Il 16 febbraio presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II si è tenuto un convegno sul rischio clinico dal titolo ”Il tempo della comunicazione non è solo tempo di cura. Un confronto multidisciplinare alla ricerca di soluzioni efficaci”. Durante l’evento le tavole rotonde hanno visto protagonisti avvocati, medici, infermieri per confronti multidisciplinari sui profili maggiormente problematici e per dettare linee di indirizzo sulle responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie. Ad aprire l’evento vi è stata la prof.ssa Maria Triassi, a cui poi sono succeduti il Prof. Giovanni De Simone e il Prof. Ivo Iavicoli. A chiudere il convegno la Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Napoli Teresa Rea, che ha sollecitato una maggiore sensibilità da parte degli infermieri verso queste tematiche così attuali.
L’obiettivo del confronto è stato quello di evidenziare nel complesso quadro normativo in profonda evoluzione costruire strumenti di indirizzo comuni viste le sempre crescenti e nuove necessità in tema di risk management: quali e quanti professionalità formare, quali strumenti formativi, quali i principali contenuti che devono essere appresi e aggiornati. Questi sono solo alcuni degli aspetti su cui è stato ritenuto opportuno che il mondo accademico si confrontasse.
In Italia si è assistito ad un continuo incremento di interesse sul tema della sicurezza delle cure e della qualità delle prestazioni a partire dalla fine degli anni ’90 e ciò non solo per una rinnovata cultura della sicurezza delle cure, ma anche per i dati che indicano come un’errata gestione del rischio possa comportare un aumento delle spese per le prestazioni sanitarie. I componenti del risk management non si scelgono per titolo di studio, ma, come prescrive la legge, in base a una “adeguata formazione e comprovata esperienza” nell’organizzazione e nella gestione del rischio. La Federazione Nazionale degli Ordini degli Infermieri, come è stato sottolineato dai professionisti infermieri presenti al confronto, lo ha sottolineato in occasione della presentazione al Forum Risk Management di Firenze dei risultati del lavoro svolto dal coordinamento delle Regioni nel corso del 2019 e lo ha ribadito durante il Forum Risk Management di Arezzo nel 2022: queste precisazioni sono state rese necessarie dopo che alcune strutture certificative private hanno sostenuto che a essere responsabile – ovvero direttore di struttura complessa – delle unità di rischio clinico debba necessariamente essere esclusivamente un medico.
La preparazione necessaria al corretto svolgimento dei compiti dei protagonisti manager del rischio clinico è sostanzialmente rivolta ai temi dell’organizzazione, dell’analisi dei processi, di comunicazione, di formazione e non ultima di cambiamento culturale. È evidente quindi come la necessità di individuare le caratteristiche di un risk manager della sanità non debba essere esclusivamente ricercata nel corso di laurea svolto ma nella formazione e nelle attività oggettive svolte cioè “con adeguata formazione e comprovata esperienza almeno triennale nel settore” come appunto indica la legge. Oltre il 90% degli errori che si verificano nella sanità italiana non sono attribuibili a imperizia imprudenza o negligenza ma, invece, a carenze organizzative, scarsa proceduralizzazione dei processi e ridotto cambiamento culturale verso l’errore. Pensare oggi al rischio “clinico”, hanno sottolineato gli avvocati presenti, vuol dire non aver chiaro come si ottiene la sicurezza in sanità che tanto chiaramente ha indicato la legge 24 che l’ha ampliata a quello più corretto di sicurezza in ambito sanitario e che va a contemplare il rischio assistenziale, impiantistico strutturale e organizzativo.
A conclusione del convegno i discenti del corso di perfezionamento in Healthcare risk management e patient safety della Federico II hanno espresso il cambio di paradigma della formazione ed esortato che il cambiamento culturale avverrà solo quando si riterrà sostanziale l’apporto di tutti, nessuno escluso: solo in tal modo potranno migliorare i processi e ogni operatore sarà ritenuto necessario ed utile per rendere le cure più sicure. Il target di figure professionali da coinvolgere e di figure in formazione da raggiungere è estremamente ampio come indicato dagli esperti: Risk Manager (collaboratori o aspiranti tali), Medici di formazione internistica o chirurgica, Medici Legali Ospedalieri, Infermieri; Ingegneri clinici, tecnici sanitari, Farmacisti, Dirigenti amministrativi, RSPP, dirigenti degli Uffici Tecnici e responsabili della manutenzione, responsabili della Qualità e/o del governo clinico, Medici competenti. Tutti sono i protagonisti della nuova sanità da formare per creare le basi di una cultura della sicurezza più solida e attuabile.