Si è tenuto il 6 settembre il test per l’accesso a medicina e chirurgia, ultimo del suo genere viste le recenti riforme introdotte dal governo Draghi. Quando si parla di sanità, una delle problematiche di maggiore rilievo riguarda la carenza di medici specializzati e di infermieri riscontrata negli ospedali italiani. Per far fronte alla questione, il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha proposto l’abolizione delle iscrizioni a numero chiuso ai corsi di medicina degli atenei italiani. Eppure, una domanda sorge spontanea: basterebbe davvero imporre una misura del genere per risolvere il problema? Prima di rispondere, occorre fare delle precisazioni.
Come affermato da Pierluigi Lopalco, candidato per il Senato in Puglia, l’abolizione del test d’ingresso alla facoltà di medicina sembra essere (solo in apparenza) la soluzione più semplice a un problema di per sé molto complesso. In effetti, in Italia, il problema non è rappresentato tanto dal numero di laureati in medicina, che è pressoché in linea con il resto d’Europa, quanto piuttosto dalle pessime condizioni lavorative, riscontrate in alcuni ambiti, che rappresentano il motivo principale per cui molti giovani decidono di non specializzarsi in specifiche branche, perché poco attrattive o perché caratterizzate dalle peggiori condizioni di lavoro. Proprio alla luce di questo, concordano molti esperti e sindacati, l’abolizione del test d’ingresso non basterebbe a risolvere il problema della mancanza di medici negli ospedali italiani.
I programmi elettorali dei principali partiti candidati alle elezioni del 25 settembre propongono di risolvere la questione in modalità piuttosto differenti. Per il PD bisogna guardare con fiducia al futuro della sanità pubblica, forti dell’ottimo risultato raggiunto grazie alle borse di studio finanziate negli ultimi anni che hanno consentito di superare il limite dell’“imbuto formativo”.
Ben diversa è la proposta della Sinistra, che suggerisce l’assunzione di oltre 40mila operatori sanitari nei prossimi tre anni; Azione e Italia Viva sostengono di risolvere il problema della carenza di medici garantendo una rapida ascesa di carriera in campo sanitario e uno stipendio adeguato al carico di lavoro e alle responsabilità da esso previste. Per la Lega, invece, la carenza di medici è causata dal mancato ricambio di medici pensionati, provocato principalmente dal numero chiuso imposto dalle università sia per l’iscrizione alla facoltà di medicina che per l’ingresso ai corsi di specializzazione; per questo motivo propone l’abolizione definitiva del test d’ingresso a medicina, pronunciandosi a favore di iscrizioni libere.
Tuttavia, la proposta della Lega include alcuni limiti: al termine del primo semestre sarà previsto un test a livello nazionale su quesiti relativi a singole materie affrontate in ambito accademico; al test avranno accesso solamente gli studenti che avranno superato tutti gli esami previsti dal piano di studi relativi al primo semestre; chi non riuscirà a superare tutti gli; gli esami sostenuti, tuttavia, gli saranno convalidati in caso di iscrizione ad altri corsi di laurea.
Per il 2022 il test d’ingresso alle facoltà di Medicina e Chirurgia garantirà l’accesso a 14.740 matricole, a fronte degli oltre 60mila studenti iscritti. Già quest’anno i Quitz sono cambiati con meno domande di logica e ragionamento numerico e più quesiti di biologia, oltre alla chimica, matematica e fisica. Si registra, a differenza degli anni scorsi, un decisivo aumento dei posti disponibili rispetto a quello dei candidati: si stima che circa 1 studente su 4 riuscirà a superare lo sbarramento.
Già oggi ogni singolo candidato può avere con le proprie credenziali di accesso a Univesitaly contezza del risultato sebbene nessuno ancora potrà sapere se entrato o meno nel novero degli ammessi. Tutti coloro che hanno sostenuto il test vedranno pubblicati i punteggi, in forma anonima. servirà dunque ricordare il codice alfanumerico presente sulla propria scheda anagrafica, così da risalire al proprio punteggio. Consultandoli, sarà, in breve, possibile farsi un’idea su quale sia il punteggio minimo per risultare ammessi. C’è anche da capire se verranno davvero riconosciute come erronee quelle domande che sono state segnalate in fase di test lo scorso 6 settembre.
