martedì, 26 Settembre, 2023

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“Ovunque per il bene di tutti’’: il documentario realizzato dagli infermieri su Raiplay

C’è il racconto del lavoro silenzioso dentro un documentario disponibile dal 15 ottobre su Raiplay: Ovunque per il bene di tutti. Un lavoro quotidiano, di persone che ne aiutano altre in difficoltà attraverso la nobile e universale professione infermieristica. Un racconto di sè stessi, della realtà circostante attraverso un reportage tutto italiano: dalla Liguria alla Campania, dalle Marche alla Sicilia, dalla Lombardia all’Emilia Romagna. Gli ospedali non vengono mai citati, il set è su altri spazi: comunità di sostegno, case famiglia, scuole, case di anziani fragili, malati oncologici, di neonati.

Un viaggio che richiama il lavoro instancabile di tutti gli infermieri italiani, lo stesso che ha svolto la Federazione Nazionale dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche attraverso un congresso itinerante, un percorso sul territorio e per il territorio per raccontare e premiare le eccellenze italiane della professione infermieristica. Esperienze e progetti continuati anche durante la pandemia, senza lasciare alcun cittadino da solo. L’iniziativa, patrocinata dal Ministero della Salute, ha visto la sua tappa conclusiva riconosciuta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la medaglia di rappresentanza al termine di un viaggio, lo stesso che nel reportage, curato dalla FNOPI in collaborazione con la Clipper Media, ascolta le storie degli infermieri di comunità che si sono distinti nei diversi campi dell’assistenza sul territorio, abbracciando ambiti particolarmente sensibili fra cui la salute mentale, la pediatria, l’ausilio domiciliare, gli anziani e la scuola, con l’obiettivo di offrire un servizio di assistenza sanitaria vicino ai cittadini e ai loro bisogni di salute.

C’è la storia di Franca che con la sua voce in sottofondo non ha scelto di essere un’infermiera, ma poi l’ha scelto per tutta la vita. Durante il Covid non si è mai fermata e dopo la pensione si dedica all’assistenza domiciliare: insieme ad una collega è riuscita a creare uno spazio ambulatoriale per i malati oncologici, una casa dell’Anas a cui paga un affitto. Non si tratta solo di medicazioni, l’infermiere si porta dentro la storia del malato e tutto il suo mondo: la patologia, la famiglia, le relazioni confidenziali e affettive.

Il reportage prosegue poi dal piccolo ambulatorio di Franca alla casa della salute in cui senza l’infermiere di famiglia non ci si prenderebbe cura dei bisogni sanitari, anche dei più piccoli: ne servirebbero almeno 25.000 in più se si volesse rispettare il PNRR.

Si passa da ‘’Il colore delle farfalle’’, un progetto di assistenza domiciliare integrata per bambini e adolescenti, al progetto Diomedee, un programma di teleassistenza a distanza in cui la tecnologia è co-protagonista con i pazienti e gli operatori: una piattaforma territoriale, una cartella informatica multiprofessionale e un’app che mettono in collegamento il paziente con l’operatore che segue il monitoraggio.

È la volta poi dei gruppi di cammino con l’obiettivo di camminare nei boschi in Liguria per aiutare gli anziani a vivere in modo autonomo. È il compito di Antonella che coordina un progetto europeo per assistere gli abitanti dell’entroterra per evitare le ospedalizzazioni. Registrare i dati della frequenza cardiaca e inviarli al ministero serve a migliorare i programmi di salute rivolti agli anziani.

E ancora, squadre multiprofessionali che collaborano nella pianificazione e nella valutazione dei bisogni di salute delle persone fragili, a stretto contatto con i centri di salute mentale, per dare loro un supporto a domicilio perché il loro vivere non si sposti dalla loro casa, il loro rifugio, e continui insieme al supporto infermieristico che si occupa di gestire la terapia, riconoscere sintomi di aggravamento, organizzare un nuovo tempo insieme.

Non manca l’attenzione ai primi mille giorni di un neonato: attraverso l’home-visiting le ostetriche e le infermiere pediatriche sostengono e rafforzano il ruolo dei genitori supportando le mamme e la loro relazione con il bambino già dai primi giorni a casa insieme tra nodi, dubbi e perplessità.

Anche la scuola resta il luogo di riferimento di una relazione terapeutica tra l’infermiere e il bambino che cresce e va a scuola: attraverso questo legame speciale i bambini anche durante il Covid hanno imparato a conoscere le loro paure, ad indossare le mascherine, i motivi del distanziamento, con un maggiore senso di responsabilità e di rassicurazioni fin da piccoli.

In ultimo nel documentario come nel lavoro quotidiano non viene dimenticata l’ultima fase della vita: il centro di cure palliative di Roma ‘’Insieme nella cura’’ garantisce un’intensa attività assistenziale e dà sollievo alle famiglie provate dall’esperienza della malattia terminale: dodici camere che sono un prolungamento di casa, ognuna con il nome della persona ricoverata, in un clima affettuoso e rispettoso pensato per il malato e i suoi familiari.

« Se un malato mi chiama io ci devo andare: poi vedremo» è il motto di Franca. Questo è lo spirito che guida i professionisti nella loro missione indispensabile per non far crollare un Servizio Sanitario Nazionale che si fonda sulle loro competenze. Competenze che molto spesso non sono riconosciute, a volte sminuite, a volte rese più consapevoli dai mass media, dai giornali, dai documentari. Ovunque per il bene di tutti si prefigge lo scopo di far conoscere questa straordinaria professione fatta di tante sfaccettature e collocata in più set, come quelli che il regista Gianluca Rame ha scelto senza troppe difficoltà: un territorio che riconosce il cambio di paradigma dell’assistenza, il nuovo ruolo dell’infermiere nel suo patto di fiducia con i cittadini, nel valore etico e deontologico della professione. Ciò che lascia è la riflessione sul valore che l’infermieristica dà al concetto di prossimità, dove i cittadini, soprattutto i fragili e i malati, non sono lasciati soli.

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