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Studio di incidenza del rischio infettivo nel paziente portatore di catetere venoso centrale a inserzione periferica (picc) e sua gestione infermieristica

INTRODUZIONE

Il PICC è un dispositivo medico sempre più utilizzato nella pratica clinica degli ultimi decenni; è il catetere ideale per i pazienti con patologie che necessitano l’infusione di elevati volumi di liquidi e specifiche terapie farmacologiche, come nel caso dei pazienti oncologici per la chemioterapia di non lunga durata o per le cure palliative a domicilio o in hospice, oppure nei pazienti sottoposti ad intervento chirurgici per garantire un adeguato apporto calorico nutrizionale.

Le principali complicanze correlate al catetere del PICC sono l’ostruzione, il mal posizionamento, la trombosi correlata al catetere, la flebite e lo pneumotorace, ma un’indicativa causa di compromissione dell’accesso vascolare che peggiora la qualità di vita e aumenta la mortalità è rappresentata dalle infezioni. Al fine di tutelare i pazienti dal serio rischio infettivo, l’infermiere deve conoscere e applicare i protocolli di prevenzione delle infezioni e di corretta gestione degli accessi venosi, e inoltre, l’infermiere ha la responsabilità di educare il paziente e/o il caregiver/familiare sulle norme igieniche da osservare.

OBIETTIVO

Valutare l’incidenza delle complicanze legate all’applicazione e alla gestione del catetere venoso centrale a inserzione periferica, il PICC, in particolare valutando attentamente il rischio infettivo nei pazienti oncologici.

MATERIALI E METODI

Oggetto di studio sono stati i pazienti sottoposti a interventi di chirurgia maggiore, pazienti fragili portatori di catetere venoso centrale a inserzione periferica ricoverati presso l’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale San G. Moscati di Avellino.

OBIETTIVI SPECIFICI:

Lo studio è stato condotto su due obiettivi:

  • Valutare la l’incidenza e la tipologia di complicanze immediate e/o tardive del PICC nella popolazione in studio;
  • Analizzare il rischio infettivo attraverso la presenza di segni locali e sistemici, la positività o la negatività della coltura del catetere e/o della vena periferica e gli agenti patogeni responsabili dell’infezione stessa.

La ricerca dei dati menzionati è stata compiuta esaminando la cartella clinica di ogni singolo paziente selezionato tra Novembre 2021 e Giugno 2022, mediante il programma “My Hospital” dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Oncologica.

RISULTATI

Il campione dello studio è composto da 56 pazienti portatori di catetere venoso centrale a inserzione periferica ricoverati nell’U.O.C. di Chirurgia Oncologica dell’A.O.R.N. San G. Moscati.

 Il campione è stato suddiviso equamente tra sesso maschile e femminile, rispettivamente con una percentuale del 53.6 % e del 46.4 %, e con una stima dell’età media pari a 69,3 anni; la durata media in cui il PICC è rimasto in sede, prima di sviluppare complicanze, è di 40 giorni.

Esaminando il primo obiettivo, i risultati della ricerca hanno evidenziato:

  • L’assenza di complicanze correlate al PICC in 12 pazienti su 56, circa il 21.4% dei pazienti su tutto il campione dello studio;
  • La presenza di complicanze immediate, le quali compaiono entro 48 ore e sono correlate con la manovra d’inserimento del catetere, in 5 pazienti su 56, circa l’8.9%, di cui il 40% ha avuto un Aritmia mentre il 60% un Mal Posizionamento;
  • La presenza di complicanze tardive le quali possono essere infettive, trombotiche e meccaniche, in 39 pazienti su 56 cioè il 69,7% della popolazione in studio, di queste la maggior parte è costituita dalle Infezioni con il 66.6%, e invece, una percentuale molto più bassa è rappresentata dall’ostruzione del lume del catetere con il 17.9%, dalla Flogosi con il 12.8% e dalla trombosi con il 2.7%.

La seconda parte dello studio approfondisce in particolare i 26 pazienti portatori di PICC affetti da infezione, ai quali è stata prevista la rimozione del catetere, analizzando la presenza di segni locali e sistemici d’infezione, e di conseguenza è stata valutata la positività o la negatività della coltura del catetere e/o della vena periferica. Nello specifico è possibile evidenziare che su 26 pazienti il 15.4% non ha presentato nessuna positività, invece, con una percentuale maggiore, circa il 46,2%, si è verificata la positività sia della vena periferica e sia del catetere stesso, a differenza della positività solamente del catetere o della vena periferica che ha mostrato un tasso inferiore, ma comunque importante, pari rispettivamente al 26.9% e all’11,5%.

Inoltre, dallo studio si evince che la causa principale di queste infezioni è rappresentata dalla Candida nel 45,45% dei pazienti affetti da infezione, la quale si presentava anche in infezioni da multipatogeno associata all’Escherichia Coli nel 9.1% e alla Klebsiella nel 13.6% dei casi. In più, nel 18.2% è stata rilevata una combinazione di tutte e tre i patogeni prima citati. Infine, è emersa nel 9.1% di tali pazienti l’infezione isolata da Klebsiella e un solo caso d’infezione da Enterococco con il 4.55%.

CONCLUSIONI

Dallo studio effettuato è emerso che sui 56 pazienti oncologici sottoposti a interventi di chirurgia maggiore, pazienti fragili portatori di PICC, questo catetere presenta un tasso di complicanze molto alto, osservando poi che le infezioni occupano il primo posto. Pertanto, tale catetere richiede una gestione infermieristica molto più attenta e specializzata e soprattutto è doveroso rivalutare la scelta del catetere venoso centrale a inserzione periferica per questa tipologia di pazienti, in quanto le loro condizioni aumentano il rischio di complicanze.

È fondamentale che l’infermiere si occupi della prevenzione di tutte le complicanze, iniziando da una corretta igiene delle mani e con la pulizia e la disinfezione della porta d’entrata del catetere.

Il sito deve essere medicato con garza e cerotto ogni 24 ore subito dopo il posizionamento del catetere, e successivamente ogni 48 ore o ogni qualvolta appare sporca, staccata o bagnata. Se il sito non presenta infiltrazioni siero-ematiche, può essere usata una medicazione trasparente in poliuretano, la quale è più tollerata dai pazienti, conserva un ambiente asciutto e permette di osservare il sito.           
Inoltre, si raccomanda di lavare il catetere venoso prima di ogni infusione utilizzando la tecnica pulsante “pumping” e dopo ogni infusione con la tecnica flush, per evitare la miscelazione di farmaci e per liberare il lume del catetere da eventuali accumuli di sangue o fibrina, e riempire con la soluzione lock il lume del catetere, con lo scopo di bloccare la crescita di batteri cosi da ridurre il rischio di occlusione intraluminale e/o d’infezioni.

L’infermiere deve dedicare tutto il tempo necessario per formare e fornire informazioni al paziente, ma anche ai familiari, su come gestire in autonomia il PICC. A tal proposito ho deciso di proporre all’interno dell’unita operativa Chirurgia Oncologica dell’A.O.R.N. San G. Moscati, una brochure contenente informazioni e consigli utili riguardo lo stile di vita, la fase di lavaggio e medicazione del PICC con lo scopo di educare il paziente e i familiari a una corretta gestione a domicilio del catetere stesso, in modo tale da ridurre il rischio di sviluppare le complicanze.

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