L’”essere” un professionista della salute, oggi, vuol dire declinare e coniugare, in diversi modi, il profilo professionale, la formazione (di base e post laurea) ed il codice deontologico. Il lungo percorso che porta ai giorni nostri trova, come tappa fondamentale, la legge 42/99, in cui, finalmente, la denominazione “professione sanitaria ausiliaria” (presente nel TU delle leggi sanitarie del 1934) è sostituita dalla denominazione “professione sanitaria”, a suggellare il fatto che non esistono più professioni principali e professioni ausiliarie, ma solo professioni sanitarie, costituite da una specificità a sé stante, con attività e ambiti di competenza propri. La crescita e l’evoluzione delle competenze, che molto semplicemente trova espressione come compendium di saperi (sapere, saper fare, saper essere) pone, nella società moderna, indissolubili termini di una aequatio, da una parte l’autonomia professionale e dall’altra la responsabilità professionale, come fosse quest’ultima, prezzo e condizione sine qua non, per poter davvero meritare la capacità di pensare e agire liberamente, in modo indipendente.
La parola autonomia, che deriva dal greco Autos, “egli stesso” e Nomos, “legge”, ben si applica all’esercizio professionale in ambito sanitario moderno, in quanto indica la libertà di vivere secondo le proprie leggi, ossia di agire secondo le proprie inclinazioni, modalità e opportunità. Lo stesso principio di autonomia si applica, però, non solo al professionista sanitario, ma anche al cittadino, affermandone la libertà da ogni forma di paternalismo medico che imponga scelte, senza ottenere il dovuto consenso. Al paziente compete, per esempio, in quanto persona, di decidere se accettare o rifiutare un trattamento proposto e di partecipare, in modo attivo, nelle scelte che lo riguardano come figura centrale nei percorsi sanitari. Da quanto detto, emerge la complessità nell’esercizio della professione sanitaria, data, dunque, dal garantire due aspetti delle cure, così importanti da essere ricompresi in articoli di legge: la qualità e la sicurezza, imprescindibili tra di loro, perché garantire alta qualità delle prestazioni significa garantire prestazioni orientate alla patient safety e alla security. Nulla di tutto questo può essere raggiunto senza un processo di presa di coscienza. Solo se il professionista sanitario è disposto davvero a responsabilizzarsi, affrontando il fatto di riconoscere il proprio raggio di competenza, le difficoltà ed i limiti del proprio agire, il modo di relazionarsi, i pregiudizi, le credenze e i modelli di condotta e, infine, le proprie emozioni si pone nella condizione di scegliere ciò che è giusto per sé e per gli altri e realizzare nuovi paradigmi professionali. Questo è il focus del IV Congresso Nazionale APSILEF, l’Associazione Professioni Sanitarie Italiane Legali e Forensi, che si terrà a Caserta nei giorni 19 e 20 maggio 2023.
Quale paradigma per le professioni sanitarie; in che modo e perché diventa attrattivo? Lo abbiamo chiesto al Presidente di APSILEF, Infermiera Legale Forense, Mara Pavan.
Secondo l’epistemologo Thomas S. Kuhn: Paradigma si riferisce a uno o più risultati raggiunti dalla scienza del passato, ai quali una particolare comunità scientifica, per un certo periodo di tempo, riconosce la capacità di costruire il fondamento della sua prassi ulteriore. Quando abbiamo scelto il titolo del Congresso di questo anno, volevamo riportare sia il contributo del passato e l’aspetto evolutivo che abbiamo vissuto negli ultimi anni come professionisti sanitari, ma, al tempo stesso, poiché è insito nella stessa natura del paradigma l’apertura a nuove basi, la possibilità di partecipare alla conquista di nuovi procedimenti metodologici che consentano la realizzazione di metodi e la ricerca di soluzioni ai problemi che riguardino l’agire quotidiano dei professionisti della salute. È questa possibilità a rendere attrattivo il ruolo di tutti gli attori coinvolti nel sistema sanitario del presente e del futuro. La nostra Associazione, che riunisce specialisti nella materia giuridico-sanitaria, vuole dunque affrontare, approfondire e analizzare tutte le possibilità degli ambiti di competenza riferiti ai vari profili professionali sanitari e le relative implicazioni sul piano civile, penale e disciplinare. Per questo, il congresso sarà un momento di riflessione e anche di dibattito su temi particolarmente sentiti dai professionisti sanitari, come, ad esempio, i dati personali relativi alla salute: quale protezione per il cittadino e quali rischi per il professionista di violazione della privacy; come l’errore diagnostico e le buone pratiche clinico-assistenziali, alla luce delle attuali normative: quali criticità ancora da risolvere
Si parlerà ancora del ruolo del professionista sanitario come CTU, ovvero consulente tecnico d’ufficio e CTP, ovvero consulente tecnico di parte, nei tribunali: grandi opportunità e sfide introdotte con la legge Gelli-Bianco. Un tema importante sarà soprattutto la violenza, declinata in vari aspetti, dalla violenza di genere, sotto la prospettiva di quale sia ruolo del sanitario nel percorso protetto, lo stato dell’arte e le prospettive, attraverso il confronto di esperienze sul campo; alla violenza subita dal personale sanitario. In questo particolare ambito, non mancheranno considerazioni giuridiche su un fenomeno in crescita che colpisce i professionisti della salute sia dall’esterno che all’interno dello stesso ambiente di lavoro.
Cosa è cambiato da quando è nata l’associazione che Lei rappresenta in qualità di Presidente e cosa si auspica per il futuro delle professioni sanitarie in ambito legale e forense?
Da quando APSILEF è nata, nell’aprile 2016, i Professionisti Sanitari che ne fanno parte, in possesso del Master in materia giuridico-sanitaria, hanno lavorato molto per attuare quanto previsto negli scopi/obiettivi statutari dell’Associazione. Un risultato importante è stata la creazione del Registro dei Professionisti Sanitari Legali e Forensi, pubblicato sul sito istituzionale (www.apsilef.it) che prima non esisteva e a cui hanno già fatto riferimento Enti, Professionisti del Foro nonché cittadini privati. Grazie ad APSILEF sono stati aperti sportelli legali-forensi con Ordini Professionali, sigle sindacali, mettendo a disposizione i nostri soci come consulenti. In collaborazione con la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (FNOPO) e la Federazione Nazionale Ordini Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione ( FNO TSRM PSTRP), sono stati siglati protocolli di revisione degli Albi per Infermieri Legali Forensi, Fisioterapisti Legali Forensi e altri profili professionali nei Tribunali d’Italia, con il Consiglio Superiore della Magistratura e con il Consiglio Nazionale Forense. In questo settore, che prima era riservato principalmente ai medici legali, sono ancora troppo poche le nomine dirette dei Consulenti o Periti per i Giudici: su questa criticità, sarà più proattivo possibile l’impegno della nostra Associazione. Per il futuro, tanti ancora gli obiettivi da perseguire: in ambito di formazione post base, attraverso Master organizzati dai vari Atenei, sia in forma residenziale che telematica, Apsilef si propone di realizzare una maggior conoscenza delle competenze da parte dei professionisti sanitari in ambito giuridico e, di conseguenza, si prefigge di renderli più consapevoli nell’esercizio quotidiano della professione. Un altro obiettivo è riuscire ad esercitare anche in ambito di Sanità pubblica, convinti del fatto che il contributo del professionista sanitario sia fondamentale per garantire alti standard qualitativi nelle prestazioni oltreché per prevenire o arginare il rischio di errori, senza tralasciare la sanità di prossimità e l’ulteriore cambio di paradigma cui ci proietta il nuovo PNRR con il DM 77.