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Neuroblastoma alto rischio, la guarigione è possibile?

Si è concluso a Genova il convegno “Neuroblastoma alto rischio, la guarigione è possibile?” Sotto la lente i dati del Gruppo italiano Neuroblastoma. Riuniti ricercatori e clinici che in Italia si dedicano allo studio del neuroblastoma, tra i più frequenti tumori solidi dell’infanzia.
Dal 1976 il Gaslini coordina a livello italiano le attività per un inquadramento e trattamento sempre all’avanguardia in collaborazione con il Laboratorio della Fondazione Italiana per la lotta al Neuroblastoma, l’Università di Genova-San Martino, l’INT di Milano, l’Ospedale Meyer di Firenze, il Bambino Gesù di Roma, la Città della Speranza di Padova, il CEINGE di Napoli, il CIBIO di Trento e più di 30 centri di oncologia pediatrica aderenti all’AIEOP.
Dal 1976 ad oggi vi e stato un costante miglioramento dei risultati e si è passati da una sopravvivenza a 5 anni per tutte le forme di Neuroblastoma del 35% al 75% e per le forme metastatiche dal 7% al 50%.

Questo progresso si è inizialmente manifestato negli anni ’80 per l’uso della chemioterapia ad alte dosi con il trapianto di midollo e più recentemente grazie all’acquisizione nell’armamentario terapeutico di un anticorpo monoclonale specifico per il neuroblastoma. Ma certamente il 50% di guarigioni non è ancora abbastanza e l’incontro ha lo scopo di fare il punto sulle ricerche biologiche e sulle novità terapeutiche, al fine di promuovere la discussione e definire linee di ricerca e algoritmi terapeutici per migliorare ancora la cura di questi bambini. Anche nelle forme localizzate e nel bambino sotto l’anno di età alla diagnosi – dove già erano evidenti buoni risultati – si è assistito ad un ulteriore miglioramento, con percentuali di guarigione intorno al 90% e un reale progresso è stato fatto nell’identificazione, grazie in particolare alla genetica, dei bambini che possono guarire con poca o nessuna terapia, senza gli effetti collaterali tardivi della chemioterapia e della radioterapia. E ancora, grazie alla genetica, sono state individuate alcune alterazioni molecolari di alcuni casi di malattia avanzata che possono essere fatte bersaglio di farmaci specifici combinati alla chemioterapia, facendo intravedere la possibilità reale di combattere con successo forme che a tutt’oggi hanno una pessima prognosi.

Ed oggi inizia ad essere possibile studiare e classificare ancora meglio questi piccoli, anche con il semplice prelievo di poche gocce di sangue periferico. ”Oggi sono stati fatti passi avanti – spiega il direttore UOC Oncologia Clinica e Sperimentale dell’Istituto Gaslini, Alberto Garaventa – il Gaslini è sede del Registro Italiano Neuroblastoma che raccoglie oltre 4 mila casi, e di una bio banca integrata di tessuto e dati genomici, una fonte preziosa per i ricercatori. La sfida è continuare a mantenere un livello elevato nella diagnosi e cura del neuroblastoma, ma anche lo sviluppo di alcuni filoni di ricerca importanti e innovativi che guardino alla terapia personalizzata”.

Al convegno hanno partecipato oltre 100 biologi e oncologi impegnati nello studio del neuroblastoma sospinti dalla Associazione Italiana per la lotta al neuroblastoma che dal 1993 è in prima linea insieme ad altre associazioni nel sostegno a tutte queste attività e porteranno la loro testimonianza alcuni genitori e bambini diventati grandi per una spinta in più per sostenere le attività di ricerca e di cura.

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