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Il 15 giugno,si celebra la Giornata mondiale sulla consapevolezza degli abusi sulle persone anziane. L’importanza del ruolo del terapista occupazionale

Oggi si celebra la giornata mondiale della consapevolezza degli abusi sull’anziano. L’Italia è seconda solo al Giappone per numero di persone anziane e la pandemia ha fatto emergere la maggior vulnerabilità di questa fetta di popolazione, spesso fragile e in condizioni di cronicità.

I diritti umani degli anziani sono garantiti dall’art. 2 della Costituzione (principio fondamentale dell’inviolabilità dei diritti dell’uomo) e dall’art. 25 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale).

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’abuso come “un atto singolo o ripetuto o una mancanza di azione appropriata, che si verifica in qualsiasi rapporto in cui esista un’aspettativa di fiducia che provoca danni o disturbi ad una persona anziana”.  Ci può essere una vasta gamma di gravità degli abusi: finanziario, fisico, sessuale, psicologico, da negligenza.

L’abuso psicologico, emozionale e verbale è definito come qualsiasi azione, verbale o non verbale, che riduce il senso identitario di una persona, la sua dignità e autostima. Queste forme di abuso possono includere la non considerazione dei desideri dell’assistito, non rispettare i suoi oggetti o animali domestici, le minacce, il trattare come bambini.

La negligenza può essere passiva (i caregivers possono fare il loro meglio per fornire assistenza a una persona cara, ma potrebbero non avere le conoscenze, le competenze o le risorse per fornire assistenza adeguata o non essere a conoscenza di come accedere alle risorse e alle informazioni locali) o attiva. Il risultato è la mancata partecipazione a esigenze sanitarie e di cura personale, quali lavarsi, vestirsi e, l’abbandono in un luogo non sicuro, etc.

E’ difficile quantificare il fenomeno, perché gli anziani sono riluttanti a rivelare gli abusi per vari motivi, tra cui la mancanza di conoscenza di ciò che costituisce abuso o non vuole perdere contatto con l’autore.

Molto spesso il professionista sanitario come il terapista occupazionale può rivelarsi una persona chiave per evidenziare un episodio di abuso, grazie all’alleanza terapeutica, alla confidenza che si crea nella routine nella vita quotidiana. Ad esempio durante l’attività di s/vestizione il terapista può esaminare le parti del corpo normalmente coperte dall’abbigliamento. Il terapista potrebbe istruire la persona circa i diversi tipi di abuso, potrebbe essere in grado di fornire istruzione e sostegno, o fungere da collegamento tra l’anziano e le rete offerta dalla comunità per contrastare questi fenomeni.

L’isolamento sociale può rendere l’anziano più vulnerabile o rendere più difficile l’accesso all’assistenza e aumentare il carico di lavoro e, soprattutto, di stress, del caregiver.

I programmi di terapia occupazionale rivolti alla persona anziana possono essere preventivi riducendo il rischio cadute e favorendo la partecipazione sociale, trovando strategie alternative per proseguire le connessioni alla propria rete, permettono di mantenere più a lungo il proprio ruolo sociale e la propria identità personale. Nell’anziano con patologia sono determinanti per mantenere più a lungo la propria autonomia personale, nelle attività primarie ma anche di tempo libero, la consapevolezza della propria identità e per riconoscere i bisogni individuali. Il terapista occupazionale può intervenire fornendo assistenza anche a distanza (da remoto o telefonica quando non è possibile in presenza) per sostenere l’assistente, formale o informale, e fornire educazione verso un modo efficace di comunicazione con la persona anziana, lo pianificazione della routine, lo svolgimento di attività insieme, il favorire sentimenti di autoefficacia e quanto utile per ridurre il carico di lavoro e lo stress correlato. All’aumentare dello stress corrisponde infatti una minor efficacia nell’assistenza della persona e un aumento dei disturbi comportamentali.

Saper riconoscere le forme di abuso, avere una relazione che permetta di esternarle è fondamentale per arginare questo male. I terapisti occupazionali hanno anche in questo caso un ruolo sostanziale all’interno dell’equipe, per garantire il diritto alla salute e il benessere nell’anziano, ossia nel patrimonio culturale e affettivo della nostra società.

AITO – Ass. Italiana Terapisti Occupazionali

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