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L’emozionario dei professionisti sanitari.Il progetto social su intelligenza emotiva, narrazione e diritto all’autocura

Gestire la fatica del prendersi cura.

È da tempo oramai che si parla di intelligenza emotiva e della necessità di imparare a gestire le proprie emozioni e collegarle con i propri stati d’animo. Questo ha reso necessario in più ambiti sviluppare progetti, percorsi e riflessioni su come promuovere questa capacità che ha ricadute positive sulla salute. In particolare chi ha il compito di prendersi cura è tenuto a farsi carico delle fragilità e delle aspettative di chi vive momenti alquanto particolari della propria esistenza.

Prendersi cura vuol dire pertanto, offrire sollievo e aprire opportunità di guarigione. Saper curare richiede la capacità di integrare saperi e competenze differenti e la disponibilità ad aprirsi all’ascolto ricordando che ogni paziente è unico e che il corpo non è l’unica dimensione di cui possiamo prenderci cura. Saper curare presuppone la capacità di distinguere sé dall’altro di cui ci stiamo prendendo cura, praticando empatia e compassione con professionalità ed ingegno.

SAPER CURARE

E saper curare presuppone anche la capacità di avere una costante cura di sé, per essere un buon strumento di cura per l’altro. È su questi presupposti si basa “L’Emozionario dei professionisti sanitari”, un progetto nato nel febbraio del 2021 ideato e portato avanti da un gruppo di Infermiere e accolto dal gruppo facebook “Laboratorio di Nursing Narrativo” per dare risposta alla frustrazione che spesso accompagna il lavoro di assistenza.

La Pandemia ancora in corso ha lasciato i professionisti sanitari esausti, provati dal dolore e dalla morte, affaticati emotivamente. Si sono sentiti soli, abbandonati dalle istituzioni, costretti ad operare con pochissime risorse a disposizione e spesso senza leadership. Si è parlato di elevato rischio di sviluppare la Sindrome da Burnout, di Disturbo post – traumatico da stress, di Compassion Fatigue. E in effetti con molta probabilità la categoria è stata colpita da una sindrome multifattoriale che comprende ognuno di questi fenomeni di affaticamento emotivo, seppure in modi differenti e con diverse intensità.

IL PROGETTO

“L’emozionario dei professionisti sanitari” è un progetto che affonda le sue radici in bisogni preesistenti e resi irrimandabili dalla Pandemia in corso. La fatica del prendersi cura infatti, è sì esplosa a causa del Covid-19 ma esisteva anche prima e questo progetto nasce dalla necessità di trovare uno spazio dove nutrire la propria consapevolezza, un tempo in cui elaborare, discutere, sviscerare, un nuovo modo di intendere il proprio diritto/dovere all’autocura, attraverso la promozione del benessere professionale e lo sviluppo dell’Intelligenza Emotiva. Per questo motivo a febbraio del 2021 è nato il nucleo costituente de “L’Emozionario delle professioni Sanitarie” accolto dal gruppo facebook “Laboratorio di Nursing Narrativo Milano”.

L’intento iniziale era quello di creare una comunità che, attraverso la riflessione e la condivisione di storie, di parole, di sentiti potesse dare vita a nuovi significati, un nuovo “vocabolario del sentire” costruito partendo da quello che i professionisti sanitari provano e sperimentano quotidianamente. Sono stati messi a disposizione due indirizzi di posta elettronica ricevendo centinaia di mail contenenti storie, poesie e riflessioni. Inoltre si tengono dirette sulla pagina Facebook “Laboratorio di Nursing Narrativo Milano”.

GLI STRUMENTI

Vogliamo fornire uno strumento per affrontare ed elaborare le emozioni che viviamo ogni giorno durante il nostro lavoro aumentando la consapevolezza per sviluppare l’intelligenza emotiva, gestire le nostre competenze relazionali attraverso formazione, momenti di condivisione e gruppi di lavoro, spiega la Dott.ssa Titti De Simone, infermiera che insieme alle colleghe Paola Gobbi e Rosanna Alagna formano il nucleo costituente del progetto. Nelle dirette Facebook, con la collaborazione di colleghi infermieri esperti, formatori, psicologi e filosofi, siamo partiti dall’etimologia della parola per condividere il nostro sentire e costruire il nostro significato. Il materiale che a mano a mano andiamo producendo e che raccogliamo, ci consentirà di riscrivere un vocabolario delle emozioni che possa guidare i professionisti nei momenti di smarrimento ed essere uno strumento di apprendimento per gli studenti”, continua la De Simone.

