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Mini-telescopio nell’occhio restituisce la vista a 3 pazienti campani: primo intervento nel Sud alla Federico II di Napoli

Nuove speranze di cura nella lotta alla maculopatia senile, che in Italia colpisce circa un milione di persone ed è prima causa di cecità negli anziani, grazie a un dispositivo innovativo che restituisce percezione visiva e autonomia ai pazienti con forma atrofica per cui fino a oggi non erano disponibili terapie. Primo Centro nel Sud Italia e tra i primi al mondo a impiantare il dispositivo visivo avanzato, l’Unità Operativa Complessa di Oftalmologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli ha oggi annunciato di aver operato con successo i primi tre pazienti.
Gli interventi, perfettamente riusciti, sono stati eseguiti una settimana fa dal professor Mario Toro, della UOC di Oftalmologia del Policlinico Federico II di Napoli diretta dal professor Ciro Costagliola, su tre pazienti, due donne e un uomo con più di 75 anni, con degenerazione bilaterale atrofica all’ultimo stadio. In Campania i pazienti che potrebbero beneficiare di questa nuova tecnologia sono circa 3.000, ma serviranno ulteriori studi clinici per confermare i risultati raggiunti.

Non riconoscevano più il viso dei familiari, non riuscivano a vedere la tv, non potevano leggere o scrivere: per colpa della maculopatia legata all’età, davanti ai loro occhi c’era un ‘buco nero’, proprio in mezzo al campo visivo, che rendeva impossibile una vita normale. Ora, grazie a un intervento innovativo realizzato per la prima volta nel Sud Italia, tre pazienti campani con degenerazione maculare atrofica avanzata, potranno tornare a vedere con una migliore visione centrale e a condurre una vita quotidiana normale. I pazienti, due donne e un uomo con più di 75 anni, seguiti presso l’ambulatorio di retina medica dell’UOC di Oftalmologia del Policlinico Federico II di Napoli diretta dal professor Ciro Costagliola, sono stati operati con successo una settimana fa dal professor Mario Toro. A oggi stanno bene, ma serviranno ulteriori valutazioni clinico-funzionali per convalidare i promettenti risultati raggiunti.
Gli interventi sono avvenuti nel quadro del rilancio dell’attività oftalmologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli che è già partita con due Unità operative semplici di oncologia oculare e oftalmoplastica uniche in Campania, dirette rispettivamente, dal prof. Fausto Tranfa e dal Prof. Diego Strianese. A queste si aggiungerà a breve l’attivazione di un servizio di oftalmologia pediatrica di alto livello e un pronto soccorso oftalmico.
L’intervento, pur essendo estremamente innovativo, è semplice, del tutto simile a quello standard per la cataratta, si effettua in day-surgery e dura 15-20 minuti. Il paziente è vigile e cosciente e l’intervento è effettuato in anestesia locale.

“L’operazione consiste nell’inserire nell’occhio un mini-telescopio dal diametro complessivo di 1 centimetro, tramite un dispositivo simile a una siringa, con un’incisione di circa 7 millimetri che richiede appena 3 o 4 punti di sutura – spiega il professor Toro – Simile all’elica di un motoscafo che lo alloggia nel sacco del cristallino, il telescopio miniaturizzato funziona come una lente di ingrandimento che proietta le immagini viste nella ‘visione frontale’ e ingrandite di 2,7 volte, su aree sane e non degenerate della macula, riducendo l’impatto del ‘punto cieco’ e consentendo così al paziente di vedere immagini non riconoscibili prima. Questo tipo di trattamento è però riservato ai pazienti con maculopatia senile, candidabili nella forma secco-atrofica a evoluzione più lenta, che riguarda in Italia più di 800.000 persone con circa 50.000 nuovi casi l’anno, per i quali al momento non si dispone di terapie. Per la forma umida, più aggressiva e veloce, sono invece già stati introdotti una serie di farmaci di grande efficacia. Nei giorni successivi all’intervento – puntualizza l’esperto – i pazienti dovranno effettuare un percorso riabilitativo per abituare il cervello a sfruttare quella parte di retina ancora funzionante. Questo viene effettuato nel corso di 6-8 sedute di riabilitazione visiva durante la quale l’ortottista spiega al paziente come utilizzare al meglio il nuovo sistema”.

Si tratta di un successo rilevante e i tre interventi in Campania costituiscono perciò una nuova speranza per tutti i pazienti del Sud. “Siamo molto orgogliosi di mettere a disposizione dei pazienti cure di altissima qualità e l’accesso a opzioni di trattamento tecnologicamente avanzate – commenta Ciro Costagliola, Ordinario di Malattie dell’Apparato Visivo e Direttore dell’UOC di Oftalmologia della Federico II – I dati epidemiologici suggeriscono che nella sola Campania i pazienti che potrebbero beneficiare di questa nuova tecnologia sono circa 3.000 e speriamo che in molti potranno sperimentarla per migliorare la percezione visiva e riacquistare autonomia. Tale risultato è il frutto di una collaborazione con l’equipe degli anestesisti e del personale infermieristico, del grande impegno del Direttore Generale Anna Iervolino, del direttore sanitario Emilia Anna Vozzella e di tutto lo staff della direzione aziendale, della lungimiranza del Rettore del nostro Ateneo federiciano professor Matteo Lorito, della Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia professoressa Maria Triassi e del Direttore del Dipartimento di Neuroscienze Prof. Luigi Califano”.

Prof. Costagliola a sinistra, Prof. Toro a Destra

“Siamo impegnati nel rilancio dell’attività oftalmologica della Federico II per coniugare le eccellenze della ricerca con l’efficienza e l’efficacia di un’assistenza di alto livello. Stiamo già implementando nuovi percorsi di accoglienza ed accessibilità per i pazienti, anche per i più piccoli che avranno necessità dell’oftalmologia pediatrica. Il nostro obiettivo è garantire non solo ai cittadini campani risposte tempestive e di qualità, come avvenuto con questo straordinario intervento che dà speranza a tanti pazienti, ma rappresentare un polo di riferimento ben oltre i confini regionali” sottolinea il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II Anna Iervolino.
“L’oftalmologia della Federico II propone una soluzione innovativa per la cura della degenerazione maculare atrofica utilizzando sia una tecnologia meno invasiva sia una serie di farmaci di grande efficacia. Il decorso dell’intervento è risultato ottimo e ciò rende il risultato di questa applicazione di grande valore per la significativa popolazione che soffre di questa patologia, per la nostra università e per la scuola di medicina; quest’ultima continua a dimostrare la sua capacità non solo di formare medici di grandi competenze e richiesti anche all’estero ma anche di sviluppare ricerche che trovano immediata applicazione in termini di assistenza sanitaria. Un ringraziamento al professore Toro e al professore Costagliola per l’impegno profuso”, conclude il Rettore dell’Università Federico II Matteo Lorito.

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