Salute e autonomia differenziata: Luigi Costanzo, medico di famiglia in provincia di Napoli e tra i responsabili del progetto di assistenza solidale Humanitas che ha fatto del “ticket sospeso” una vera e propria bandiera con tanto di cartello esposto sui social invita i suoi colleghi a mobilitarsi contro la “secessione dei ricchi”.
“L’autonomia differenziata, così come è stata concepita dal ministro della Lega Calderoli – avverte e votata in all’unanimità in Consiglio dei ministri sarà il colpo di grazia per una sanità già malata, moribonda, cadente e un’assistenza al Sud e in Campania resa difficile dalla storica penalizzazione nel trasferimento delle risorse. Lo snodo politico e istituzionale è di vitale importanza.
La situazione è molto seria, nei nostri studi le persone non riescono più a sostenere nemmeno il costo del ticket e fare esami. Con il ticket sospeso stiamo assistendo decine di famiglie locali, prima erano prevalentemente extracomunitari. Provate a chiedervi quanto costa una risonanza magnetica, una tac total body, una Pet – scrive il medico su Facebook – e a calarvi, solo per un attimo, nelle sensazioni che vive un ammalato, un figlio preoccupato per un genitore o una madre per un suo bambino di fronte alle necessità impellenti di dover fare quell’esame o quel controllo che gli viene negato per motivi economici o strutturali.Provate solo a prenotarla una risonanza, una colonscopia, una Pet e vi troverete di fronte a tempi di attesa biblici, a una corsa a ostacoli che è resa agevola solo per chi può permettersi di pagare. Tutto questo, per chi vive qui in Campania, potrebbe perfino peggiorare con l’avvento dell’autonomia differenziata”.
Luigi Costanzo si addentra così in un lungo post in cui prova a spiegare le sue analisi e riflessioni rivolte a una massa ormai vasta che parte dai governatori della Campania Vincenzo De Luca e della Puglia Michele Emiliano per allargarsi a macchia d’olio tra sindacati, associazioni di categoria, sindacati, camici bianchi ospedalieri e del territorio e singoli cittadini portatori o meno di interessi.
“Dovete sapere – argomenta Costanzo – che l’erogazione e la ripartizione dei fondi del sistema sanitario avvengono in Italia da decenni in base a caratteristiche puramente anagrafiche (essendo la regione più giovane, in Campania vengono stanziate meno risorse in valore pro-capite) e non in considerazione di caratteristiche epidemiologiche, come i tassi di mortalità e di ospedalizzazione, che nei nostri territori sono enormemente aumentati per motivazioni sociali e per le piaghe dell’inquinamento ambientale”.
Il ragionamento di Costanzo è quello portato da anni ai tavoli romani dagli esponenti della Regione Campania terza per popolazione in Italia ma ultima per assegnazione di risorse procapite.
“In altre parole un campano già oggi, percepisce, per l’assistenza sanitaria, meno soldi rispetto a un lombardo, il che significa meno risorse economiche per la prevenzione primaria e l’assistenza e presa in carico (personale, infermieri, medici, tetti di spesa diagnostica, posti letto in ospedale, attrezzature, acquisto di farmaci, ecc.), innescando un circolo vizioso che fa aumentare notevolmente il divario tra Nord e Sud: noi campani, mediamente più giovani ma anche più esposti alle malattie (per cause socio-ambientali e socio economiche), riceviamo meno fondi, poca accoglienza e presa in carico, con lunghissime liste di attesa e con i soldi che puntualmente finiscono prima della fine dell’anno”.
Ed ecco spiegate le motivazioni della “sanità sospesa” e della “sanità negata” che da anni si ripresenta drammaticamente in Campania, costringendo tanti ammalati e le loro famiglie ad un vero e proprio calvario, un’odissea “vergognosa e inaccettabile – spiega il dottore Costanzo – che tra le fasce popolari e ultra popolari si snoda tra collette familiari e ricorso agli usurai, pur di far fronte all’emergenza e all’urgenza di effettuare controlli importanti fuori regione o presso strutture private; un mortificante fardello che si abbatte sulla povera gente, quella che soffre, quella che non ha soldi o protezioni, quella ferita nella dignità e costretta a subire non solo le difficoltà fisiche, mentali e morali della malattia, ma anche la mortificazione di dover fare i conti con il proprio portafoglio rimandando esami ed indagini necessarie o rinunciando semplicemente a curarsi. Una negazione anticostituzionale visto che le cure dovrebbero essere garantite da un serio sistema di Sanità pubblica. Senza contare che, soprattutto qui al Sud, anni di scelte scellerate hanno depotenziato l’assistenza pubblica a favore di quella privata. E qui avviene il paradosso: in questa situazione, con i soldi che periodicamente si esauriscono prima del tempo, spesso, per farsi curare, i malati del Meridione emigrano nelle strutture e negli ospedali del Nord, finendo arricchire ancora di più quelle strutture situate a tanti chilometri di distanza dai loro territori rendendo sostenibile e in attivo la loro sanità. In altre parole, quelle poche risorse che ci danno, le trasferiamo ai nostri fratelli del Nord che già di per sé ricevono più risorse di noi e finiamo per fare la parte di chi alla fine del racconto ne esce “cornuto e mazziato”, per usare una espressione colorita.
Ecco perché – aggiunge Costanzo – abbiamo il dovere di denunciare che di questo passo, per le fasce deboli, sarà sempre più difficile curarsi. L’Emergenza ambientale, l’emergenza sociale (con la perdita di migliaia di posti di lavoro), l’emergenza sanitaria (con la pandemia, i tumori in aumento, la “sanità sospesa”) hanno creato una miscela esplosiva, molto pericolosa soprattutto nelle regioni del Sud, un corto circuito che sta letteralmente “soffocando” i nostri territori ed esasperando la nostra gente”.
Da qui l’appello a tutti i suoi colleghi: “Come medici fedeli al nostro giuramento abbiamo il dovere di ribadire con forza: che la Salute è un diritto di tutti e non un privilegio limitato a chi ha soldi o santi in paradiso”.
- che di fronte alla tutela della salute i soldi non devono fare la differenza
- che è necessario potenziare la Sanità pubblica garantendo soprattutto i fragili e le fasce più deboli
- che la stessa qualità e lo stesso livello di assistenza e di trattamento sanitario deve essere garantito a tutti, da nord a sud, senza distinzione di classe sociale, reddito e provenienza.
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (Articolo 32 Costituzione): la Salute è un diritto non una concessione o un privilegio, e tutti dovremmo indignarci, perché ciò che sta accadendo dovrebbe essere inaccettabile per un Paese che si definisce civile e insopportabile soprattutto per chi esercita la professione di medico”.