Spesso si sente parlare di cardiochirurgia, di interventi a cuore aperto, di trapianti cardiaci, di cardiochirurghi e di anestesisti ma pochi sanno che uno dei principali protagonisti in sala operatoria di cardiochirurgia è il perfusionista con la gestione della circolazione extracorporea. Anche nelle serie televisive più viste ci vengono proposti scenari di sale operatorie aventi prevalentemente come protagonisti chirurghi, anestesisti ed infermieri di sala operatoria … ed il tecnico perfusionista? Ma chi è il perfusionista? E che cosa è la circolazione extracorporea?
Addentriamoci insieme nel mondo della perfusione…
Siamo a metà del secolo scorso quando la circolazione extracorporea (CEC) approda anche in Italia, da oltreoceano, con l’avvio dei programmi di cardiochirurgia, non solo per pazienti adulti, ma anche per i pazienti pediatrici e i trapianti cardiaci.
Sin da principio si comprende la complessità di queste procedure evidenziando la necessità di una competenza scientifica integrata con lo studio di materie quali fisiologia, fisica e chimica. Per tale motivo queste esperienze, nella fase iniziale italiana, potevano essere condotte solo da una figura medica. Si impone pertanto la necessità di creare una nuova figura, altamente specializzata e formata sulle procedure chirurgiche, che collaborasse strettamente con il cardiochirurgo e l’equipe, con il compito di arrestare il cuore del paziente e condurre in piena autonomia la circolazione extracorporea con l’ausilio della macchina cuore ‐polmone.
Il tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare è, ai sensi della legge n. 251 del 10 Agosto 2000, un operatore delle professioni sanitarie dell’area tecnico-assistenziale. Il Corso di Laurea in Tecniche di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare si articola in tre anni di corso ed è istituito all’interno della Facoltà di Medicina e Chirurgia. I laureati dovranno essere dotati delle basi scientifiche e della preparazione teorico-pratica necessarie per essere abilitati all’esercizio della professione di Tecnico di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare. I laureati, inoltre, dovranno raggiungere un livello d’autonomia professionale, decisionale ed operativa derivante da una formazione teorica e pratica che includa anche l’acquisizione di competenze comportamentali e che venga conseguita nel contesto lavorativo specifico, così da garantire, al termine del percorso formativo, la piena padronanza di tutte le necessarie competenze. Possono essere ammessi al Corso di Laurea in Tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria i candidati che siano in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o di altro titolo di studio conseguito all’estero, riconosciuto idoneo. Considerando le attività svolte dal Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, lo studente che si vuole iscrivere al corso dovrebbe avere una buona capacità al lavoro di gruppo nonché abilità ad analizzare e risolvere i problemi.
Il tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare di sala operatoria di cardiochirurgia o perfusionista gestisce la macchina cuore-polmoni per la circolazione extracorporea (CEC) che permette di sostituire temporaneamente la funzione di pompa del cuore e di ossigenazione dei polmoni, permettendo al cardiochirurgo di operare su un cuore fermo e senza sangue.
La macchina cuore – polmoni è costituita da due elementi fondamentali; la pompa arteriosa e l’ossigenatore collegati tra loro e con il paziente attraverso elementi di giunzione (tubi-raccordi-cannule). Il collegamento del paziente alla circolazione extracorporea avviene attraverso due vie, una venosa ed una arteriosa. La via di accesso venosa assicura il drenaggio del sangue venoso verso la macchina, la via di accesso arteriosa invece riporta il sangue ossigenato nel sistema arterioso del paziente. Per cui, negli interventi a cuore aperto, il cuore del paziente verrà fermato con una soluzione che lo arresta e contestualmente lo protegge per tutta la durata dell’intervento cardiochirurgico. La funzione del cuore ossia quella di mantenere in vita i vari organi e tessuti garantendo un adeguato apporto di ossigeno è sostituita dalla macchina cuore-polmoni. Il sangue viene ossigenato all’esterno del corpo e riportato nel circolo arterioso del paziente per essere distribuito a tutti gli organi e tessuti del paziente stesso. La conduzione della circolazione extracorporea è una fase particolarmente delicata dell’intervento cardiochirurgico in quanto oltre all’ossigenazione del sangue ed al mantenimento del flusso ematico calcolato sulla superficie corporea del paziente (litri/min/m2) deve anche garantire l’accurato monitoraggio, valutazione e gestione di diversi parametri vitali.
E’ il perfusionista con la conduzione della circolazione extracorporea che mantiene in vita il paziente durante l’intervento a cuore aperto. Protezione del cuore, pressione arteriosa, pressione venosa centrale, funzione renale, parametri da emogasanalisi (ph, pO2, PCO2, BE, elettroliti, Ht, Hb, lattati), temperatura corporea, trasporto di ossigeno (DO2), consumo di ossigeno (VO2), saturazione venosa (SVO2) sono tutti parametri da tenere sotto stretto controllo per garantire una perfusione sistemica ottimale.Oltre alla circolazione extracorporea convenzionale, protagonista indiscussa per gli interventi a cuore aperto nelle sale operatorie di cardiochirurgia, il perfusionista può gestire anche l’ECMO (Extra Corporeal Membrane Oxigenation). Quest’ultima è una particolare tecnica di circolazione extracorporea utilizzata in ambito di rianimazione per trattare pazienti con insufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta grave potenzialmente reversibile ma che non risponde al trattamento farmacologico e medico convenzionale massimale.
Abbiamo conosciuto insieme questi due pilastri, la maggior parte delle volte sconosciuti, della cardiochirurgia…il perfusionista e la circolazione extracorporea. La dicitura perfusionista richiama solo una parte delle competenze del Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare (TFCPC), trascurando la reale poliedrica identità di questa figura professionale. Va sottolineato, infatti, che la figura professionale del perfusionista, con l’introduzione del corso di laurea in Tecniche di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare ha ampliato le attività professionali anche nell’ambito della cardiologia diagnostica-strumentale ambulatoriale, cardiologia interventistica, elettrofisiologia ed elettrostimolazione, terapia intensiva, dialisi, prelievi d’organo e di altri settori sanitari legati alla cura e alla diagnostica di patologie cardiovascolari.