Il cervello è l’organo principale del sistema nervoso centrale, composto da due emisferi ai quali arrivano tutte le informazioni che provengono dall’esterno e dall’interno del corpo vengono immagazzinate e finalizzate alla regolazione delle funzioni vitali per l’organismo. Lo stesso contiene i centri nervosi del movimento, delle sensazioni, del linguaggio, della vista, dell’udito e per funzionare correttamente ha bisogno di un continuo apporto di sangue e, quindi, di ossigeno. Ecco perchè in stato di ipossia il nostro cervello non funziona regolarmente. Ad assicurare un valido flusso sanguigno provvede il cuore, vero e proprio motore del nostro corpo.
Orbene, quando vi è l’insorgenza di patologie del cuore, dei polmoni o delle arterie che determinano un ridotto apporto di sangue e quindi di ossigeno, compare una riduzione della circolazione sanguigna cerebrale che ha come conseguenza una alterazione o una perdita della funzione delle cellule nervose. Da tale circostanza derivano effetti sulla scrittura, la prestazione motoria più espressiva dell’uomo dal momento ne che coinvolge la vita, la coscienza, il pensiero ed il vissuto. L’indagine grafologica, analizzando la personalità in misura globale, costituisce un valido ausilio nella comprensione di tutti quei risvolti comportamentali determinati da problemi neurologici, permettendo di porsi nel modo migliore nei confronti del soggetto scrivente. Il processo di senescenza non sempre implica deficit funzionali poiché esso presenta una variabilità interindividuale relativa sia alla quantità che alla qualità delle alterazioni. Queste ultime sono di tipo macroscopico, (atrofia delle circonvoluzioni, allargamento dei solchi con riduzione della sostanza grigia e ampliamento dei ventricoli laterali), ed istopatologiche, (perdita dei neuroni corticali e sottocorticali di tutte le dimensioni). Il volume del cervello diminuisce notevolmente determinando minore flessibilità, agilità e coordinazione motoria. Le prestazioni motorie subiscono cambiamenti notevoli: diminuiscono sia la forza che la velocità. La diminuzione della velocità non dipende dalla muscolatura scheletrica, bensì da minore coordinazione e ridotta destrezza.
Nella terza età è frequente il tremore senile, un caratteristico tremore posturale visibile durante il movimento di tipo flessione/estensione.Tale fenomenologia, comune nell’invecchiamento, si accompagna a scrittura rimpicciolita, rallentata, esitante e tremante; a ritmo grafico irregolare ed interrotto; a collegamenti tendenti all’angolo; ad una direzione incerta e disarmonica nella sistemazione dei righi; alla pressione non omogenea e stanca. Individuare i segni caratteristici del deterioramento cerebrale, ricorrendo all’esame della scrittura per determinare l’età, è un problema annoso per molti grafologi, laddove negli anziani la scrittura perde i tratti armoniosi, diviene meno celere e comincia a presentare linee tortuose per il tremore e si viene ad avere una destrutturazione delle componenti automatiche e personali. La grafia dai 16 ai 50 anni non offre informazioni precise relativamente all’età dello scrivente ed è in età avanzata che si verifica la perdita dei legamenti anormali della scrittura, chiaro segno dello spegnersi del brio ideativo ed intellettivo. Ma è nel tracciato posato e lento che i segni grafici della vecchiaia sono più evidenti: angolosità degli ovali che tendono alla forma triangolare; tracciato tagliuzzato, giustapposto o tremolante; piccoli tratti superflui e leggeri. E’ nella scrittura dell’anziano che sono presenti determinati segni grafologici, che indicano debilitazione fisica: pressione leggera, interruzione, irregolarità; scrittura pastosa e chiusa; lettere troppo piccole o molto piccole; righe discendenti e cadenti; sproporzioni, deformazioni parziali; artifici e tremolii di qualunque tipo, laddove sono evidenti i segni che riflettono l’irrigidimento dei muscoli, delle arterie e psicologicamente l’atteggiamento diffidente degli individui anziani. Ecco allora che compaiono il ritmo grafico inceppato, interrotto ed irregolare; i collegamenti tendenti all’angolo; la direzione incerta ed ineguale. Ed è proprio attraverso l’analisi del ductus che è possibile evincere un degrado fisico, neurologico o psichiatrico. Anche per tali motivi, il grafopatologo sovente è chiamato a valutare l’idoneità psichica, anche temporanea, di un soggetto: sono ricorrenti gli interventi richiesti per valutare la capacità di testare dei soggetti affetti da malattia di Parkinson, Alzheimer o comunque da stati di importante compromissione cognitiva: la Grafologia si dimostra una scienza dell’Uomo per l’Uomo, che si adopera per non incasellare il comportamento e i gesti dell’uomo ma, per cercare in essi l’impronta di singolarità personale.
