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Tetti di spesa, manca il fabbisogno

[dropcap color=”#000000″ style=”style-1″ background=”#ffffff” ] T[/dropcap]etti di spesa e prestazioni annue delle strutture sanitarie private accreditate: stop al fai da te delle Asl. La programmazione deve partire dal reale fabbisogno.
A stabilirlo è un’ordinanza della Terza sezione del Consiglio di Stato che, il 31 gennaio scorso, in ottemperanza a una precedente sentenza del massimo organo della giustizia amministrativa, ha nominato il prefetto di Napoli commissario ad acta in sostituzione dell’amministrazione inadempiente. Giunge così a un punto fermo il lungo contenzioso che vede contrapposti da anni i centri accreditati alla Regione e ai ministeri (Salute ed Economia). Entrambi in questi anni di Piano di rientro hanno sempre imposto i tetti contestati. Il primo traguardo è stata la sentenza del Consiglio di Stato del 26 luglio scorso che ha accolto il ricorso – proposto da alcune strutture sanitarie private (laboratori di analisi, centri di diagnostica per immagini, fisiokinesiterapia, medicina nucleare) e dall’associazione di categoria Aspat – contro un precedente pronunciamento del Tar favorevole invece alla Regione.
In discussione il meccanismo per cui il budget veniva ripartito in trimestri con la conseguente erogazione a singhiozzo delle prestazioni. Un sistema riformato a dicembre ma assicurando prestazioni extra-tetto solo ai malati oncologici. A rivendicare la vittoria ci sono i centri ricorrenti, l’Aspat e l’opposizione in Consiglio regionale.
“Il Consiglio di Stato ci dà ragione – tuona Valeria Ciarambino, responsabile sanità del M5S – da 5 anni invochiamo l’adozione di una programmazione fondata sull’analisi dei fabbisogni e non decisioni discrezionali così che i pazienti non debbano pagare analisi, radiografie e visite di tasca propria ogni volta che il budget si esaurisce”. “Riconosciuta anche la necessità di partecipazione ai tavoli tecnici con le Asl per approfondire il nodo dei tetti di spesa” aggiunge Pierpaolo Polizzi leader dell’Aspat che rappresenta una cospicua fetta di strutture private.
“Se il Consiglio di Stato deve intervenire sulla programmazione della Regione sui tetti di spesa – conclude Flora Benedice consigliere di Forza Italia – vuol dire che qualcosa continua a non funzionare nel governo ella Salute. Quello dei tetti di spesa è un tema controverso ma non può essere affrontato lasciando inevase le richieste di salute dei cittadini”.
Polemiche che si trascinano anche sul fronte delle attività di cardiochirurgia. “Siamo convinti – scrive in una nota il consigliere regionale M5S Michele Cammarano – che la convenzione stipulata tra la cardiochirurgia dell’Ospedale del Mare e il Ruggi di Salerno sia un regalo di De Luca al suo consulente alla Sanità Enrico Coscioni”.
“Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 5293 del 2019 e successiva ordinanza n.805 dello scorso 31 gennaio, ha accolto il ricorso della sanità privata accreditata e nominato il Prefetto di Napoli commissario per la redazione del fabbisogno delle prestazioni specialistiche ambulatoriali (presupposto per la corretta determinazione dei tetti di spesa) e per garantire la trasparenza del procedimento”. Lo annuncia Flora Beneduce, consigliere regionale di Forza Italia e componente della Commissione Sanità della Campania.
“Si tratta di un provvedimento molto grave – aggiunge -, che pone l’accento sull’inadempienza del Commissario ad acta, quindi di De Luca, rispetto all’analisi dei bisogni sanitari territoriali di ogni Asl”. “Se il massimo organismo della giustizia amministrativa sancisce, con una propria ordinanza, che la Regione Campania va commissariata relativamente alla gestione dei tetti di spesa in sanità, vuol dire che qualcosa continua a non funzionare dalle parti di Palazzo Santa Lucia e che i risultati tanto pubblicizzati da parte del presidente De Luca non sono poi così lusinghieri come dice”, rincara l’esponente azzurro. “A noi opposizione di centrodestra sta a cuore la salute dei cittadini e la tagliola dei tetti di spesa in questi ultimi cinque anni ha fatto sì che la domanda di salute dei campani finisse per essere inevasa, esasperando l’utenza e determinando di fatto la terribile conseguenza della rinuncia alle cure”, spiega.
“Tantissimi nostri concittadini – conclude – hanno rinunciato a curarsi per non poter far fronte ad esborsi onerosi nel campo della diagnostica o comunque della specialistica ambulatoriale”.
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