Nonostante la pandemia ancora in corso, l’anno 2021 ha portato tante novità in termini di inclusione delle persone con disabilità; accanto all’istituzione di un ministero dedicato e all’approvazione della Legge delega che deve rivedere l’attuale panorama normativo che riguarda i diritti e l’inclusione delle persone con disabilità, si sta facendo sempre più presente l’importanza di avere un chiaro quadro delle figure professionali dedicate alla disabilità e, in particolare modo, del cosiddetto Disability manager (Dm).
Si tratta di una figura poliedrica e innovativa, ancora non delineata del tutto a livello normativo, ma di cui imprese pubbliche e private sentono sempre di più l’esigenza di dotarsi.
Chi è il Disability manager?
Nel nostro Paese nasce nel 2015 nella fase di rinnovamento del Jobs Act (Decreto legislativo n.151/2015). Erano gli anni della Quinta conferenza nazionale sulle politiche della Disabilità che aveva portato all’adozione del Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone disabili. Uno dei temi di quell’anno era il lavoro, con un focus particolare sulle possibili soluzioni per coadiuvare l’inserimento occupazionale dei disabili.
Un processo lungo che richiede figure professionali adeguate, capaci di analizzare le condizioni ambientali adatte per favorire l’ingresso (o il ritorno) nei luoghi di lavoro dei dipendenti portatori di disabilità. Ad avvertire per primi il bisogno di una figura che coordinasse l’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro e le loro condizioni soggettive connesse al rapporto con i colleghi sono stati colossi come Tim, Ibm, Intesa San Paolo, Bnl e il Gruppo Hera.
Nella pubblica amministrazione, il primo accenno a questa figura si deve al “Libro Bianco su accessibilità e mobilità urbana” pubblicato 2009, risultato del lavoro del tavolo tecnico istituito tra il Comune di Parma e il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali. Il tema era quello di agevolare gli spostamenti dal domicilio al luogo di lavoro nei comuni al di sopra dei 50 mila abitanti.
Il Dm può esser definito un facilitatore creativo, con il compito di costruire soluzioni che sostengano l’autonomia della persona con disabilità nelle diverse sfere della vita quotidiana. Il suo intervento spazia dai piani di Disability Management all’interno delle organizzazioni, ai servizi di Disability Case Management, offerti per esempio da strutture ospedaliere o da enti pubblici, che hanno lo scopo di aiutare le persone con disabilità a diventare più indipendenti e attive nella vita della comunità. È, dunque, un costruttore di reti, di servizi e di soluzioni che, partendo necessariamente dai bisogni della persona con disabilità, dispone degli strumenti per realizzare una visione unitaria e coordinata e migliorare la qualità delle politiche territoriali.
Il suo obiettivo è quello di favorire l’accessibilità urbanistica, il coordinamento sociosanitario, l’inclusione scolastica, quella lavorativa e il turismo, mediante il superamento dei confini dei servizi e la valorizzazione delle professionalità esistenti sul territorio. Ma il DM non è solo una figura consulenziale, ma anche operativa. Egli aiuta le aziende a inserire il disabile nel mondo del lavoro e cura la sua valorizzazione come risorsa.
Da un ruolo prettamente organizzativo (legato alla mobilità) poi, nel tempo il DM è divenuta figura utile per agevolare la relazione tra un’organizzazione aziendale e la persona con disabilità, in quanto adotta un approccio trasversale, che prevede sia una gestione dell’ambiente fisico, da strutturare in base alle specifiche esigenze della persona, sia nella gestione in primis di questa. Un concreto punto di incontro dunque, tra “domanda e offerta” provenienti dai diversi stakeholder e svolge un ruolo di coordinamento con il territorio.
Le Competenze
Per quanto concerne le competenze specifiche il DM deve possedere competenze manageriali utili per strutturare degli adeguati processi di cambiamento nell’organizzazione cercando di preservare la cultura della diversità. Deve conoscere inoltre, le norme che regolano il collocamento mirato e che si occupano, più in generale, di prevenire le forme di discriminazione diretta ed indiretta.
