mercoledì, 27 Settembre, 2023

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Reinfezioni e nuove varianti:la battaglia contro il Covid è ancora lunga

Le reinfezioni, le nuove varianti e il Covid che sarà: i dati epidemiologici attuali in Italia sono confortanti. L’epidemia sta scemando e i casi sono sempre meno virulenti tanto che il rapporto tra ricoverati (in degenza ordinaria e in intensive) sul totale dei positivi al Covid è nel nostro paese circa dello 0,7%. Mai durante la pandemia questo rapporto era stato così basso. Ciò rinforza l’idea che stiamo vivendo l’inizio di una lunga convivenza, sempre più pacifica, con Sars-Cov-2, in cui il virus farà sempre meno danni grazie al fatto che vaccinati e contagiati guariti sviluppano un’immunità protettiva diffusa che piano piano mette in un angolo l’infezione.

CAUTELA

In realtà purtroppo non possiamo ancora cantare vittoria sia perché i dati sui decessi – esito finale di malattia quando il Covid è la patologia dominante ma anche quando accompagna altre patologie rendendole più pesanti – hanno continuato a mietere vittime durante le ondate Omicron (evidentemente un virus che uccide meno ma colpisce più persone fa ugualmente molte vittime) sia perché lo scenario che si profila all’orizzonte è molto più complesso di quello che appare guardando alla sola Italia o all’Europa.

Il lockdown delle principali città della Cina ad esempio a fronte di una ripresa dei contagi in un Paese che aveva puntato a contagi zero e soprattutto l’affermazione di nuove varianti in Sud Africa non sono così rassicuranti. Qui Omicron ha dato luogo a una vera e propria progenie di nuovi virus (si è arrivati a Omicron 5) dotati di performance infettive sempre migliori e, in alcuni casi, dando luogo anche a ceppi ricombinanti, ossia formati da parti di genoma di due virus genitori che hanno albergato abbasta a lungo in uno stesso individuo e che la dicono lunga su quello che probabilmente ci aspetta a partire da questa estate, quando tradizionalmente i flussi turistici e i viaggi rimescolano le carte e gettano le basi per una ripresa delle infezioni in autunno e inverno, quando il clima gioca a favore di un virus che si trasmette per via aerea.

LE VARIANTI

In Africa è apparsa di recente la B.1.1.529 classificata dall’Oms tra le varianti di «preoccupazione». La sua prima segnalazione risale tuttavia a fine novembre 2021. Come le altre sottospecie di Omicron ha molte mutazioni rispetto al ceppo originario e alcune in grado di “bucare” lo scudo immunitario e per questo in grado di provocare nuove infezioni in chi è vaccinato o guarito. Omicron (o variante Nu o nuova variante Sudafricana) è stata individuata la prima volta l’11 novembre 2021 in Botswana ed è quasi un nuovo virus rispetto al ceppo selvaggio di Wuhan in quanto ha un gran numero di mutazioni e variazioni in alcuni casi mischiate per intere parti con virus progenitori. Le mutazioni si concentrano sulla sequenza che codifica per la proteina Spike e sono ben 32. La spike è quella che viene usata per i vaccini.

Quanto più distante è la conformazione di questa chiave che serve per infettare le cellule da quella originaria più probabilità ci sono che l’immunità da vaccino o da infezione, seppur guarita, non siano sufficientemente protettivi.
La variante è stata individuata in Sudafrica e a Hong Kong, in un paziente appena rientrato dal Sudafrica. Ma sono molti i Paesi che segnalano la presenza della nuova variante.

Nelle prossime settimane ne sapremo di più, per ora non è chiaro se questa variante sia più trasmissibile della Delta. Le notizie finora disponibili riguardano alcuni casi di reinfezioni e di casi in individui vaccinati ma i vaccini utilizzati in Sud Africa sono stati quelli di Johnson & Johnson, Pfizer-BioNtech e Oxford-AstraZeneca e tutti, dopo alcuni mesi dai richiami, diventano meno protettivi. Si va dunque verso un aggiornamento dei vaccini e se a ottobre di quest’anno dovessimo fronteggiare una nuova ondata probabilmente potremo utilizzare una versione aggiornata del vaccino.

LE QUARTE DOSI

Intanto le quarte dosi ad anziani e fragili vanno somministrate? Se un anziano è a rischio o è un fragile e rischia la risposta è si. Il rischio della seconda dose booster, in anziani e malati (che non sempre rispondono adeguatamente per un’incapacità genetica del sistema immunitario ovvero per un “silenziamento” immunitario conseguente alle patologie o relativo all’uso di farmaci o per una naturale senescenza del sistema immunitario), è sempre minimo rispetto a quello di contrarre la malattia.

Di certo c’è che per ora il numero dei casi di Covid-19 da variante 5 di Omicron è piuttosto basso. In poche parole, secondo gli esperti, il profilo della mutazione preoccupa ma bisogna lavorare per capire le caratteristiche di questa variante in relazione all’andamento della pandemia. In campo c’è anche una Task force allo Spllanzani di Roma che tramite il ministero degli Esteri, si è messo in contatto con l’ambasciatore italiano in Sudafrica per saldare i contatti con le autorità sanitarie sudafricane. In vista c’è poi la costituzione di un board internazionale per un confronto sui dati. Il messaggio è fare attenzione, usare cautele e poi affilare le armi per combattere questa nuova ulteriore variante.
Perché la variante è emersa in sud Africa? “Perché lì c’è una popolazione poco vaccinata che funziona da grande laboratorio naturale per il virus» risponde Massimo Galli, virologo del Sacco di Milano decano dei virologi italiani. Tra l’altro non si esclude che queste varianti saltino negli animali e ritornino all’uomo modificate.

EUROSTAT

Intanto a voler stilare un bilancio di questi primi due anni di pandemia Eurostat certifica una diminuzione dell’aspettativa di vita nei paesi europei a causa del Covid. In Europa l’abbassamento medio dell’aspettativa di vita dal 2019 al 2020 è stato molto deciso, circa un anno. Questo abbassamento della vita media è stato ancora più forte in Italia, dove si è passati da un’aspettativa di vita di 83,6 anni del 2019 a 82,3 anni del 2020, anche se pare che nel 2021 siamo risaliti a 82,9. Naturalmente bisognerebbe capire quanto ha influito direttamente il Covid e quanto indirettamente, su questo drastico abbassamento dell’aspettativa di vita. Un dato che tuttavia smentisce tutto quello che hanno sostenuto i no Vax, no task e gli scettici del Covid di varia estrazione e cultura.

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