Rimane alta l’allerta del Ministero della Salute dopo i casi di listeriosi alimentare causati dalla contaminazione degli alimenti da parte del batterio Listeria monocytogenes, un batterio ubiquitario presente nel suolo, nell’acqua, nella vegetazione e, attraverso la via di trasmissione alimentare, può trovarsi nel latte e derivati, verdura, carni poco cotte, insaccati poco stagionati. Le contaminazioni sono avvenute nei lotti di wurstel a base di carni avicole e diffusi in Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia che, dopo l’avvenuta segnalazione della comparsa dei casi clinici, sono stati ritirati dal commercio.
I soggetti colpiti hanno manifestato febbre elevata, eccetto per i soggetti più anziani in cui l’ingestione dell’alimento è stata fatale e ne ha provocato la morte, come avvenuto ad Alessandria e a Bojano. Alla lista dei cibi a rischio nelle ultime ore si sono aggiunti anche tramezzini al salmone e pancake al cioccolato di un marchio francese e questo ha fatto destare notevole preoccupazione tra i consumatori italiani.
Ecco, dunque, alcune indicazioni fornite dal Ministero della Salute che invitano la popolazione alla massima attenzione alle modalità di conservazione, preparazione e consumo degli alimenti, come indicato sull’etichetta delle confezioni dei wurstel in cui è indicata la cottura prima del consumo.
L’adozione di semplici regole possono minimizzare il rischio di contrarre una tossinfezione alimentare e non azzerarlo in quanto il rischio zero nella filiera alimentare non può essere raggiunto. Nell’elenco di norme indicato dal Ministero della Salute vi sono le seguenti: norme di igiene:
- Cottura completa dei cibi;
- Lavare con attenzione le verdure prima di consumarle;
- Separare le carni crude dalle verdure e dai cibi cotti e pronti al consumo;
- Consumare prodotti lattiero-caseari pastorizzati ed evitare di mangiare formaggi se non si ha la certezza che siano prodotti con latte pastorizzato;
- Lavare scrupolosamente le mani e gli utensili da cucina dopo aver maneggiato alimenti crudi;
- Consumare in tempi brevi alimenti deperibili;
- Conservare in frigorifero gli alimenti crudi, cotti e pronti al consumo in modo separato e all’interno di contenitori chiusi.
Alle intossicazioni e tossinfezioni alimentari rispettivamente da stramonio e listeria nelle ultime ore in Campania si è aggiunto un caso senza precedenti: è stato rilevato per la prima volta un decesso di un cavallo affetto da Febbre del Nilo, provocata dal virus West Nile, trasmesso mediante la puntura di un insetto vettore, la comune zanzara. L’animale, presente in un agriturismo a Castelvolturno, nella provincia casertana, è morto di meningite, complicanza grave e frequente della malattia anche nell’uomo.
Gli organi e l’encefalo dell’equide, che sono stati inviati all’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno di Portici, al laboratorio di Malattie esotiche e trasmesse da insetti vettori, sono risultati positivi al virus. I risultati sono in seguito stati accertati dal Centro di referenza nazionale per lo studio e l’accertamento delle malattie esotiche degli animali di Teramo.
Confermata la positività, è stata immediatamente attivata l’Unità di crisi della Regione Campania, a cui è seguita l’immediata notifica a tutti gli attori della sanità pubblica regionale e nazionale per i successivi adempimenti e per impedire la diffusione di questa malattia che in Italia ha causato già 28 decessi e 551 infetti. Inoltre, sono stati attivati i meccanismi di isolamento e contenimento unitamente alle operazioni di prelievo su campioni di siero e liquido cerebrospinale per accertare ulteriori positività fino ai prossimi 14 giorni, periodo di incubazione della malattia dal momento della puntura della zanzara, in quanto già nel settembre scorso sono stati registrati situazioni molto critiche anche a Padova e a Venezia.
La maggior parte dei soggetti non presenta sintomi se non leggeri quali febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati; i sintomi più gravi, presenti soprattutto negli anziani e nelle persone debilitate, si presentano in media in 1 persona su 50 e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi il virus può causare un’encefalite letale.
Non esistendo un vaccino e una terapia per la febbre West Nile, il Ministero della Salute raccomanda la popolazione di utilizzare repellenti cutanei per evitare punture di zanzara e soggiornare quanto più possibile in ambienti protetti da zanzariere e provvisti di diffusori di insetticidi ad uso domestico.
La parola “prevenzione” in ambito sanitario sta mutando il suo significato in origine per assumere oggi più che mai una continua registrazione degli eventi patologici ormai già avvenuti che vanno arginati, contrastandone la diffusione e limitandone nuovi casi fatali.
Intanto in una nota la Asl di Caserta informa che