Nello specifico il DM deve:
- Promuovere presso le singole componenti dell’Amministrazione un’attenzione peculiare alle persone con disabilità;
- Segnalare tempestivamente ai responsabili degli uffici eventuali iniziative e azioni che possano porsi in contrasto con gli enunciati della Convenzione Internazionale sui Diritti delle Persone con Disabilità;
- Evidenziare possibili Linee Guida di intervento al fine di promuovere i diritti delle persone con disabilità;
- Prevedere una segnaletica adeguata per l’accesso alle sedi dei servizi, definendo contrasti cromatici, colori e simbologia omogenea in modo da essere più facilmente identificabili, sia alle persone con disabilità sensoriali che psicofisiche, oltre che agli anziani;
- Verificare l’effettiva accessibilità delle strutture in collaborazione con i diversi servizi, individuando le situazioni di difficoltà al fine del loro superamento.
Ad oggi non esiste un Corso di Laurea per diventare DM, ma ampia è l’offerta formativa post laurea, quali “il Corso di Perfezionamento Disability Management”, il Corso “Le competenze per la gestione della disabilità” dell’Università degli Studi Internazionali di Roma e il “Master Diversity Management e Gender Equality” della Fondazione Brodolini.
Disability Management e Inclusione lavorativa
Quando si fa riferimento a Disability Management e Lavoro si ricorre alla denominazione di Workplace Disability Management (letteralmente gestione della disabilità sul luogo di lavoro), che riguarda tutti i casi di disabilità: da quelli congeniti o comunque presenti al momento dell’assunzione, a quelli di disabilità acquisita durante il periodo lavorativo, sia che questa sia acquisita nel contesto lavorativo, sia che sia estranea (per esempio incidenti stradali, malattie cronico-degenerative, ecc.).
In quest’accezione, il DM si configura come una strategia proattiva nell’identificare e risolvere tutti i fattori che impediscono alle persone, con qualsiasi tipo di disabilità, di accedere al lavoro.Questa concezione va distinta però da quella più restrittiva, di matrice statunitense, secondo cui il DM coincide con il Return To Work (RTW, in italiano rientro al lavoro) che, come suggerisce la parola stessa, è limitata ai casi di persone che presentano una disabilità quando stanno già lavorando.In linea con quanto accade negli altri Paesi, il DM si conferma in Italia un tema trasversale a diversi ambiti, quali Management, Education e Training, e Medico.
E 4 sono le aree tematiche, a cui corrispondono altrettanti momenti critici relativi all’inclusione lavorativa, per le quali il Dm è chiamato ad intervenire: Recruiting e Hiring; Return to work e Job Maintenance; Smartworking; Fasi di Transizione Studio – Lavoro.
La Società Italiana Disability Manager (S.I.Di.Ma)
La Società Italiana Disability Manager (S.I.Di.Ma) è un’associazione nata a Milano nell’Aprile 2011 grazie alla volontà dei primi Dm italiani, che hanno ottenuto la certificazione frequentando il primo Corso di Perfezionamento post-laurea in Disability Manager organizzato dal Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’obiettivo principale della S.I.Di.Ma è promuovere cultura del DM, nei vari contesti di riferimento, quali le Istituzioni, la Sanità e le Aziende, per sensibilizzare e tutelare i diritti delle persone con disabilità e il rispetto della persona in ogni suo aspetto, dimensione e momento della vita. Come sottolinea Rodolfo Dalla Mora, DM dell’Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di Livenza (Treviso), dell’ULSS 2 della Marca Trevigiana, del Comune di Treviso e Presidente della Società Italiana Disability Manager (S.I.Di.Ma) “Il Disability Manager è un professionista che attraverso un percorso formativo dedicato, acquisisce delle competenze che sviluppa, in seguito, nel proprio ambito professionale. Un facilitatore rispetto a una determinata macchina organizzativa, che interagisce con gli Assessorati e i Dirigenti delle Unità Operative all’interno delle varie realtà organizzative e istituzionali”.
Prospettive future
In futuro l’impiego del DM nel nostro Paese sarà necessario per attuare gli impegni che l’Italia ha assunto ratificando la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, con Legge 3 marzo 2009, n. 18. Il mondo che ruota intorno alla disabilità e ai soggetti fragili infatti, è complicato, sofisticato e complesso e il rischio di confondere la realtà con una sua rappresentazione è sempre presente. Nel 2021 sono state pubblicate per la prima volta le norme ISO sulla “Diversity & Inclusion” che hanno riguardato anche la disabilità, tuttavia con indicazioni ancora troppo teoriche ed incomplete per affrontare un tema così complesso come quello della disabilità.