[dropcap color=”#000000″ style=”style-1″ background=”#ffffff” ] N[/dropcap]el nuovo Patto della Salute che Governo e Regioni provano a chiudere entro l’estate c’è un punto fermo:
niente più commissari che fino ad oggi intervenivano per ripristinare una sanità dissestata.
Al loro poto, secondo un’anticipazione del Sole 24 ore – ‘compariranno ‘’mini commissari’’ per intervenire sulle singole criticità, dalle liste d’attesa al territorio e un possibile affiancamento da parte delle regioni virtuose per conti e performance- .
Dopo l’uscita dal piano di rientro di Liguria, Sardegna e Piemonte, restano ancora sotto commissariato Abbruzzo, Puglia Sicilia e le quattro più critiche – Lazio, Campania, Calabria e Molise- una terapia d’urto con riduzione del personale, razionalizzazione, tagli dei servizi.
Proprio sui Livelli essenziali di assistenza (Lea) che piani e commissari non hanno sortito lo stesso effetto: lunghe liste d’attesa, disuguaglianze di cura, assistenza sul territorio ancora fermi, sono sì un effetto della mancata attenzione all’organizzazione della sanità ma anche dei tagli a servizi e letti.
Per questo si cercherà di intervenire sulle singole criticità con strumenti e tempi mirati e certi.
Una decisione che trova qualche resistenza dal ministero dell’economia ma l’appoggio di governo e Regioni.
«Siamo d’accordo con le Regioni, non ha più senso un commissariamento generale – avvisa il sottosegretario alla Salute Luca Coletto, come riportato in una dichiarazione al Sole 24 ore -. E anche l’affiancamento con la Regione virtuosa è un’altra opportunità: se c’è la necessità di intervenire può essere un’alternativa all’intervento mirato. Incentivi? Sicuramente vanno previsti. Alla Regione che si affianca va riconosciuto e non necessariamente deve essere finanziario»
Nel nuovo Patto della Salute non sarà più previsto il vecchio modello del commissariamento

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