Il 15 novembre 2022 ricorre la Giornata Mondiale del Diabete, ufficialmente istituita nel 1991 dall’International Diabetes Federation e dall’OMS per celebrare la nascita del fisiologo Frederick Grant Banting. Al medico danese si deve la scoperta dell’insulina nel 1921 e fu responsabile dell’avvio di un processo di profonda innovazione nella cura del diabete.
Diabete: di cosa si tratta?
L’OMS definisce il diabete come una malattia cronica causata da elevati livelli di glucosio nel sangue e a un’alterata funzionalità dell’insulina che, a lungo andare, può arrivare a provocare seri danni a cuore, vasi sanguigni, occhi, reni e nervi.
L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che consente al glucosio di entrare nelle cellule dove viene adoperato come fonte di energia. Quando questo meccanismo risulta alterato, il glucosio non riesce a raggiungere la sua meta e inizia ad accumularsi nel circolo sanguigno.
Sono circa 422 milioni le persone che, in tutto il mondo, soffrono di diabete e 1,5 milioni di decessi all’anno sono attribuiti a questa patologia. I numeri sono aumentati costantemente negli ultimi anni e la situazione non sembra destinata a migliorare. Come spiega Marina Maggini, del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Saluti dell’ISS, la causa di tale crescita è da rintracciare nell’invecchiamento della popolazione.
Esistono due tipologie di diabete: il diabete tipo 2 è quello più diffuso, frequente soprattutto negli adulti; il diabete tipo 1 attacca, invece, bambini e adolescenti tanto da essere comunemente noto come “diabete giovanile”.
Diabete tipo 1
Il diabete tipo 1 colpisce circa il 10% delle persone con diabete. Esso si verifica nel caso in cui il pancreas non riesce a produrre insulina autonomamente a causa di una distruzione delle cellule che producono tale ormone, le cellule ß. Per compensare tale malfunzionamento, è necessario che l’insulina, prodotta a livello laboratoriale, venga somministrata al paziente tutti i giorni della sua vita.
Tendenzialmente il diabete tipo 1 ha carattere autoimmune, cioè è dovuto a una reazione immunitaria diretta contro l’organismo stesso, ma, ad oggi, la causa che ne è all’origine rimane sconosciuta; recentemente è stata sollevata un’ipotesi per cui questa patologia potrebbe essere generata da fattori ambientali, soprattutto fattori dietetici, o in alternativa fattori genetici. Tende a insorgere in età pediatrica ma non mancano forme negli adulti: le cellule ß hanno una velocità di distruzione piuttosto variabile per cui la malattia può insorgere più rapidamente in alcuni individui, di solito bambini e adolescenti, e più lentamente negli adulti. Negli ultimi anni, di fatti, stanno aumentando sempre di più i casi di diagnosi tarda: si tratta di rari casi, solitamente indicati con la sigla LADA ovvero Late Autommune Diabetes in Adults.
Ha una sintomatologia definita delle “3P” ovvero tra i sintomi principali si annoverano poliuria, polidipsia e polifagia paradossa, con una significativa perdita di peso che spesso si trasforma in chetoacidosi diabetica.
Diabete tipo 2
Il diabete tipo 2 è la forma di diabete più diffusa. Anche in questo caso, come per il diabete tipo 1, la causa è ignota; a differenza del primo, tuttavia, con il diabete tipo 2 il pancreas produce autonomamente insulina ma le cellule dell’organismo non riescono a utilizzarla.
Il diabete tipo 2 non ha una base eziologica autoimmune ma è multifattoriale e risulta essere correlata all’alimentazione e all’obesità. Non a caso, pare che la causa principale di questa patologia è uno stato infiammatorio che viene a generarsi come conseguenza dell’obesità: è proprio quest’ultima a determinare l’insulino-resistenza che, quando è fortemente avanzata, porta al diabete.
È diffuso quasi solamente negli adulti di età superiore ai 30-40 anni ma esistono forme rare, note come MODY (Maturity Onset Diabetes of the Young) in cui il diabete tipo 2 si verifica in età giovanile a causa di rari difetti genetici. La terapia include, inizialmente, farmaci utili per l’attivazione del metabolismo; nei casi in cui si ha a che fare con uno stadio avanzato della patologia, si potrebbe anche arrivare alla somministrazione di insulina come per il diabete tipo 1.
Prevenzione
Il diabete può essere prevenuto e, soprattutto, possono essere prevenute le sue complicanze che hanno l’impatto maggiore sulla salute e la qualità della vita delle persone con diabete. I meccanismi di prevenzione si basano sul miglioramento dell’organizzazione delle cure, in particolare assicurando ai pazienti continuità nelle cure e una buona integrazione tra i livelli di assistenza. È importante anche una buona educazione delle persone colpite dalla patologia per metterle nella condizione di gestire in maniera indipendente e autonoma la propria malattia.
A tale proposito va ricordato che l’Italia è stato uno dei primi paesi a sviluppare una legge nazionale, nel 1987, relativa all’organizzazione delle cure e prevenzione del diabete. Parliamo della legge 115/87 “Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito”; ad essa seguiti negli anni il Piano Nazionale di Prevenzione 2005-2007 con progetti regionali sul diabete e nel 2006 il Progetto IGEA dell’ISS e il CCM fino ad arrivare, nel 2013, alla definizione di un Piano Nazionale per il Diabete.
Le amputazioni degli arti inferiori, una delle complicanze maggiori per i malati di diabete, in Italia sono in netta diminuzione: parliamo di circa il 40% in meno nell’arco degli ultimi dieci anni. Di recente è stato pubblicato un volume dall’OCSE che confronta la qualità delle cure attraverso alcuni indicatori in circa 21 paesi europei ed extraeuropei: l’Italia è al secondo posto per quanto riguarda le ospedalizzazioni per amputazioni e al primo posto come paese virtuoso per le ospedalizzazioni complessive per diabete. Si tratta di notizie ottime per il nostro paese ma, naturalmente, c’è ancora moltissimo da fare per cercare di prevenire il più possibile la malattia e migliorare la qualità delle cure e della vita delle persone con diabete.
Tante le iniziative previste in occasione della giornata del 14 novembre, come segno di vicinanza e sostegno alla ricerca e alle famiglie coinvolte nella lotta alla malattia. Tra queste interessante e accessibile a tutti quella proposta dal Lions club (Giornata Mondiale del Diabete | Lions Clubs International) che si è posto l’obiettivo di sensibilizzare sul tema mediante lo svolgimento di una seria di attività brevi e online, sul sito ufficiale, per raggiungere un totale di 100.000 minuti impiegati per la sensibilizzazione entro il 14 novembre.
L’ADA Napoli e Campania, invece, per quest’anno ha deciso di promuovere la prevenzione mediante iniziative che hanno a che fare soprattutto con l’ambito dell’alimentazione in età avanzata. Tra queste Mangia InForma, un percorso di formazione online, disponibile sul canale YouTube e sui social dell’associazione: come spiega Maria Rosaria D’Oria, una corretta alimentazione, è parte integrante e, anzi, fondamentale, della prevenzione e del trattamento del diabete dal momento che produce effetti benefici sul corpo e sulla mente.