LA STRATEGIA

La fatica del “Prendersi cura: Di cosa hanno bisogno i professionisti sanitari per gestire la fatica del prendersi cura? Di diffondere la cultura del diritto all’autocura, di Psychological First Aid, di supporto e sostegno. Ma anche di tempo e spazio per discutere, elaborare, far comprendere alle organizzazioni che è necessario promuovere il benessere professionale attraverso azioni mirate a sviluppare l’intelligenza emotiva e fornire strumenti per affrontare le situazioni più critiche, strumenti troppo spesso affidati alle energie ed alle capacità del singolo.

Urge diffondere la consapevolezza che l’assistenza è fatta di persone, relazioni, bisogni, morte, malattia, disabilità, farmaci, procedure, paura, dolore. “Ho sentito forte il bisogno di narrare, seminare, annaffiare, sottolinea la De Simone. Ed attraverso la voce dei colleghi ricostruire significati, fare comunità con percorsi di “alfabetizzazione emozionale”, riflessioni condivise, racconti e storie. Partendo dal noi, che si autocura, mettendo via il protagonismo autoreferenziale che rende alcuni ambienti difficili da digerire da chi nelle corsie ci passa ore, giorni, anni. Usando le nostre due menti, quella che pensa e quella che sente, ponderando e riflettendo per offrire nuovi strumenti di conoscenza di sé stessi attraverso la narrazione, al fine di rendere universale il sentire di ognuno di noi e condividerlo come patrimonio della comunità”.

Le dirette su Facebook ci permettono di scandagliare il senso di parole, emozioni e sentimenti, per disegnare ogni volta nuovi confini e consapevolezze attraverso un viaggio che parte dall’etimologia per seguire gli impervi percorsi del nostro sentire attraverso la filosofia, il vivere quotidiano, le storie che ognuno vive e sente” conclude la Dott.ssa De Simone.

LE PROPSPETTIVE

Ad un anno di distanza il gruppo di lavoro dell’Emozionario è cresciuto notevolmente. Altri professionisti infatti, ognuno con la sua storia e le sue competenze sta aggiungendo un tassello per costruire insieme uno spazio di ascolto e cura dove i professionisti sanitari possano sentirsi meno soli e protagonisti di un reale cambiamento. L’obiettivo futuro è “sistematizzare” aumentando l’intelligenza emotiva ed imparando a gestire relazioni ed emozioni. Questo determinerà un maggiore benessere professionale con ricadute positive sull’assistenza attraverso l’umanizzazione delle cure.Ad oggi inoltre sono migliaia i professionisti di varie città italiane coinvolti, grazie ad eventi, iniziative, e soprattutto alle 4 rubriche di quello che dopo un anno viene già definito il “Nuovo Emozionario dei Professionisti sanitari”:

  1. La Valigia dei ricordi. Un luogo in cui condividere storie universali, senza tempo, che attraversano generazioni e luoghi fisici.
  2. Lo Spazio etico. Qui viene offerto uno sguardo su argomenti di bioetica applicata e di deontologia, per aprire un dialogo che sia luogo di accoglienza e cura della vulnerabilità.
  3. L’Attualità. In questo spazio si approfondiscono le notizie che colpiscono di più condividendo con chi legge le emozioni che esse suscitan
  4. Lo Zainetto del Benessere. In questa rubrica un’infermiera esperta di shiatsu e medicina narrativa, propone strumenti di autocura e consapevolezza applicando nel concreto l’obiettivo perseguito dall’Emozionario: promuovere tra i colleghi la consapevolezza del diritto al benessere professionale e psicologico di tutta la comunità degli infermieri.
  5. L’intero progetto pertanto, partendo dalla consapevolezza che una buona gestione delle emozioni può contribuire ad essere professionisti ed esseri umani migliori è un punto di forza per promuovere una organizzazione sanitaria che sia più rispondente ai reali bisogni dei singoli operatori e delle comunità professionali.
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