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Napoli, ospedale Cardarelli:le proposte dei camici bianchi contro l’ingorgo pronto soccorso

Ospedale Cardarelli di Napoli, ingorgo pronto soccorso: una delegazione di medici, infermieri e operatori della prima linea dell’ospedale napoletano, è stata convocata e ricevuta nei giorni scorsi a Roma dal ministro della Salute Roberto Speranza. Non un’iniziativa sindacale ma un momento di ascolto partito dal basso e attivato dal ministero in seguito alla eclatante protesta dei medici in forze al pronto soccorso che a seguito di un venerdì nero, nelle settimane scorse, quando la prima linea dell’ospedale era occupata da ben 172 malati (quanto un ospedale di medie dimensioni) firmarono in massa una lettera di predimissioni. Un modo per accendere i riflettori su una situazione che aveva raggiunto limiti non più gestibili.

Al ministro Speranza sono state illustrate le difficoltà dell’ospedale ma anche i miglioramenti in atto. Un fenomeno, ha sottolineato anche il ministro Speranza, comune a molti ospedali nelle grandi città lungo lo Stivale su cui sono in atto correttivi strutturali da parte del governo.
Il riferimento è ai fondi di investimento del Pnrr per la realizzazione di strutture intermedie territoriali (ospedali e Case di Comunità) in grado di fare filtro verso l’ospedale e il reclutamento di nuovo personale potenziando le borse di specializzazione. Ma ci vorrà tempo.

«Ringraziamo – spiegano gli operatori in una nota – il ministro Speranza e il sottosegretario Sileri per averci ricevuti. Abbiamo avuto modo di illustrare il grave disagio lavorativo e le difficoltà a garantire l’assistenza ai pazienti e sottoposto alcune proposte che nell’immediato potrebbero dare respiro alla realtà locale del Cardarelli. Sentire le istituzioni vicine e sapere che si sta lavorando a soluzioni strutturali per supportare il lavoro di noi operatori dell’emergenza urgenza ci rassicura e ci dà la forza per continuare ad assistere con dedizione i tanti cittadini che accedono ogni giorno al nostro pronto soccorso».

Intanto i medici dell’ospedale e i sindacati provano a studiare una nuova organizzazione interna per venire a capo della ciclica crisi della prima linea dell’ospedale sfociata negli avvenimenti delle scorse settimane e culminati nelle dimissioni in massa dei medici del Pronto soccorso.
In una lettera inviata al presidente della giunta regionale e ai vertici della struttura ospedaliera i camici bianchi e gli esponenti di quasi tutti i sindacati della dirigenza medica indicano la strada che passerebbe per una progressiva autonomia del pronto soccorso rispetto al reparto di Osservazione che, a dispetto delle sua funzioni, durante le fasi di iperafflusso diventa un ospedale nell’ospedale affidato alle cure dei pochi medici (solitamente 5) di turno in pronto soccorso. Badare agli arrivi di nuovi pazienti e a un reparto che ha contato fino a 172 malati stipati sulle barelle provoca un fatale crollo dei livelli di assistenza che esorbitano dalle capacità dei medici.

OSSERVAZIONE BREVE

Il reparto di Osservazione dunque dovrebbe mutare pelle e sotto la regia della direzione sanitaria diventare “Attesa ricovero” e come tale avere malati la cui cartella clinica rimanda ai reparti di medicina e delle altre specialità che avrebbero le responsabilità di questi pazienti. Le cure sarebbero assicurate dagli specialisti che solitamente sono mandati dalle retrovie a rinforzo del pronto soccorso con specialità diverse da quelle del pronto soccorso.

“L’idea è che non devono essere i medici ad andare in pronto soccorso ma i pazienti ad andare finalmente nei reparti – avverte Enzo Baldassarre, segretario provinciale della Cisl medici – tutto ciò si rende necessario in quanto avremo davanti un periodo non breve in cui l’organico del pronto soccorso sarà ridotto e non sarà semplice ripristinarlo e dunque, la priorità deve essere assicurare le guardie di pronto soccorso anche in vista dell’incremento degli accessi dei prossimi mesi con l’obiettivo di fermare finalmente l’esodo dei medici dalla prima linea. A mio avviso tuttavia questo esodo continuerà se non si approvano correttivo ai contratti migliorando la remunerazione, il trattamento previdenziale e assicurando la sicurezza contro le aggressioni. Insomma solo rendendo più attrattivo il lavoro on pronto soccorso potremo venire a capo dalle attuali criticità”.

