Eccesso di peso: la Campania detiene il record in Italia di sovrappeso e gravi obesità infantile. Il dato è stato diffuso a conclusione del congresso della Società italiana di Pediatria che si è chiuso nei giorni scorsi a Sorrento.
“Una realtà – ha sottolineato Annamaria Staiano, ordinaria di Pediatria della Federico II di Napoli che un anno fa è stata designata alla guida della Società scientifica italiana – che non accenna a migliorare e anzi peggiora, aggravata da due anni di restrizioni sociali dovute al Covid”.

I DATI
I dati parlano chiaro: in Campania 18 per cento di bambini è obeso e in media il 6 per cento ha una obesità grave, quando la situazione non può quasi mai essere corretta con una semplice dieta, sport e un corretto stile di vita) a cui si aggiunge un 25 per cento di giovani e giovanissimi in sovrappeso per un totale medio regionale del 49 per cento di ragazzi che ha problemi di eccesso di calorie a fronte del 51 per cento normopeso. Il record nazionale delle gravi obesità spetta però alla provincia a nord di Napoli con quasi l’8 per cento di popolazione giovanile residente colpita dalla patologia a cui si aggiunge il 10,4 per cento di obesi e il 22,9 per cento di ragazzi in sovrappeso. Non va meglio a sud del capoluogo con il 25,2 per cento di giovani con chili di troppo, il 13,4 per cento di obesi e il solo dato dei gravemente obesi con un punteggio di due punti percentuali in mano rispetto alla provincia nord (5,8) ma comunque una percentuale che resta alta.
I dati di Napoli centro sono in scia: il 5,3 per cento dei giovani è obeso grave, il 12 per cento obeso, il 29,5 per cento sovrappeso, 52,4 per cento normopeso (fonte Istituto superiore di Sanità). Di più: in Campania il 62 per cento delle mamme di bambini in sovrappeso e il 14 per cento delle madri di bambini obesi ritiene che il proprio figlio abbia un giusto peso quindi non sono consapevoli. Insomma parliamo di un tema importante perché la bassa percezione da parte delle mamme dello stato di sovrappeso del figlio limita le possibilità di successo della prevenzione.
LE CAUSE
Cattive abitudini alimentari, alimentazione disordinata in quantità, qualità e orari di assunzione, scarsa o nulla attività fisica, abuso di alimenti cosiddetti “spazzatura” di cui genitori e famiglie non conoscono il reale l’apporto nutrizionale e che anziché essere l’eccezione di una alimentazione sana basata sulla dieta mediterranea (fatta di legumi, carboidrati complessi della pasta e del riso, verdura e frutta fresca, Olio extravergine per i grassi) predilige i junk food o ad alto contenuto calorico ma un bassissimo apporto nutrizionale, ricchi di zuccheri, carboidrati e grassi saturi e idrogenati (i pericolosissimi grassi trans), spesso ottenuti da materie prime di scarsa qualità, arricchiti con coloranti, addensanti, conservanti e altre sostanze chimiche che li rendono molto appetibili, fino ad arrivare a creare dipendenza.
Il cibo spazzatura ha un basso potere saziante perché è povero di fibre e ricco di grassi e zuccheri che vengono assorbiti rapidamente dall’organismo e che lo portano a richiederne sempre di più. Per questo motivo, il rischio è quello di ingerirne grosse quantità e sentire di non averne mai abbastanza. Oltre ai comuni cibi da fast food come patatine fritte, hamburger, dolci, caramelle e merendine industriali, rientrano nella categoria di junk food tutti gli alimenti confezionati, molto dolci o salati e che sono composti prevalentemente da zuccheri e grassi. Anche alimenti spacciati come salutari possono nascondersi nella pericolosa categoria di cibo spazzatura. I cereali da colazione ad esempio, ricchi di addensanti, olio di palma o sciroppo di glucosio. Poi ancora i succhi di frutta zuccherati per non parlare delle altre bevande zuccherate ma anche i cibi panati e surgelati, i tanto amati chicken nuggets che tutti i bambini adorano.
“L’obesità e il sovrappeso – avverte la professoressa Staiano – devono rientrare nelle politiche di prevenzione e di salute pubblica in quanto possono favorire lo sviluppo di gravi patologie cardio e cerebrovascolari nell’adulto, diabete di tipo 2 e alcuni tumori. Negli ultimi 30 anni la prevalenza dell’obesità infantile è drasticamente aumentata e sebbene sembra essersi stabilizzata negli ultimi anni i valori restano molto elevati”.
E in effetti l’obesità infantile è da considerare una vera e propria emergenza sociale spesso spia di una disagio socio-economico e culturale più profondo.
NEL MONDO
Negli ultimi quattro decenni, il numero di bambini e adolescenti con obesità è aumentato di oltre dieci volte nel mondo. In 40 anni (dal 1975 al 2016) bambini e adolescenti obesi sono passati da 5 a 50 milioni tra le femmine e da 6 a 74 milioni tra i maschi (Nature Metabolisme 2020). In totale oggi si contano circa 120 milioni di bambini e adolescenti obesi nel mondo. Un problema particolarmente rilevante per la salute futura se si considera che il 40% dei bambini obesi diventeranno adolescenti obesi, e che l’80% degli adolescenti obesi saranno adulti obesi.
I pediatri dunque tornano a lanciare l’allarme su una delle sfide più rilevanti per la salute pubblica del nostro secolo. In Italia, uno dei Paesi europei con il più alto tasso di prevalenza dell’obesità infantile, preceduta solo da Cipro, Spagna e Grecia, i bimbi obesi e gravemente obesi sono il 9,4% del totale e quelli in sovrappeso circa il 20% con dati record, come detto in Campania e in particolare in provincia di Napoli.
