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La sfida delle regioni nella Fase 2: potenziamento delle cure sul territorio per la ripresa

Ripartenza e rilancio: la Fase 2 si presenta come una sfida per il Paese, in particolare per le singole Regioni che si sono trovate ad affrontare il periodo più intenso della pandemia con situazioni epidemiologiche differenti.
Fondamentale il potenziamento delle reti sul territorio e la tecnoassistenza. Se n’è parlato nei giorni scorsi nel webinar “Fase 2: come le Regioni la stanno affrontando” promosso dal Centro Studi Americani in media partnership con Edra e moderato dall’Onorevole Beatrice Lorenzin.

L’esperienza dei mesi passati si intreccia con il timore dell’esplosione di nuovi contagi. “In Campania abbiamo fatto ‘scelte di guerra’ impegnative, raddoppiando i posti in terapia intensiva; dopo 10 giorni dall’inizio della pandemia avevamo già ospedali dedicati al Covid-19 e separati dagli altri – ha precisato il governatore della Campania Vincenzo De Luca -. Ora stiamo continuando a lavorare per creare una rete territoriale di qualità. Però ho una grandissima preoccupazione: ho l’impressione netta che ci sia stato in Italia un crollo psicologico e istituzionale. È come se non avessimo retto più la linea del rigore dopo il 4 maggio. In Campania vogliamo aprire tutto ma per sempre, non vogliamo essere costretti a chiudere ancora. Per ottobre ho i brividi: teniamo gli occhi aperti e lavoriamo con prudenza perché il problema non è risolto: noi ci stiamo preparando”.

Il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche ‘Mario Negri’ Irccs ha commentato:La riapertura è una questione di salute per cercare di contrastare povertà e conflitti che sono le due principali cause di malattia”. Poi ha aggiunto alcune considerazioni sul modello si sanità lombardo: “Il modello di sanità della Lombardia non poteva essere ‘il modello’ di sanità pubblica. Abbiamo visto come nell’emergenza è mancato un servizio di prevenzione e di cure sul territorio. Questa battaglia si vince nelle case dei malati, con unità mobili con cui i medici vanno a casa dei pazienti”.

Vinceremo sul territorio questa sfida contro il virus – ha aggiunto l’assessore alle Politiche per la Salute della regione Emilia-Romagna, Raffaele Donnini -. Al momento siamo arrivati a 253mila tamponi da inizio epidemia; da 5mila al giorno arriveremo a 10mila per fine maggio e a 15mila entro estate. C’è una fase 2 anche nella Medicina: sono ripartite le prestazioni sanitarie che erano ferme, come le vaccinazioni per infanzia o gli screening per il tumore alla mammella. Oggi abbiamo dati che da un lato ci confortano, dall’altro non ci devono fard dimenticare quel che abbiamo passato”.
“Questa emergenza – ha aggiunto il professor Roberto Bernabei, direttore del Dipartimento Scienza dell’invecchiamento della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) della Protezione Civile per l’emergenza coronavirus – ci insegna che il territorio va riempito di competenze, di intelligenze e di tecnoassistenza”.

“Bisogna iniziare a guardare il territorio in maniera diversa – ha commentato Silvestro Scotti, Segretario Generale Nazionale, Fimmg -. Troppo comodo dire che il territorio non c’è stato: spesso non c’è stato chi doveva gestire il territorio. Il territorio ha fatto tutto quello che poteva fare con le sue forze”.
Ha chiuso l’Onorevole Beatrice Lorenzin: “Il Decreto Rilancio è un provvedimento gigantesco: se affrontato nel modo giusto e costruttivo ha ampi margini di lavoro, soprattutto perché ci sono degli impianti strutturali che possono essere migliorati attraverso il confronto con le filiere e le categorie. Dovremo inoltre immaginare dei Lea Covid, cioè un aggiornamento dei nostri Livelli Essenziali di Assistenza in base alle nostre esigenze pre e post Covid; la situazione ci chiede un’azione di riforma e l’impiego delle risorse verso un grande progetto di cambiamento”.

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