LA LETTERA

“Il Cardarelli è senza ombra di dubbio l’Ospedale di riferimento a cui tutti affluiscono – dicono i dirigenti sindacali nella lettera alla Regione e al manager – e di questo noi siamo fieri e orgogliosi perché rappresenta un riconoscimento alla professionalità, alla abnegazione e alla indispensabilità degli operatori tutti”. Dito puntato sulla rete cittadina ospedaliera “ormai da anni agonizzanteì” e sulla medicina territoriale “che non è mai riuscita a dare un contributo efficace”.
I sindacati “nell’esprimere piena solidarietà e vicinanza ai medici di pronto soccorso, “ribadiscono l’urgenza di mettere mano a provvedimenti strutturali, che siano nell’interesse dei pazienti e di questo grande Ospedale e che più volte sono stati proposti alla Direzione Strategica”.

Il nodo da sciogliere è la grave riduzione del personale medico dovuto all’esodo inarrestabile dei medici dal Pronto soccorso. L’altro punto critico che consegue alla grave carenza organica è legato agli ordini di servizio, che come è noto “scrivono i medici – sono un rimedio peggiore del male poiché sottraggono unità alle attività degli altri reparti con la conseguenza che le performances di quei reparti, subiscono un inevitabile peggioramento”. Uno scenario in cui i problemi si avvitano sempre di più senza che si arrivi a nessun miglioramento.
Terzo punto che dà la misura della gravità della situazione è legato ai tempi di attesa del Pronto soccorso.

I TEMPI DI ATTESA

Con la riduzione delle unità in servizio e l’inevitabile inadeguatezza delle guardie in effetti i codici verdi sono arrivati a tempi di attesa, dal triage alla visita, fino a 12 ore e i gialli fino a 5 ore.
Questi numeri sono molto preoccupanti, se si considera che questi pazienti nell’infinita attesa non vengono rivalutati né presi in carico e che spesso tra i codici verdi si nascondono patologie anche molto gravi. Ancor più grave la situazione per i codici gialli, che si presuppone da triage avere un’urgenza abbastanza alta, vengono valutati dopo ore. E’ facile immaginare le possibili conseguenze per i pazienti i risvolti medico-legali a ciò collegati.
Il gruppo di lavoro del pronto soccorso e Obi al cardarelli, dicono i sindacati, non esiste più, se ormai più di un terzo delle ore deve essere assicurato da unità esterne al Pronto soccorso.

“Ecco perché riteniamo che si debba prendere atto di questo enorme disagio e che occorra assolutamente provare a governare questa fase, in attesa che si ripristini un minimo di stabilità. Tenuto altresì conto dell’approssimarsi del periodo estivo, se è evidente, come lo è, che la gestione di questo reparto è del tutto fallita, allora è opportuno che la direzione prenda in mano le redini della situazione, provvedendo a cogestire questo reparto prima che sia troppo tardi. Se la direzione si deve far carico di garantire più di un terzo delle ore in Pronto soccorso, allora è giusto che entri nella gestione di questo reparto”.

LA PROPOSTA

Ecco dunque la proposta: tentare di rendere il turno di Pronto soccorso autonomo con le attuali unità in organico. In pratica, dovendo la direzione mandare medici in Pronto soccorso è il ragionamento – si potrebbe pensare di assegnare l’Obi alla diretta gestione della direzione sanitaria e per suo tramite ai reparti di medicina, sganciando i medici di Ps dalle guardie di questi reparti. L’Obi diventerebbe a tutti gli effetti attesa ricovero e gli internisti in turno
in osmosi con i propri reparti deciderebbero il percorso di questi pazienti.
Con 22 unità il turno di PS può essere a stento autonomo, considerato che occorrono 5 medici per turno più il riposo e lo smonto, per un totale di 25.

E’ assolutamente vitale, se si vuole governare questa fase – secondo i camici bianchi – ripartire dalle guardie di pronto soccorso che devono essere complete. Il primario? “Deve esercitare un attento controllo di filtro su tutto quanto si ricovera dal pronto soccorso in OBI o nei reparti”.
La gestione dell’Obi e dell’attesa ricovero dovrebbe essere dunque a carico dei vari specialisti che in questo momento sono costretti ad effettuare turni in Pronto soccorso. Una struttura autonoma con una cartella clinica sotto la responsabilità di un dirigente “terzo” rispetto al Pronto soccorso e con un pool di medici dedicato con l’obiettivo di portare in un tempo rapido questi pazienti nei reparti.

