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L’appello degli oncologi: Fondo in scadenza, è fondamentale confermarlo

[dropcap color=”#000000″ style=”style-1″ background=”#ffffff” ] N[/dropcap]egli ultimi 8 anni, in Italia i pazienti guariti dal cancro sono aumentati del 29%: erano 704.648 nel 2010, sono diventati 909.514 nel 2018. Un numero considerevole per quello che non troppo tempo fa era definito il “male incurabile”. La spesa che riguarda le terapie anticancro però è in costante crescita ed è passata da 3,3 miliardi di euro nel 2012 a più di 5 miliardi nel 2017. Per continuare a garantire a tutti le terapie migliori, è dunque fondamentale che venga confermato il Fondo per i farmaci oncologici innovativi, istituito nel 2016, che finora ha permesso a migliaia di malati oncologici italiani di ottenere le terapie più innovative in tempi celeri. Ora, però, il Fondo triennale di 500 mln di euro per i farmaci oncologici innovativi è in scadenza a fine 2019, e se non sarà rinnovato saranno presto a rischio le nuove cure per tantissimi pazienti. È l’appello, diretto alle istituzioni, dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) dal 55° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), che si apre oggi a Chicago con la partecipazione di circa 40mila esperti del settore oncologico da tutto il mondo.

Il Fondo “scade a fine anno; chiediamo alle Istituzioni il rinnovo di questa fonte di risorse dedicate oppure provvedimenti che comunque permettano di poter trattare in maniera adeguata i nostri pazienti”, afferma la presidente Aiom Stefania Gori.

Nel 2017, dal Fondo sono stati spesi circa 409 milioni di euro, e nel 2018 il limite dei 500 milioni non è stato sforato. Ma la spesa per i farmaci innovativi è in crescita ed il Fondo resta uno strumento essenziale.

Nel 2018, inoltre, in Italia sono stati diagnosticati 373.300 nuovi casi di tumore ed il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Proprio l’aumento annuale del numero di neoplasie maligne diagnosticate e che “in molti casi richiedono terapie a lungo termine – spiega Giordano Beretta, Presidente eletto Aiom – costituisce una grande sfida per i sistemi sanitari, che si trovano di fronte a necessarie revisioni delle risorse economiche e umane disponibili”. Fondamentale, aggiunge, è però anche implementare le reti oncologiche regionali attive soltanto in Lombardia, Piemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Puglia, Campania e Provincia autonoma di Trento: “Solo un modello organizzativo di questo tipo consente a tutti i pazienti sul territorio di accedere in modo uniforme alle cure migliori”.
Altro nodo, avverte Gori, è poi “abbreviare i tempi di accesso alle nuove terapie. Il tempo che trascorre fra il deposito del dossier presso l’Agenzia regolatoria europea e l’effettiva disponibilità di un nuovo farmaco in Italia è di circa due anni e questo lungo processo può penalizzare fortemente i malati”.

La buona notizia è che sono quasi 3,4 milioni i cittadini che vivono dopo una diagnosi di cancro, in costante crescita (+3% anno), afferma Roberto Bordonaro, segretario Aiom: “Anche la medicina di precisione, che richiede di effettuare in maniera sempre più estesa test di profilazione genica, impone al Sistema Sanitario l’imprescindibile esigenza di definire le regole di accesso a questi esami”. Ad esempio, “il test per conoscere lo stato mutazionale dei geni BRCA dovrebbe essere effettuato su tutte le pazienti con tumore dell’ovaio al momento della diagnosi e questo impone una pianificazione della spesa”, conclude Saverio Cinieri, tesoriere Aiom.
È questa la via da seguire per definire le migliori strategie terapeutiche e iniziare il percorso familiare che potrebbe permettere l’identificazione di persone sane con mutazione BRCA, nelle quali impostare programmi di sorveglianza o di chirurgia (annessiectomia bilaterale) per la riduzione del rischio di sviluppare la neoplasia”.

(fonte:ANSA)

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