giovedì, 21 Settembre, 2023

Giornalesanità.it

In lutto la medicina...

Gabriella Fabbrocini, 58 anni, docente ordinario di Dermatologia dell’Università Federico II è morta...

Napoli Cardarelli, neuroradiologia interventistica...

La Neuroradiologia del Cardarelli, diretta da Mario Muto è stata identificata dalla Regione...

Il Ministro della Salute...

Secondo incontro delle Federazioni e Consigli nazionali degli Ordini delle professioni sociosanitarie (medici...

Frana a Casamicciola: Ordini...

"Frana a Ischia, l'Ordine professioni sanitarie Tsrm Pstrp di Na è pronto a...
HomeProfessioni e LavoroL’educazione terapeutica: un...

L’educazione terapeutica: un dovere etico e deontologico della professione infermieristica

Distinguere tra educazione sanitaria ed educazione terapeutica è fondamentale per inquadrare un soggetto sano a cui è rivolta la prima, affinché acquisisca tutti i comportamenti finalizzati al mantenimento dello stato di salute, rispetto al soggetto malato, che viene educato a gestire la sua patologia e a conservare la sua dipendenza. Il concetto di educazione terapeutica è chiaramente richiamato nell’articolo 2 del Codice deontologico dell’infermiere del 2019: “L’infermiere orienta il suo agire al bene della persona, della famiglia e della collettività. Le sue azioni si realizzano e si sviluppano nell’ambito della pratica clinica, dell’organizzazione, dell’educazione e della ricerca”.
Nella realtà concreta gli standard educativi sono documentati nella cartella infermieristica, specificando il soggetto che ha svolto l’intervento educativo, i contenuti trasmessi, i metodi utilizzati, i risultati appresi, che possono variare specificatamente dalle indicazioni dietetiche all’addestramento di strumenti per l’autocura, dai programmi di riabilitazione all’autosomministrazione di farmaci alla programmazione di follow-up.
Per poter analizzare i bisogni educativi di ciascun assistito è necessario valutare determinate caratteristiche quali il background culturale, l’età, le conoscenze pregresse e, opportunamente, costruire l’intervento individuale o collettivo, attraverso una metodologia e un approccio corretti tesi a definire gli obiettivi SMART, ovvero specifici, misurabili, accessibili, realistici, commisurati al tempo, che dovranno essere valutati durante l’evoluzione dell’iter diagnostico e terapeutico.
Nel caso in cui l’indagine sia rivolta al singolo, si può decidere di strutturare un’intervista e di rilevare i dati utili osservando il partecipante e avvalendosi di testimoni e interviste formali, mentre l’indagine rivolta al gruppo si può costruire con un appropriato focus group. A questo punto, una volta presa in carico la persona, è necessario inquadrare i bisogni di apprendimento attraverso quattro fasi:

  1. Memorizzazione
  2. Ricordo o descrizione
  3. Spiegazione o applicazione
  4. Utilizzazione autonoma
    A seguito dell’intervento terapeutico, la persona assistita deve memorizzare quanto spiegato, ricordare e descrivere la procedura, applicarla e utilizzarla autonomamente.
    Per attuare un intervento efficace l’infermiere deve identificare per ogni persona assistita:
  1. Lo stile di apprendimento, ovvero la modalità di acquisizione delle conoscenze, che può essere distinta in tre parti:
    • Cognitivo, che si esprime attraverso l’ascolto o la lettura di dati.
    • Affettivo, che si adatta ai sentimenti, ai valori e alle credenze di una persona.
    • Psicomotorio, che si concentra sull’apprendimento del fare.
  2. L’età e il livello di sviluppo, che devono conoscere le caratteristiche individuate dalla pedagogia, dall’andrologia e dalla geragogia.
  3. La capacità di apprendere, in quanto per poter ricevere, ricordare, analizzare e applicare nuove informazioni deve essere sviluppata un’adeguata capacità intellettiva. Bisogna tenere conto su questo punto degli eventuali deficit sensoriali, delle differenze culturali e della capacità di attenzione dell’assistito.
  4. La motivazione, che è data dalla volontà del soggetto di apprendere.
  5. La disponibilità all’apprendimento, che dipende dalla convinzione personale di voler riacquisire l’indipendenza ex ante, dall’evitare complicanze e dal semplificare la dimissione e tornare nel comfort della propria dimora.
    Ecco che quindi l’intervento terapeutico assume un valore essenziale e prioritario, come stabilito anche dal profilo professionale D.M. 739/94: “L’assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale ed educativa”.
    Per poter mettere in pratica questo efficacemente è necessario organizzare a monte i tempi, i contenuti e gli obiettivi, perché solo attraverso un’organizzazione efficiente si può raggiungere la qualità dell’intervento.
Commenti da Facebook
spot_img

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta sempre aggiornato sui temi di maggiore attualità nell'ambito sanitario e ricevi settimanalmente le nostre ultime notizie

Continua a leggere

Il risk management: un evento alla Federico II alla ricerca di soluzioni efficaci

Il 16 febbraio presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II si è tenuto un convegno sul rischio clinico dal titolo ''Il tempo della comunicazione non è solo tempo di cura. Un confronto multidisciplinare alla ricerca di soluzioni efficaci''. Durante l'evento...

3 Marzo, Giornata Mondiale dell’Udito: Un Udito sano per tutti!

Il 3 marzo si celebra il World Hearing day, ovvero la Giornata mondiale dell’udito, una Giornata Mondiale promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che coinvolge più di 100 Paesi in tutto il mondo e in Italia dalla Società Italiana di...

Il Super Infermiere: utopia o realtà?

Rilanciare la professione infermieristica, ormai diventata poco attrattiva. Nelle scorse settimane la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche sta realizzando con alcuni esperti sanitari un documento che verrà poi trasmesso ai parlamentari delle commissioni che si occupano di...