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Il CCNL della Sanità pubblica 2019-2021: cosa cambia e quanto dovremo aspettare dopo il nuovo Governo

Il 15 giugno 2021 è stato firmato dall’ARAN e dalle parti sindacali la pre-intesa del contratto sanità, precedente al contratto definitivo che riceverà il via libera da parte della Ragioneria di Stato e registrato dalla Corte dei Conti. Un contratto ottenuto dopo una lunga trattativa che si dimostra già dalle premesse innovativo e rivoluzionario rispetto a quelli del passato e che darà il via a molti punti interessanti, cambiando il volto contrattuale concepito fino ad oggi. Le ricadute politiche che si sono delineate in questi mesi e che vedono l’avvicinarsi delle elezioni previste per il 25 settembre comporteranno un ritardo per i 550 mila lavoratori del comparto sanità, di cui 270 mila infermieri.

Il primo elemento che crea un cambiamento col passato è la classificazione del personale: le categorie A, B, Bs, C, D, Ds non esisteranno più e saranno convogliate all’interno delle aree con una novità, ovvero una new entry all’interno del nuovo sistema di classificazione, vale a dire l’area di elevata qualificazione, prevista dal decreto Brunetta n.80/2021 alla quale sarà possibile accedere fino al 50% dall’interno e un minimo del 50% dall’esterno.

Altro passaggio è della categoria A alla categoria B che confluiranno nell’Area degli Operatori di supporto, a seguire l’Area Operatori composta dagli ex Bs (ruolo tecnico, ruolo amministrativo, ruolo sanitario), mentre la categoria C sarà formata dal ruolo tecnico, sanitario e amministrativo che diventerà Area assistenti. Nell’area di maggiore densità all’interno della sanità si troveranno gli ex D e Ds, ovvero l’Area dei professionisti della salute e dei funzionari, quindi tutte le professioni sanitarie a cominciare da quella infermieristica, dell’assistenza sociale, dei funzionari e dei collaboratori tecnico- professionali.
Si tratterà questa di un’area decisamente densa che oltre al sistema di classificazione vedrà un nuovo sistema degli incarichi che diventerà parte integrante del sistema di classificazione.

Anche le progressioni economiche saranno rivoluzionarie rispetto alle vecchie fasce e verranno chiamate Dep, ovvero Differenziali Economici di Professionalità, un sistema che rispetto alle vecchie fasce retributive porrà un valore unico per ciascuna Area per un totale di 6 possibilità di passaggio per ciascuna delle aree (rispettivamente 1000 euro per l’Area Assistenti, 800 euro per l’Area Operatori, 700 euro per l’Area Operatori di Supporto), 7 possibilità di passaggio invece per l’Area dei Professionisti della Salute e dei Funzionari (per questa sarà previsto un incremento di 1200 euro). Cosa succederà alle vecchie fasce economiche? Le vecchie fasce resteranno ad personam come bagaglio economico non riassorbibile in maniera tale che quelli raggiunti rappresenteranno i Differenziali Economici e per ciascuna Area tutti i professionisti sanitari ricominceranno da zero.

Una pre-intesa raggiunta che raccoglie soddisfazione da parte dei sanitari, eppure lascia a qualcuno un po’ di amarezza: è necessario precisare che il contratto non può contrattare le somme che spettano ai lavoratori nel loro insieme, elemento questo che viene definito dalla legge di bilancio che è destinata a stabilire gli aumenti contrattuali per il pubblico impiego. Una volta definite le somme, al contratto spetta soltanto indicare gli aumenti e le voci indicative delle somme.
In attesa quindi del via libera della Ragioneria di Stato e della Corte dei Conti bisognerà attendere ancora qualche mese: per gli aumenti, gli arretrati e le indennità Covid-19 si dovrà aspettare l’autunno inoltrato con aumenti da 117 a 171 euro al mese.

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