Secondo la psicologa Léonie Sugarman è considerabile adolescenza la fase della vita compresa tra i 12 e i 18 anni: la fine dell’infanzia e l’inizio di una nuova fase generalmente coincidono con i cambiamenti fisici che accompagnano la pubertà e che annunciano una serie di cambiamenti e di evoluzioni in ambito personale e sociale.
Il suicidio, ovvero l’atto di togliersi la vita, è un problema che sta crescendo a dismisura negli ultimi anni, infatti, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, più di 700.000 persone muoiono a causa del suicidio. Nonostante il tasso di suicidio sia sempre stato più alto fra gli anziani di sesso maschile, le percentuali sono cresciute notevolmente fra i giovani e oggi rappresentano il gruppo più a rischio in 1/3 dei Paesi indipendentemente dal reddito economico.
Il suicidio in età adolescenziale rappresenta la quarta causa di morte nella fascia 15-19 anni a livello mondiale e più del 90% dei casi totali di suicidio sono associati a disturbi mentali, soprattutto depressione e abuso di sostanze. Non si può a questo punto non sottolineare che dati i numeri questo è un problema diventato rilevante e di salute pubblica, anche se in molte aree del mondo non vengono prese misure adeguate in quanto si tende a minimizzare. Uno degli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è proprio rompere il tabù del suicidio negli adolescenti.
Esistono dei programmi infermieristici per la prevenzione dei suicidi negli adolescenti? Per questa domanda di ricerca è stata condotta una revisione della letteratura da gennaio ad aprile di quest’anno consultando le banche dati CINHAL, Cochrane e Pubmed con le seguenti parole chiave: Suicide prevention, Teenagers, young adults, Nurse programes, School nurse interventions, youth, suicide prevention programs. Sono risultati 87 articoli i quali, dopo aver applicato i criteri di eleggibilità (articoli scritti dopo il 1990, articoli in lingua inglese, attinenti al campo dell’infermieristica), sono diventati 5 e sono stati analizzati.
Gli studi più rilevanti, quello di Schilling et al. del 2015 e quello di Diane Cody Roberts et al. del 2018 hanno evidenziato i seguenti risultati: nel primo studio dopo un follow-up di tre mesi gli studenti nel gruppo di intervento erano del 64% meno propensi ad avere idee suicidarie attraverso questionari ed interviste volti a conoscere la percezione sul tema degli studenti e ad applicare il Programma SOS.
Il Programma SOS (Signs of Suicide Program) è stato sviluppato da un’organizzazione no profit chiamata ‘’ Screening for Mental Health’’ con gli obiettivi di garantire un adeguato supporto agli studenti a rischio suicidario inserendoli in un sistema scolastico sicuro, dove è presente un adulto di fiducia e dove tutti i membri dell’équipe scolastica siano adeguatamente formati sulla salute mentale.
Nel secondo studio citato l’obiettivo è stato quello di sottolineare l’utilità del dialogo tra l’infermiere scolastico e le famiglie dei ragazzi attraverso una presentazione sulla salute mentale e un confronto con questionario a tema; dopo la presentazione il 100% dei partecipanti era d’accordo sull’importanza della salute mentale e del dialogo tra le famiglie e l’infermiere scolastico attraverso programmi di prevenzione contro il suicidio basati sul coinvolgimento della comunità.
In sostanza alcuni studi americani indagano sulle corrette procedure da applicare: il dialogo con gli studenti e le famiglie in difficoltà, questionari riguardanti le ideazioni suicidarie, seminari sulla salute mentale e il coinvolgimento di tutta la comunità scolastica. I protocolli e gli interventi infermieristici per la prevenzione del suicidio negli adolescenti in letteratura sono scarsi e solamente presenti nel contesto americano, men che meno in Italia in cui sono scarsamente applicabili o inesistenti programmi strutturati specifici.
I cambiamenti nella società moderna hanno aperto nuovi problemi che necessitano di una soluzione che deve essere fornita da tre figure cruciali: l’infermiere con competenze nell’area pediatrica, l’infermiere con competenze nell’area della salute mentale e l’assistente sanitario.
Alla luce di questi dati e di una crisi adolescenziale sempre più rilevante che potrebbe aggravare gli indici di mortalità tra i giovani, si ritiene estremamente importante la prevenzione dell’ideazione suicidaria negli adolescenti: con il programma SOS i risultati sono incoraggianti dimostrando l’efficacia dei programmi di prevenzione in ambito scolastico.
In Italia non vi sono ancora protocolli condivisi tra ospedale e territorio che non sono applicabili a causa della mancanza della figura dell’infermiere scolastico. È auspicabile quindi un maggior coinvolgimento delle figure citate, capaci di rispondere ai bisogni di una generazione, quella dei comunemente detti millennial, che sta lanciando il suo grido di aiuto e che è alla ricerca di futuro e ottimismo.