Ecco che si inizia a comprendere che l’attenzione è un processo cognitivo strettamente correlato con altri processi fondamentali nel funzionamento psichico dell’uomo quali l’apprendimento, la memoria, la percezione, il pensiero. Da ciò deriva la fecondità di un approccio al fenomeno attenzione, centrato sulle scienze psicologiche e grafologiche, come un fenomeno complesso che privilegia aspetti psicologici e grafologici che non possono prescindere da alcune considerazioni di natura neurofisiologica quali il comportamento umano, e quindi anche i processi attentivi. Infatti, da un punto di vista neurofisiologico parlare dell’attenzione vuol dire necessariamente parlare dei livelli di vigilanza e quindi dei diversi livelli di attivazione che possono contraddistinguere l’attività del S.N.C. e strettamente collegato allo stato di coscienza del soggetto. Ferma restando la difficoltà nel dare una definizione univoca del concetto di coscienza, si possono comunque distinguere vari gradi di coscienza in funzione di diversi livelli di vigilanza i quali vanno soggetti a variazioni cicliche nel corso della giornata (il ciclo sonno-veglia ne è la manifestazione più evidente), influenzate dall’attività del Simpatico. Vi è infatti una stretta correlazione tra livelli significativi di attivazione e stati di dominanza generalizzata del Simpatico le cui manifestazioni tipiche: aumento della frequenza cardiaca, del diametro pupillare, della conduzione cutanea ecc., rendono necessaria una rilevazione poligrafica fondata sul monitoraggio dell’EEG, dell’EMG, dell’ECG, dell’EOG e anche dell’attività respiratoria mediante RG.
In fede sperimentale tutto questo appare significativo perché il livello di vigilanza esercita una notevole influenza sull’attenzione e quindi anche sull’efficienza del soggetto in compiti e prestazioni e, più in generale, sulle sue capacità percettive relativamente alle stimolazioni esterne. In merito a tale efficienza si verifica un paradosso: tanto bassi che alti livelli di attivazione determinano un suo deterioramento, dovuto, nel caso di bassi livelli di attivazione, all’eccessiva “distraibilità” del soggetto, mentre, nel caso in cui il livello di attivazione sia troppo elevato, questo determinerà solitamente uno « stato ansioso» anch’esso avente un effetto deleterio sulle attività svolte, il deterioramento rilevabile trova anche in questo caso un forte “alleato” nella distraibilità del soggetto, dovuta però, al contrario di quanto avviene nel caso di bassi livelli di attivazione, ad un incremento delle attività esplorative nell’ambiente. Se si considera poi l’attenzione come variante lungo un continuum che va dall’attenzione selettiva a quella diffusa, si può allora capire come un corretto equilibrio tra queste due modalità non si realizzi né all’interno di bassi né di alti livelli di attivazione. In ambito evolutivo appare ormai assodato come a modificarsi non sia la capacità attentiva in quanto tale ma come, piuttosto, si assista ad un’evoluzione delle capacità percettive volte alla selezione delle informazioni necessarie per un’efficace gestione delle situazioni nelle quali si è coinvolti.
Ad evolversi sarebbero quindi le capacità del soggetto, che permettono una maggiore flessibilità ed un’aumentata capacità di decentramento cognitivo. L’attenzione, quindi, non va messa esclusivamente in relazione allo stato di vigilanza del soggetto ma, va considerata come una funzione che si evolve di pari passo con lo sviluppo cognitivo e con un conseguente miglioramento anche delle prestazioni percettive, che risulteranno così via via sempre più idonee al reperimento dei dati necessari per la corretta gestione di compiti o prestazioni. L’attenzione deve quindi essere considerata un processo cognitivo di selezione e di elaborazione delle informazioni o stimoli esterni, intensi e/o significativi e/o nuovi affinchè siano in grado di determinare una modificazione del livello di attivazione, correlato ma non coincidente con il grado di attenzione. Quest’ultimo infatti aumenta sotto l’influenza delle stimolazioni esterne. Secondo V.Tarantino possono essere individuati due processi: il processo di orientamento con il quale il soggetto procede ad allineare la propria attenzione verso la fonte della stimolazione sensoriale; il processo di detenzione, all’interno del quale lo stimolo viene registrato e processato coscientemente. E quindi, se nel primo processo si assiste ad una focalizzazione dell’attenzione sullo stimolo, nel secondo quest’ultima viene trattenuta sullo stimolo stesso.
