La diffusione pervasiva dell’uso di smartphone e di altri dispositivi digitali mobili che utilizzano campi elettromagnetici a radiofrequenza (comunemente detti onde radio) in ogni ambiente e in particolare nelle case e nelle famiglie potrebbe mettere a rischio la salute dei piccoli e non solo. Per questo si ritiene molto importante informare adeguatamente la popolazione, in particolare genitori, ragazzi, giovani, bambini, insegnanti, di questi possibili rischi per la salute a cui si viene esposti senza neanche rendersene conto.
Quali evidenze scientifiche?
-La IARC ha classificato i campi elettromagnetici a Radio Frequenza (RF) emessi dagli smartphone e da altri dispositivi digitali mobili (tablet, pc portatili non connessi al cavo di rete, ecc.) Come possibilmente cancerogeni per gli umani in considerazione di prove scientifiche di un’associazione tra esposizione e aumento di casi di glioma e di neurinoma del nervo acustico .
– Il CSS già nel suo comunicato stampa del 28.11.2011 dichiarava: “… le conoscenze scientifiche oggi non consentono di escludere l’esistenza di causalità quando si fa un uso molto intenso del telefono cellulare. Va quindi applicato, soprattutto per quanto riguarda i bambini, il principio di precauzione, che significa anche l’educazione ad un utilizzo non indiscriminato, ma appropriato, quindi limitato alle situazioni di vera necessità, del telefono cellulare. Il Ministero della Salute avvierà una campagna di informazione sulla base delle ultime relazioni degli organismi tecnico-scientifici per sensibilizzare proprio a tale uso appropriato.”
Per la campagna del Ministero della Salute su questa tematica, si veda: Onde elettromagnetiche (salute.gov.it)
– L’ISS nel suo Rapporto ISTISAN 19/11 su “Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche” (del 12.12.2020) scrive quanto segue:
▪ “I dati ad oggi disponibili suggeriscono che l’uso comune del cellulare non sia associato all’incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale (ndr: ma non viene chiarito cosa si intenda per “uso comune”)”.
▪ “Rimane un certo grado d’incertezza riguardo alle conseguenze di un uso molto intenso, in particolare dei cellulari della prima e seconda generazione caratterizzati da elevate potenze di emissione (ndr: non viene chiarito cosa si intenda per “uso molto intenso”); anche piccoli incrementi di rischio sembrano poco verosimili, ma non si possono escludere”.
▪ “Gli studi finora effettuati non hanno potuto analizzare gli effetti a lungo termine dell’uso del cellulare iniziato da bambini e di un’eventuale maggiore vulnerabilità a questi effetti durante l’infanzia. Questi quesiti irrisolti richiedono approfondimenti scientifici mediante ulteriori studi”.
▪ “Rimangono alcune incertezze riguardo a periodi di latenza superiori ai 15 anni, ai tipi più rari di tumore cerebrale e agli effetti dell’inizio dell’uso del cellulare durante l’infanzia”.
▪ “Le indagini di misura dell’esposizione personale a radiofrequenze sono un’altra priorità di ricerca, in particolare per l’Italia.”
3 – Altri effetti negativi sulla salute, e non solo quello cancerogeno, sono stati rilevati da diversi studi scientifici che segnalano:
▪ effetti dei campi elettromagnetici (CEM) sulla riproduzione: sono stati evidenziati effetti avversi sulla qualità dello sperma, sulla motilità, sulla vitalità e sulla struttura. Gli studi che riportano danni agli spermatozoi negli esseri umani e negli animali, causano preoccupazioni sostanziali per la fertilità, la riproduzione e la salute della prole. I livelli di esposizione risultati attivi dalla prassi sperimentale sono simili a quelli derivanti dall’uso di una cella telefonica sulla cintura, o nella tasca dei pantaloni, o utilizzando un computer portatile wireless sul grembo. Si ricorda che allo sperma manca la capacità di riparare il danno al DNA.
▪ disturbi del neurosviluppo: deficit cognitivi, del linguaggio, dell’attenzione, dell’apprendimento e alterazioni del comportamento come autismo e ADHA (malattia da deficit di attenzione e iperattività), come evidenziato da Ernesto Burgio e altri autori.
▪ danni al DNA, alterazione della permeabilità delle membrane cellulari, effetti epigenetici, alterazione della secrezione di melatonina, ecc. I quali sembrano essere causati da processi di stress ossidativo.
A tal proposito l’oms ha riportato nel rapporto 2021 che le radiofrequenze hanno mostrato di indurre stress ossidativo nelle cellule in coltura e negli studi su animali. Questo può causare un danno del DNA mitocondriale che è particolarmente vulnerabile alle specie reattive dell’ossigeno. Anche Agostino Di Ciaula in una recente review, ha evidenziato come diversi studi documentino la capacità delle Radio Frequenze di indurre una maggiore produzione di ROS (Specie Reattive dell’ossigeno) e come queste possano determinare un danno ossidativo alla base del DNA.
4 – È inoltre da menzionare la E.H.S. (Electro Hyper Sensitivity), Ipersensibilità ai Campi Elettromagnetici, una condizione determinata da una esposizione a fonti di inquinamento elettromagnetico. Sebbene in Italia non sia ancora riconosciuta come patologia (tranne che in Basilicata che l’ha codificata come malattia rara) il Parlamento Europeo, nella risoluzione del 2009, richiama gli Stati membri a riconoscere l’Elettro Ipersensibilità (E.H.S.) come disabilità, come ha fatto la Svezia. Importanti studi evidenziano come la E.H.S. abbia una base organica caratterizzata da meccanismi patogenetici multipli, che si estrinsecano in un danno immuno-tossico mediato dagli effetti diretti dei campi elettromagnetici a RF così come dai campi ELF (Extremely Low Frequency, cioè 50- 60 Hz, la corrente elettrica che supporta la luce e l’uso degli elettrodomestici) e dalla formazione di radicali liberi, cui segue una risposta infiammatoria in grado di affliggere l’organismo.
I sintomi più comuni dell’e.H.S. includono mal di testa, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno, mancanza di energia, stanchezza e sintomi simil-influenzali; si tratta di sintomi molto comuni/generici, per questo la chiave per la diagnosi consiste in una storia medica completa del soggetto, che dovrebbe includere tutti i sintomi e i loro accadimenti in termini spaziali e temporali nel contesto delle esposizioni a campi elettromagnetici e aiutare ad escludere altre eventuali patologie.
“Si stima che dal 3% al 5% della popolazione europea (22.3 -37.1 milioni di persone) potrebbe essere affetta da Elettrosensibilità e questa malattia è in costante aumento” (I. Jamieson, intervento allo European Economic and Social Committee, nov 2014). Per un buon numero di pazienti la E.H.S. si può configurare come comorbidità della Sindrome da Sensibilità Chimica Multipla (Multiple Chemical Sensitivity syndrome – MCS) o Intolleranza Idiopatica Ambientale ad Agenti Chimici (IIAAC), disturbo cronico, reattivo all’esposizione a sostanze chimiche a livelli inferiori rispetto a quelli generalmente tollerati da altri individui.
Smartphone e altri dispositivi analoghi: pericolosi per la salute?