positivo in condizioni di asintomaticità a distanza di due settimane (14 giorni) dal primo tampone positivo.

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