Da quanto detto emerge quanto l’attenzione sia un processo cognitivo complesso strettamente correlato ad altri processi fondamentali nel funzionamento psichico dell’uomo quali l’apprendimento, la memoria, la percezione e il pensiero. E non sorprende quindi che nel caso di disturbi dell’attenzione questi determinino delle manifestazioni comportamentali che testimoniano il coinvolgimento, con modalità diverse in funzione del tipo di disturbo, dei processi sopra menzionati, le modalità con cui questi disturbi si possono manifestare sono molteplici e altamente variabili. Da un punto di vista grafologico, per comprendere le modalità con le quali si manifestano e realizzano le capacità attentive della persona, nell’analizzare una scrittura è necessario combinare fra loro i relativi segni grafologici e verificare le interazioni, di cui sono indici, sia a livello intellettivo che temperamentale.
Come afferma lo stesso Moretti (Moretti, 1980, 220) “quanto più chiara è l’intellezione, tanto più forte sarà l’attenzione e tanto più forte sarà la memoria”, come dire che l’attenzione è un fenomeno complesso e necessariamente correlato agli altri processi mentali, per lo stesso motivo i segni grafologici andranno combinati fra loro, tenendo conto anche della complementarità, “per la quale un tratto acquista valore positivo o negativo secondo la presenza di altri favorevoli o sfavorevoli” (Palaferri, 1998, 509). Ed in argomento, potremmo affermare che il suo modo di considerare l’Attenzione può essere inserito nel concetto di funzionamento a rete delle attività cerebrali. Infatti, se analizziamo i segni grafologici relativi alle combinazioni sull’intelligenza (Torbidoni, Zanin, 1998, 324 e sgg.) possiamo rilevare che i medesimi – Parca, Largo di Lettere, Chiara, Accurata – si presentano sia come fautori sia come delatori di diverse qualità inerenti le attività intellettive. Tanto è a dimostrazione che sono molteplici i segni che rivelano le qualità intellettive e le modalità attentive della persona. Qualità e modalità che vengono sia esaltate in segni grafologici quali Parca, Minuta, Fluida, Disuguale Metodico, Accurata, Triplice Larghezza equilibrata, meglio se nella media o al di sopra, Chiara e ancor più Nitida, Mantiene il rigo, Dritta, Aste rette, Intozzata I° modo, Parallela, e sia vengono contenute in Impaziente, Impulsiva, Titubante, Tentennante, Stentata, Intozzata II° modo in alto grado, Discendente, Calibro alto, Lettere addossate, Rovesciata, Scattante e Slanciata al di sopra della media, Profusa e Dilatata. Ed ognuno di questi segni rivelerà alcune modalità dell’attenzione, secondo le indicazioni che ognuno di essi comporta.
E nelle cause del venire meno dell’attenzione del Soggetto, devono comprendersi talune malattie neurologicamente comprese nel più ampio capitolo delle “Demenze”, includendo in queste sia la demenza senile che la demenza arteriosclerotica, e tutti quei processi degenerativi del sistema nervoso che comportano la perdita di una o più funzioni cognitive quali l’Alzheimer; il Parkinson; i Ritardi mentali, primari e secondari; la schizofrenia,psicosi caratterizzata da disorganizzazione del pensiero, e che implica spesso dei disturbi emotivi e del comportamento motorio; la depressione, l’ansia, lo stress,caratterizzati da reazioni emotive negative e da una ridotta attività fisica dell’individuo, che appare triste, scoraggiato e manifesta scarso interesse per tutto ciò che lo circonda, costituendo la fase secondaria di numerose evoluzioni psicologiche e psichiatriche, quali angosce, nevrosi, ossessioni e psicosi.
