[dropcap color=”#000000″ style=”style-1″ background=”#ffffff” ] I[/dropcap]l Comitato Nazionale della Bioetica ha espresso un primo parere sul suicidio medicalmente assistito, a seguito dell’ordinanza della corte costituzionale sul caso Marco Cappato e sulla sospetta illegittimità dell’art. 580 del codice penale (istigazione o aiuto al suicidio), al centro di un processo a Milano per aver aiutato Dj Fabo a raggiungere la Svizzera, dove aveva ottenuto il suicidio assistito.
Nel documento si può leggere , come il Comitato abbia sottolineato di trattare un tema come quello dell’aiuto al suicidio ‘’con la consapevolezza di rilevare orientamenti difformi sia all’interno dello stesso Comitato, sia nella società.’’
Opinioni differenti
I membri del Comitato, hanno infatti espresso opinioni differenti : da una parte il fermo no dei cattolici alla legittimazione, sia etica che giuridica, del suicidio medicalmente assistito sostenendo che «la difesa della vita umana debba essere affermata come un principio essenziale in bioetica, quale che sia la fondazione filosofica e/o religiosa di tale valore, che il compito inderogabile del medico sia l’assoluto rispetto della vita dei pazienti e che ‘’l’agevolare la morte” segni una trasformazione inaccettabile del paradigma del “curare e prendersi cura” ».
Dall’altra invece, c’è stata una sottile prevalenza di voti favorevoli alla legalizzazione del suicidio assistito considerando un presupposto: «che il valore della tutela della vita vada bilanciato con altri beni costituzionalmente rilevanti, quali l’autodeterminazione del paziente. Un bilanciamento che deve in particolare tenere conto condizioni e procedure di reale garanzia per la persona malata e per il medico».
Malgrado queste divergenti posizioni, si legge nel documento, il Comitato è pervenuto alla formulazione di alcune raccomandazioni condivise ‘’auspicando innanzi tutto che in qualunque sede avvenga – ivi compresa quella parlamentare – il dibattito sull’aiuto medicalizzato al suicidio si sviluppi nel pieno rispetto di tutte le opinioni al riguardo, ma anche con la dovuta attenzione alle problematiche morali, deontologiche e giuridiche costituzionali che esso solleva e col dovuto approfondimento che esige una tematica così lacerante per la coscienza umana.’’
Raccomandazioni del Comitato
Il Comitato raccomanda, inoltre, “l’impegno di fornire cure adeguate ai malati inguaribili in condizione di sofferenza”, e chiede che tutti i pazienti siano adeguatamente informati sulle possibili cure palliative. Indispensabile anche promuovere la partecipazione dei cittadini “alla discussione etica e giuridica sul tema”, nonché incentivare la ricerca scientifica biomedica e psicosociale e la “formazione bioetica degli operatori sanitari in questo campo”.
L’obiettivo principale era quello di fare chiarezza, distinguendo il suicidio assistito dall’eutanasia e fornendo alcune raccomandazioni condivise. Ma il problema, si rileva, è che “nell’ordinamento italiano è assente una disciplina specifica delle due pratiche”, ossia eutanasia e suicidio assistito, trattati entrambi come “aspetti delle figure generali dei delitti contro la vita”.
EUTANASIA (anche detta eutanasia attiva) – Si intende l’infusione di un farmaco che interrompe, in maniera rapida e indolore, la vita del malato che lo richiede. A compiere il gesto di somministrare la sostanza letale è una persona terza, un sanitario che la infonde endovena a chi ritiene di patire sofferenze eccessive a livello fisico o esistenziale. Questa è l’unica forma di eutanasia che esiste in senso proprio, e per la quale si sta discutendo una legge di iniziativa popolare in Parlamento, sollecitata dalla Corte Costituzionale.
INTERRUZIONE DEI TRATTAMENTI – E’ un termine a volte indicato in modo improprio come eutanasia passiva, ma non ha nulla a che vedere con l’eutanasia. Si riferisce invece al diritto, costituzionalmente previsto, del rifiuto di trattamenti che possono essere anche salvavita: questo principio è alla base della legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat). Ad esempio, il distacco del ventilatore meccanico per Piergiorgio Welby e Walter Piludu, o della nutrizione e idratazione nel caso di Eluana Englaro (la cui volontà è stata ricostruita quando lei non era piu’ capace di intendere e volere).
SUICIDIO ASSISTITO – Consiste nell’aiutare un soggetto che chiede di porre fine alla propria vita, ma in cui è lui stesso ad assumere un farmaco letale. Questa possibilitá è prevista in Svizzera, dove si è recato Dj Fabo, aiutato da Marco Cappato. Fabiano Antoniani, pur essendo tetraplegico, ha potuto attivare una pompa infusionale schiacciando con i denti un pulsante. In questo caso l’aiuto è consistito nel predisporre il meccanismo che ha permesso di assumere la sostanza. Ma il gesto finale è rimasto suo.