IL CONSIGLIO REGIONALE

Idee e proposte che in maniera più articolata sono contenute anche in quelle all’attenzione del Consiglio su suggerimento del Gruppo 5 Stelle guidato da Valeria Ciarambino che scrive: “Occorre bandire procedure di reclutamento a tempo indeterminato nei profili di dirigente medico per discipline affini od equipollenti alla medicina di urgenza e pronto soccorso in cui sia specificato che per un periodo non inferiore a due anni vi sarà un’assegnazione temporanea al Pronto soccorso (procedura già stata adottata in Regione Toscana ed in tal senso il Consiglio Regionale ha già espresso un chiaro indirizzo politico con l’approvazione di una mozione a mia prima firma). Prevedere che tali procedure consentano la partecipazione di candidati esentati dal possesso della specializzazione purché con almeno cinque anni di prestazione continuativa presso i servizi di emergenza e urgenza (come esperito in Calabria ed Emilia-Romagna). Sollecitare le Aziende sanitarie a ricorrere a tutti gli istituti contrattuali per rendere l’ambito dell’emergenza e urgenza attrattivo per i professionisti mediante la finalizzazione a tale scopo di risorse del fondo per la contrattazione integrativa. Sollecitare le Aziende a perseguire una politica di affidamento degli incarichi che miri a valorizzare tangibilmente il lavoro svolto nell’ambito dell’emergenza e urgenza. Adottare di concerto con le Prefetture, iniziative utili a prevenire gli intollerabili e frequenti fenomeni di aggressione nei confronti degli operatori sanitari. Sollecitare infine le Aziende sede dei maggiori Pronto soccorso della Regione ad adottare provvedimenti tesi a migliorare il flusso dei pazienti in attesa di ricovero con l’apertura della cartella clinica all’Unità di destinazione e presa in carico del paziente entro 3 ore dalla richiesta di ricovero. Sollecitare ancora il Pascale ad adempiere alle pregresse disposizioni della Regione per accogliere pazienti acutizzati a causa delle terapie oncologiche seguite senza gravare sul Cardarelli”.

L’ANAAO

Intanto Eugenio Gragnano neo segretario aziendale Anaao del Cardarelli, in una conferenza stampa ha fatto presente che mancano all’appello circa 250 posti letto. “Il Cardarelli ha subito uno snaturamento per fare posto al Covid in piena emergenza sono state allocate in altre parti le Ortopedie. È stata chiusa la week surgery (interventi programmati) ed è stata ridotta la ricezione di tre reparti di medicina (per via di non poter rispettare il distanziamento). Così anche la riduzione del 50% degli spazi per Otorino e Maxillo facciale. È infine sparita la palazzina M che era dedicata all’intra moenia che garantiva introiti all’ospedale”.

Questo cortocircuito, è stato detto, inizia con lo stop alla ristrutturazione del padiglione C. Oggi l’azienda sta provando a ricostruire la fisionomia del Cardarelli. Franco Verde vicario del Cardarelli coordinatore provinciale ANAAO avverte: “Il Governatore De Luca deve adoperarsi affinché questi posti letto tornino nella disponibilità dei cittadini della regione Campania. De Luca vuole costruire un nuovo ospedale a Giugliano e un nuovo ospedale pediatrico, compreso il nuovo ospedale a Salerno. Ma questi 250 posti letto sono spariti dal giorno alla notte. Non ci aspettiamo altre risposte se non queste, de Luca è l’unico responsabile a cui rivolgersi. In questi 6 anni qualcuno gli ha mai detto che poteva nominare un commissario per gestire da vicino la macchina del Cardarelli? Se così si fosse fatto lo snaturamento del Cardarelli non ci sarebbe stato. Se avessimo avuto a disposizione quei padiglioni dal 2016 avremmo potuto avere un maxi padiglione per il Covid e non sarebbe stato necessario smantellarne altri Il nostro ospedale è una città e non sarebbe servito costruire ospedali modulari se ce ne si fosse presi cura”.

CAOS ALLE SPALLE

Intanto va detto che oggi il Cardarelli naviga in acque molto più tranquille: il pronto soccorso è quasi svuotato grazie a 25 posti letto di Pneumologia ricavati dal management nel padiglione di Ortopedia (fino a tre settimane fa dedicate al Covid) dove 6 sale operatorie sono state messe a disposizione per lo smaltimento delle liste di attesa (151 interventi oncologici dovranno essere effettuati entro la fine di luglio e 800 entro fine anno). Posti che drenano una fetta considerevole di ricoveri. Il padiglione H, finora dedicato al Covid, prima di tornare alla sua funzione nel 2023 fino alla fine del 2022 sarà dunque dedicato anche alle attività chirurgiche per il recupero delle liste di attesa. La riduzione netta degli afflussi fa pensare che finora una quota di accessi propedeutici a ricoveri per prestazioni urgenti passassero per il pronto soccorso quale unica porta di ingresso. A migliorare il deflusso dei pazienti dal pronto soccorso hanno inciso anche il recente potenziamento dei trasferimenti interni e verso altri ospedali della città e soprattutto il più rapido turn-over attuato come modalità operativa dal primario e dalla sua squadra per visite, diagnosi, ricoveri e dimissioni.

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