Ma tra tali malattie può essere ammesso anche Covid 19?
E nella scrittura dei soggetti colpiti da Covid 19 è possibile rilevare segni grafologici compatibili con quelli presenti nelle scritture di coloro che sono colpiti da patologie neurodegenerative?
Al momento, in argomento non si è ancora formata una letteratura dedicata che, specificamente, tratti e sviluppi in modo esauriente l’argomento della scrittura delle persone afflitte da Covid 19. Diversamente, abbiamo solo una prima rilevazione della comunanza di tale scrittura alla necessità di riabilitazione alla scrittura per i soggetti scriventi paragonata a quella delle persone afflitte da alcune delle malattie neurodegenerative in precedenza nominate. Ed infatti le scritture delle persone colpite da Covid 19, anche a causa del loro stato di ipossia e scarsa ossigenazione, presentano segni grafologici compatibili con quelli rilevati nelle patologie finora qui solo menzionate.
Ed ecco, in via breve, la descrizione di alcuni esempi:
– Scrittura di donna di anni 45 afflitta da Covid 19 accompagnata da depressione evidenzia un Discendente sul rigo di circa 20/10 del grado segnico, come illustrato dalla righe rosse, indicante la forte caduta del tono umorale, con gli altrettanti accentuati stato di depressione e malinconia. La scrivente proprio non ce la fa a sostenersi nella realtà rappresentata dal piano grafico, con il tracciato che non solo ha quel discendente sul rigo ma lo ha anche in un procedimento indisciplinato. Il disordine interessa anche la sproporzione di calibro delle lettere, pur mantenendo momenti di evoluzione personale del gesto. Anche qui si osserva una scrittura stentata, una costante nei depressi, con una pressione erogata con intensità ma non in forma omogenea, rilevandosi una generale marcatura piuttosto pesante con periodi di affievolimento. Il disordine grafico produce sempre apprensioni e ansie, che con lo «Sciatta», come nella fattispecie, può portare all’insorgenza di una melanconia depressiva. La scrittura presenta anche momenti di “Estesa” con lettere dello scritto, specialmente le “o”, le “a” e derivate che presentano una dilatazione orizzontale sproporzionata con la lunghezza verticale.
– Scrittura di donna di anni 27, afflitta da Covid 19 con disturbi d’ansia e depressione.
La scrittura si distingue subito per il suo “Rilasciata”, fenomeno di discendenza sul rigo che non riguarda né righe né parole, ma gruppi di lettere che o in fine di parola, o dentro di essa, improvvisamente si rilasciano e cadono giù, come se non riuscissero più a sorreggersi. E questo segno può riscontrarsi sia in accettabili Mantiene il rigo che in Ascendente sul rigo. Il Rilasciata comporta neurofisiologicamente improvvise cadute del tono e delle coordinate spaziali e psicologicamente si hanno improvvise flessioni del tono umorale e volitivo di un soggetto che va incontro a tristezze e depressioni in un improvviso sobbalzo regressivo del gesto grafico. Questo segno indica un fenomeno di natura ansiogena con una conseguente difficoltà di respiro fisiologico. Improvvise ansie e melanconie, inspiegabili tristezze, visione ansiosa della vita con una psicosi del pericolo e un concetto pessimistico sugli altri date dalle Lettere Attaccate, si interconnettono alle improvvise flessioni del tono umorale e volitivo, configurando già da questi due segni un temperamento molto portato agli stati ansiosi e depressivi.
– Scrittura di Soggetti afflitti da Covid 19 non in grado di controllare ansia e stress.
