Come mangiano i pazienti oncologici e come una corretta alimentazione può migliorare il loro stato di salute. Sono seicento i pazienti del Pascale, nell’ultimo anno, sottoposti a screening nutrizionale e quello che è emerso dai test la dice lunga su quanto l’alimentazione sia ancora un tabù e quanto un anno fa Regione Campania e Istituto dei tumori di Napoli abbiano visto giusto nel fare entrare di diritto lo screening nutrizionale nei percorsi della rete oncologica campana.
Il progetto, avviato dal team di nutrizioniste del Pascale, dirette da Valeria Turrà e Ileana Parascandolo, insieme con l’Enpab, la cassa di previdenza dei biologi, ha portato a questi dati: su 600 pazienti screenati il 12 % è risultato malnutrito, mentre il 22% dei pazienti con nuova diagnosi oncologica sono obesi, e il 37 % in sovrappeso.
Ma ora, dinanzi a queste percentuali, che si fa? Si studiano protocolli nutrizionali innovativi, differenziati per patologia e quadro clinico.
“Lo screening nutrizionale – spiega Sandro Pignata, coordinatore del progetto e responsabile scientifico della Rete oncologica campana – ha come obiettivo di prendere in carico il paziente al momento della diagnosi al fine di prevenire uno stato di malnutrizione responsabile di una cattiva prognosi dei pazienti, così da migliorare l’efficacia delle terapie. Lo studio della composizione coorporea dà, per esempio, ai nutrizionisti la possibilità di intervenire tempestivamente su pazienti malnutriti attraverso cure e diete personalizzate”.
Lo screening è stato effettuato su pazienti affetti da tumori a testa-collo, addome, melanoma, neoplasie uro-ginecologiche , mammella e polmone.
“Il controllo della nutrizione in campo oncologico è fondamentale e aiuta a migliorare la prognosi dei pazienti. Ecco perché questo sodalizio, avviato un anno fa con la presidentessa dell’Enpab, Tiziana Stallone, assume una valenza straordinaria. Una corretta alimentazione – dice il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi – riduce la tossicità indotta dalla radio-chemioterapia, migliora la sensibilità delle cellule tumorali al trattamento antineoplastico, rinforza le difese dell’organismo, diminuisce la frequenza e la durata dei ricoveri, previene le complicanze post operatorie e la depressione”.