Sana alimentazione, attività fisica e sonno corretto sono le strategie più utili secondo i pediatri per contrastare quella che è una vera e propria epidemia. In particolare i fari sono puntati sulla Dieta mediterranea che, come ricorda la Presidente Sip, “è riconosciuta come patrimonio dell’Unesco”.
“Sollecitiamo le mamme ad usare prodotti quanto meno raffinati possibili: ritorniamo a una dieta del passato, sana, ricca di cereali, carboidrati complessi, che danno sazietà al bambino, e poi frutta, verdura, pesce, carne bianca e raramente quella rossa, evitando scatolame e alimenti conservati in quanto gli additivi alimentari e gli emulsionanti contribuiscono all’infiammazione cronica dei tessuti, fattori di rischio per l’insorgenza di diabete e malattie infiammatorie croniche intestinali.”
MIOPIA
Oltre l’obesità è la miopia la nuova minaccia alla salute visiva di bambini e ragazzi, minata anche dall’abuso di device elettronici. Una vera e propria epidemia ribattezzata “Epide-Miopia”. Complici gli stili di vita, la vista dei giovanissimi è a rischio. Al Congresso Sip le indicazioni per proteggere gli occhi dei più piccoli,
La premessa è che la miopia è sempre più diffusa tra bambini e adolescenti, nella stragrande maggioranza dei casi, in età scolare. Nelle popolazioni asiatiche riguarda ormai il 60-70% dei ragazzi (con punte del 90% a Singapore). Negli Usa negli ultimi 30 anni si è registrato un incremento del 50%, con un tasso di incidenza passato dal 26 al 42% (46% nelle femmine). Dati simili sono stati riscontrati in studi condotti in Europa. ìEntro il 2050 si prevede che oltre il 50% della popolazione mondiale sarà miope, con un costo attuale stimato attorno ai 200 miliardi di dollari l’anno. Non solo un problema di salute, dunque, ma anche sociale.
“Solitamente la miopia insorge verso i 5-6 anni o in adolescenza (entro i 13/14 anni) e in genere progredisce per tutta l’età adolescenziale – spiega Roberto Caputo, direttore della struttura complessa di Oftalmologia Pediatrica del Meyer di Firenze – una miopia elevata (oltre 6 diottrie) aumenta il rischio di alcune patologie dell’occhio come la maculopatia, il glaucoma e il distacco di retina. Quello a cui stiamo assistendo è che abbiamo più bambini miopi e con forme più gravi. E’ quindi molto importante la prevenzione per rallentare l’evoluzione”, afferma Caputo.
Ma quali sono le cause di questo incremento esponenziale? “La miopia ha sicuramente una base genetica, ad esempio le popolazioni asiatiche sono più predisposte, così come lo è chi ha genitori miopi. Ma quello che ha influito in modo assolutamente preponderante sull’incremento degli ultimi 30 anni è stato l’aumento delle attività da vicino: dai demonizzati tablet e telefonini alla ridotta quantità di ore trascorse all’aria aperta. Molti studi infatti dimostrano che le popolazioni scolarizzate hanno tassi più elevati di miopia rispetto a quelle rurali – prosegue Caputo – e il quadro sembra essersi aggravato con la pandemia”. Alcuni lavori condotti in Cina hanno documentato ad esempio che l’aumento delle ore passate sugli schermi e la ridotta socializzazione hanno causato un aumento della miopia soprattutto nella popolazione 6-8 anni.
LA PREVENZIONE
Prevenire l’insorgenza e ridurre il rischio di progressione si può: dagli stili di vita alle opzioni terapeutiche. Secondo alcuni studi trascorrere ogni giorno 40 minuti all’aperto comporterebbe una riduzione dell’incidenza della miopia del 23%. Altri studi rilevano che il rischio di progressione della miopia scenderebbe del 54% per i bambini che trascorrono ogni settimana almeno 11 ore all’aperto.
“La prima buona regola, dunque, è cercare di far trascorrere ai bambini più tempo all’aperto, senza il telefonino però, magari praticando uno sport. Non a caso nelle scuole di Singapore i bambini miopi devono fare un’ora di attività all’aperto ogni giorno”, afferma Caputo. Scontato, ma non per questo meno valido, il consiglio di limitare il tempo trascorso dai bambini davanti agli schermi e, in ogni caso, “privilegiare gli schermi più grandi, come tv e tablet rispetto ai telefonini, assicurandosi che venga mantenuta un’adeguata distanza”.
Senza dimenticare i controlli della vista in età pediatrica, da fare alla nascita, a 3 e a 6 anni. Occorre anche prestare attenzione ai principali segni che devono far sospettare un difetto di vista, per esempio se il bambino si avvicina troppo alla televisione, se strizza gli occhi quando guarda la televisione da lontano, e se ha il mal di testa, che in taluni casi può essere un sintomo della miopia.
Esistono poi le strategie terapeutiche per fermare la progressione della miopia. “Da qualche anno una letteratura consolidata dimostra come l’atropina (per ora disponibile solo come preparato galenico) a bassissimo dosaggio, somministrata ogni sera, abbia un’efficacia elevata (intorno al 60- 70%) nel ridurre la velocità di progressione della miopia. Sono invece un’innovazione recente, e quindi meno consolidata in letteratura, gli occhiali con lenti a defocus periferico che hanno un’indicazione per il controllo della progressione miopica”, conclude Caputo.