Dal segno grafico emerge calibro piccolo, intozzata I° modo, stretto di lettere, aste concave a destra e sinistra, cenni di contorta e di accartocciata, chiusura degli ovali. Quando il soggetto è stato invitato a sedersi e a scrivere lo stesso ha iniziato a agitarsi nella sedia ed a sudare, a liberarsi per il caldo che percepiva di alcuni indumenti, a sentire il bisogno di recarsi al bagno con frequenza. Il soggetto nella scrittura in corsivo presenta disuguale metodico, pressione grossa e marcata con intozzate di II° modo, triplice non equilibrata (buon largo tra parole ma maggiore rispetto al largo di lettere e tra lettere), assi laterali pendendi, buona tenuta del rigo con cadute di tono, stiramenti letterali, chiusura degli occhielli, cenni di accartocciata, ritocchi e ripassi, ricci della flemma in una grafia che non è di un soggetto flemmatico. E la presenza di questi ricci rivela una cattiva gestione dell’energia per cui il soggetto, pure essendo vitale, accusa momenti di evidente stanchezza e cadute di tono. Nelle scritture in stampatello e nei numeri, lo stesso soggetto presenta calibro alto, intozzata di II° modo, staccate, andamento ondulatorio sul rigo con cadute di tono, chiusura regressiva degli occhielli, accartocciata, triplice larghezza equilibrata, pendente, calibro alto e che aumenta notevolmente sia rispetto al corsivo che alla firma. Sono presenti anche dei segni comuni quali il pendente, l’accartocciata e la chiusura regressiva degli occhielli (segni minori nelle firme). Inoltre, in comune tra il corsivo e lo stampatello vi è una pressione marcata e la presenza di ritocchi e ripassi, e si registra un pendente maggiore rispetto alla firma. Quest’ultima si contraddistingue per un calibro minore, una pressione meno marcata ed un’accuratezza maggiore. Dalla puntuale analisi grafologica fatta della firma, del cosrivo e dello stampatello, si mette bene in evidenza un temperamento del soggetto scrivente non in grado di esercitare un autocontrollo a causa di ansia e stress riportabile ad un livello più che elevato.
– Scrittura di soggetti afflitti da Covid 19 ed esposti ad ansia e stress che riescono a controllare ma trasmettondoli sulla scrittura. In tal caso nelle persone scriventi intervengono evidenti variazioni dei parametri grafici tra le scritture redatte a riposo e quelle redatte in condizioni di stress elevato. Confrontando le due tipologie di scritture, si rilevano minori larghezze di lettere e tra lettere e tra parole; un restringimento del calibro da medio a medio-piccolo e un peggioramento della tenuta del margine di destra; una variazione pressoria da Intozzata di primo modo a filiforme, e la presenza di lettere addossate nei testi compilati.
– Scrittura di soggetti afflitti da Covid 19 sottoposti ad ansia e stress che non trasmettono nella scrittura. Sono tutte persone che, anche se sottoposte a elevatissimi fattori di ansia e stress, riescono a esercitare un tale autocontrollo da riuscire, anche in situazioni patologiche, a non manifestare nei caratteri grafici il proprio particolare stato fisco ed emotivo. Certamente, le doti di autocontrollo che il soggetto deve possedere per poter continuare in tutte le abituali attività grafiche devono essere veramente non comuni; ciò non significa che la tensione non viene avvertita, dato che il livello di tensione, il cosiddetto “Eustress” è anzi favorevole all’attenzione. Lo studio vuole quindi dimostrare che il soggetto non presenta significative variazioni del suo ductus scrittorio , mantenendo in ogni stato un controllo fisico e psichico immutato. Ed in tali scritture si rilevano specifici segni grafologici, quali: scrittura ariosa con buona occupazione dello spazio grafico; – intozzata primo modo e aperture a capo; chiusura regressiva degli occhielli; – largo di lettere e tra lettere inferiori al largo tra parole (scrittura non equilibrata); – discontinuità grafica circa la coesione; disuguale metodico del calibro e spadiforme decrescente; – circa l’allineamento base: presenza di ascendente, di mantiene il rigo e di discendente; – inclinazione non omogenea in contesto di pendente; aste prevalentemente rette, talvolta concave a dx; – evidenti dinamismi e flessioni; media chiarezza letterale; cenni di accartocciata e di ampollosa; – vari gesti fuggitivi; ricci di varia natura sia all’inizio parola, all’interno e all’esterno; – ricci della vezzosità, con presenza di ganci e uncini; – intozzata primo modo; apertura e capo; chiusura regressiva degli occhielli; Spadiforme decrescente; – staccata prevalente sull’attaccata; aste rette; scrittura dritta con moderato rovesciata; – direzione del rigo ascendente nel nome e discendente nel cognome; scrittura oscura; Scrittura accartocciata; cenni di spavalda e presenza di uncini. Ma vi è di più da dovere evidenziare: sebbene la firma presenti tratti grafici più complicati e maggiormente articolati rispetto al corsivo, tra firma e corsivo non vi sono differenze dal punto di vista grafologico e semeiotico, essendo i segni principali in pari modo ed entità presenti in entrambi i tipi di scritto.
