Nel corso del 2019 si è più volte parlato dell’aumento di casi di infezioni in ambito ospedaliero, su nove milioni di ricoveri annui da 450 a 700 mila persone si ammalano di infezioni ospedaliere pari al 5-8 percento di tutti i ricoveri. E 7.800 persone perdono la vita a causa di infezioni antibiotico resistenti contratte nel corso del ricovero ospedaliero.
Le infezioni più frequenti sono quelle respiratorie, seguite da batteriemie, infezioni del tratto urinario, e del sito chirurgico. I microrganismi responsabili più comuni sono Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomoas aeruginosa, e Staphylococcus aureus, spesso multiresistenti agli antibiotici e contro i quali vi sono poche armi efficaci,anche se almeno la metà sono prevenibili applicando procedure adeguate. L’igiene delle mani ad esempio insieme all’igiene ambientale sono ottimi strumenti almeno per prevenirle o bloccarle.
Infatti, allo scopo di informare le persone, in occasione della Giornata 2019 per l’igiene delle mani l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sostenuta anche dall’Istituto superiore di sanità (Iss), il cui slogan è stato ‘Cure sicure per tutti – Clean care for all-it’s in your hands’, sono state esposte alcune indicazioni per la prevenzione.
Tuttavia questo fenomeno è diventato una seria emergenza nazionale e in Italia scatta l’allarme per la mortalità causata dalle infezioni ospedaliere, registrando il 30% di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi Ue.
Secondo il rapporto Osservasalute 2018 presentato a Roma, dal 2003 con 18.668 decessi si è passati ai 49.301 al 2016, “C’è una strage in corso, ma il fenomeno viene sottovalutato e considerato ineluttabile”, ha detto Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio sulla Salute.
“Abbiamo osservato il fenomeno per anni e ora possiamo parlare di emergenza nazionale, con numeri più che raddoppiato in pochi anni”, ha sottolineato Ricciardi. “Eppure non si interviene come si dovrebbe, per esempio applicando il piano nazionale contro l’antibioticoresistenza che è rimasto lettera morta”.
A rendere sempre più insidiose le infezioni ospedaliere è proprio l’aumento dell’antibioticoresistenza e il dilagare dei super-bug. “Se i numeri indicano un raddoppio dei decessi, possiamo dedurre che il dato nella realtà sia almeno triplicato. E non si tratta di un problema di registrazione dei dati: già qualche tempo fa il Centro europeo per il controllo delle malattie aveva segnalato che l’Italia ha il 30% delle morti per infezioni da sepsi correlata all’assistenza. Dunque c’è un problema reale, e il fenomeno è drammaticamente sottovalutato”, aggiunge Ricciardi.
A più rischio gli anziani. L’aumento del fenomeno è stato osservato in tutte le fasce d’età, ma i dati Osservasalute mostrano come incida maggiormente fra gli over 75, con 36.824 decessi solo nel 2016. A livello regionale, poi, la crescita della mortalità sepsi-correlata nella classe di età ’75 anni e oltre’ è un fenomeno generalizzato a tutte le aree del Paese. E dal 2016 la situazione non è migliorata.