Il prossimo passaggio è atteso il 23 settembre: quando verranno pubblicati gli elaborati di ciascun candidato me è il 29 settembre che saranno pubblicate le graduatorie degli ammessi (che potranno procedere immediatamente con immatricolazione e pagamento dell’iscrizione) e degli idonei. A questi ultimi non resterà che attendere almeno fino al prossimo 7 ottobre, momento nel quale partiranno gli scorrimenti.
Per il 2020 i candidati al test d’ingresso alle facoltà di Medicina e Chirurgia erano 58.275, con un numero di posti disponibili pari a 11.259: in pratica, per ogni posto a concorso si erano candidati in media 5 studenti. Il punteggio minimo di ammissione era pari a 39,5, in netto ribasso rispetto all’anno precedente. Le Università di Salerno e Napoli “Federico II” erano risultate le prime università del centro-sud per aver piazzato in graduatoria rispettivamente 110 e 167 studenti in più rispetto a quelli previsti dal MIUR; in particolare la Federico II aveva anche registrato il numero assoluto maggiore di idonei, sottraendo il primato all’Università di Bologna che l’ha mantenuto negli ultimi anni.
L’aumento dei posti disponibili, pari al +5,2% in un anno, rispetto al numero di candidati spiega perché le possibilità di successo, per il 2022, siano tra le più alte di sempre. Si parla di 720 posti in più rispetto al 2021, messi a disposizione dal MIUR dinanzi alla richiesta degli atenei italiani di far fronte alla situazione critica dei laureati in Medicina e Chirurgia, causa principale della carenza di personale specializzato negli ospedali del territorio nazionale. Inoltre, ci sono altri due fattori che lasciano ben sperare tutti gli aspiranti medici: innanzitutto, i posti messi a disposizione sono stati individuati mesi fa, a partire dal fabbisogno occupazionale previsto al tempo e, attualmente, da confermare, lasciando immaginare un possibile aumento del numero di posti vuoti da riempire; in secondo luogo, il numero dei candidati fa riferimento al numero di iscritti al test, non ai presenti, e chiaramente ogni presenza in meno aumenta le possibilità di successo degli altri!
DAL 2023 SI CAMBIA
Dal 2023 il nuovo sistema di ammissione ai test di medicina sarà incentrato, come stabilito dal ministro della Salute Roberto Speranza sulla base di un esame chiamato Tolc-Medicina che si potrà sostenere più volte all’anno (al momento minimo due). Un test di orientamento e ingresso che si svolge on line già utilizzato per altre facoltà.
A partire dal 2023, dunque non sarà più previsto l’abituale “concorsone” ma un percorso di selezione che avrà inizio a partire dal quarto anno di superiori. La proposta fa capo alla ministra dell’Università Cristina Messa, che si è servita di una commissione di docenti universitari per rivedere le modalità di accesso alla facoltà di medicina, di cui già si parlava da diversi anni.
La prima novità introdotta per il 2023 prevede corsi online gratuiti di preparazione, offerti dagli Atenei di tutta Italia, affiancati a prove di autovalutazione. Il test vero e proprio, il TOLC, potrà essere ripetuto più volte e si svolgerà in apposite postazioni informatiche, predisposte dagli atenei. Il test sarà ogni volta diverso ma i risultati saranno comparabili. I risultati verranno poi inseriti dallo studente in una apposita piattaforma online da cui si ricaverà la graduatoria nazionale definitiva dei vincitori dei posti. I posti saranno assegnati con le medesime modalità attualmente previste, ovvero a seconda della disponibilità delle università e delle preferenze indicate dai candidati. Il test non prevederà più domande di cultura generale, sostituite da quiz di logica e di ragionamento numerico.