– Conclusioni Al fine di comprendere quanto alcune malattie che provocano la necessità di riabilitazione del soggetto alla scrittura possano essere accomunabili, nei loro effetti sulla scrittura, a quanto graficamente e grafologicamente rilevabile negli scritti di soggetti affitti da Covid 19, in attuale assenza di altre indagini e dati oggettivi in argomento, per mera analogia si sono presi in considerazione patologie che presentano disturbi neurofisiologici e psichiatrici, quali il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson per i primi, e i Ritardati mentali, Schizofrenia e l’Oligofrenia nonché Depressione, Ansia e Stress per i secondi. In assoluta mancanza di specifica letteratura sul tema, per il rapporto tra la scrittura e le dette patologie sono state esaminate le scritture di riferimento con indagine analitica e puntuale. In tal modo l’analisi di tali scritture ha anche dimostrato, indipendentemente dal lato neuropatologico e psicopatologico, come la Grafologia sia ancora, e forse sempre più, una Scienza umana rivolta all’Uomo che può essere utile anche in questi aspetti così complessi della psiche e del sistema nervoso centrale. L’apporto dato da Girolamo Moretti alla conoscenza dell’uomo e della sua « scaturigine», cioè la “Passione predominante” dev’essere esteso molto oltre gli aspetti oggetto della presente indagine ed a tutto ciò che va all’Essere Umano, verso cui la Grafologia, col passare del tempo, appare sempre più attuale. Per rendersi conto della giustezza di tale affermazione, va sottolineato che il patrimonio che il Moretti ha lasciato ai posteri, oltre alla voluminosa letteratura, è consistito nell’elaborare una serie di segni che potessero permettere anche ad altri di ricavare da una scrittura spontanea ciò che Egli naturalmente vedeva, ma per quanto l’elaborazione stessa sia di quella accuratezza e precisione che tutti conosciamo, nessuno può pensare che basti studiarla per eguagliare il suo Autore. Infatti Padre Giovanni Luisetto, suo diretto discepolo, afferma che: “In Moretti parla soprattutto la sua intuizione”. E l’intuizione non può essere costretta in una semplice elaborazione:l’intuizione va ben al di la. L’intuizione non può essere sempre spiegata.
L’excursus attraverso i disturbi neurologici e psichiatrici, in effetti, ha dimostrato che anche in questi non può esservi, per esempio, un parkinsoniano con la scrittura uguale a quella di un altro parkinsoniano, così come per un alzheimeriano, per un ritardato mentale, uno schizofrenico, ecc… Non si tratta di diversi stadi delle patologie, di diverso livello culturale o di qualsiasi altra causa ma, si tratta proprio di diverse persone, che seppure colpite dallo stesso male, mantengono anche in questo la loro unicità nell’ambito di scritture che rappresentano segni grafologici comuni e …diversi.
Solo nel caso di malattie neurologiche giunte a un livello molto avanzato la dinamica del movimento neurofisiologico sarà così compromesso da non permettere più neanche la scrittura ma, ahimè solo degli indecifrabili tracciati fatti di accavallamenti di forme senza alcun significato, rivelando più di tutti la sofferenza degli scriventi.
Ma quale sarà anche la postura a cui tali Malati e Soggetti scriventi saranno assoggettati? Se in genere per taipatolofie ipotizzabiel un movimento antero-posteriore che, per motivi di equilibrio vien ad essere parzialmemente completati da un movimento di oscillazione laterale, così anche nel tratto grafico si rileveranno tali movimenti di oscillazione e tremore della scrittura.
In sostanza, in tale breve commento si è voluto rendere possibile comprendere anche per il Covid 19 come con la Grafologia si possano individuare nelle scritture non diagnosi mediche ma, soggetti scriventi in grado o meno di controllare stati particolari delle proprie condizioni neurofisiologiche, psichiche e fisiche e come attraverso la scrittura si possano seguire i diversi stadi ed evoluzioni delle malattie ed i particolari effetti che le stesse comportano sul Paziente. Noi scriviamo con la Mente e con tutto il Corpo laddove la Scrittura è una manifestazione dell’Uomo per l’Uomo.
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