Il 30 gennaio 2020 il Covid-19 è stato definito un’Emergenza Sanitaria Pubblica di Preoccupazione Internazionale e si è rapidamente diffuso in tutto il mondo, venendo etichettato come pandemia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità l’11 marzo 2020. (WHO 2020). Per cercare di rallentare la diffusione del virus Sars-CoV-2, agente patogeno del Covid-19, e per permettere che la necessaria riorganizzazione dei Sistemi Sanitari Nazionali (SSN) mediante espansione della capacità dell’assistenza sanitaria di base e delle unità di terapia intensiva Goyal et al., 2021), la maggior parte dei governi ha imposto restrizioni all’accesso alle strutture afferenti al SSN, ad eccezione delle condizioni cliniche non rinviabili.
Pertanto, dal primo lockdown dell’inizio del 2020, queste restrizioni hanno causato una riduzione del numero di ricoveri e degli accessi in diverse aree cliniche essenziali del SSN (Spadea et al., 2021). Anche i reparti di neurologia sono stati colpiti dalla pandemia da Covid-19, come riportato da un’indagine globale che ha rivelato un’interruzione da lieve a completa dei servizi neurologici di comunità, dell’assistenza residenziale a lungo termine, degli interventi per i caregiver e della neuroriabilitazione (García-Azorín et al., 2021; Moss et al., 2020). Ciò potrebbe aver avuto un impatto sulla gestione delle persone affette da malattie neurologiche croniche come la SM, che necessitano di visite regolari e assistenza aggiuntiva per le ricadute, la progressione della malattia, la gestione dei sintomi e/o il supporto psicologico. Infatti, gli studi incentrati sui possibili cambiamenti nel trattamento e nella gestione durante la pandemia da Covid-19 delle persone con SM hanno riportato una significativa riduzione o un ritardo nelle visite, nell’accesso alla risonanza magnetica, agli esami di laboratorio e all’attività di sperimentazione clinica; inoltre, sono stati attuati cambiamenti nelle modalità di visita, con un aumento dei servizi di tele-salute per superare queste difficoltà (Chen et al., 2022; Portaccio et al., 2022). Tali cambiamenti hanno incluso anche la gestione delle persone con SM del programma vaccinale contro il Covid-19; considerando, infatti, che i pazienti con SM sono considerati soggetti “fragili”, sono stati tra le prime categorie di individui a poter effettuare il vaccino contro il Covid-19 (AISM, 2022).
Gli studi attuali sull’argomento, tuttavia, non si sono focalizzati sulla frequenza di contagio da Covid-19 o su quanti pazienti con SM italiani si erano vaccinati dopo un anno di pandemia. Inoltre, non è stato rilevato il livello di soddisfazione delle persone con SM in merito alla guarigione/cura ricevuta e alle informazioni su Covid-19 fornite dai loro neurologi e dal personale dei Centri per la Sclerosi Multipla (CSM) dopo un anno di pandemia. Pertanto, l’obiettivo della presente survey multicentrica è stato quello di valutare, in un ampio campione di persone con SM:
- dati sull’infezione da Covid-19 e vaccini
- cambiamenti nei trattamenti modificanti la malattia (DMT) durante la pandemia;
- la soddisfazione/valutazione complessiva dell’operato dei CSM fornite dalle persone con SM dopo un anno di pandemia da Covid-19.
Materiali e metodi
Tra aprile e maggio 2021, una survey online sviluppata su Google Forms è stata inviata a un campione molto ampio di persone con SM in tutta Italia. Sedici CSM italiani hanno accettato di partecipare allo studio e hanno inviato la survey ai loro pazienti con SM; l’elenco completo dei CSM coinvolti è riportato nella Tabella 4.1.
Tabella 4.1. Centri SM partecipanti e numero di partecipanti per Centro
Centro SM partecipante | Numero di partecipanti con SM |
Cagliari – Centro SM Sardegna, Ospedale Binaghi | 73 |
Catania – Centro SM AOU Policlinico “G. Rodolico – San Marco” | 108 |
Catanzaro – Centro SM, Università Magna Graecia | 60 |
Chieti – Centro SM, Policlinico SS. Annunziata | 90 |
Foggia – Centro SM Ospedali riuniti di Foggia | 44 |
Gallarate – Centro SM, ASST Valle Olona | 210 |
Napoli – Centro SM, AOU “Federico II” | 90 |
Napoli – Centro SM, AOU “Luigi Vanvitelli” | 269 |
Perugia – Centro Malattie Demielinizzanti, Università degli Studi di Perugia | 62 |
Roma – Centro SM, Policlinico Universitario “A. Gemelli” | 43 |
Roma – Centro SM, Policlinico Tor Vergata (PTV) | 50 |
Roma – Centro SM, Ospedale S. Andrea | 96 |
Siena – Centro SM, Università di Siena | 111 |
Torino – Centro SM, AOU Città della Salute e della Scienza “Molinette” | 228 |
Verona – Centro SM, AOUI, Borgo Roma | 136 |
L’indagine comprendeva item volti a raccogliere:
I. caratteristiche socio-demografiche e cliniche (sesso, età, CSM di riferimento, durata e decorso della malattia, capacità di deambulazione) dei pazienti con SM;
II. dati sull’infezione da Covid-19 (compreso l’impatto sui sintomi della SM) e sulla vaccinazione;
III. gestione della DMT durante la pandemia di Covid-19;
IV. grado di soddisfazione delle attività dei CSM e dei contatti durante la pandemia da Covid-19.
Analisi statistiche
Le analisi descrittive sono state effettuate calcolando frequenze, percentuali e/o medie e deviazioni standard, a seconda dei casi. Sono stati generati grafici a torta per facilitare la leggibilità dei risultati. Sono stati considerati i dati complessivi di tutti i CSM. Le analisi statistiche sono state effettuate con SPSS, versione 25.
Un numero totale di 1670 persone con SM ha completato la survey (vedi Tabella 4.2; il 34,4%, il 21,7% e il 44% del campione proveniva rispettivamente dal Nord, dal Centro e dal Sud Italia). La percentuale di donne dell’intero campione è stata del 67,3%; il 17,5% non ha conseguito il diploma di scuola media superiore, mentre il 50,4% possiede un diploma di scuola media superiore e il 32,1% ha frequentato l’università. L’età media all’esordio dei sintomi suggestivi di SM era di 29,9 anni, mentre l’età media alla diagnosi di SM era di 32,5 anni. L’81,7% dei partecipanti ha dichiarato un’alta capacità di deambulazione. Per quanto concerne l’uso delle DMT, il 10,1% del campione non era sotto DMT; tra i partecipanti che facevano uso di DMT, il dimetil fumarato (18,6%), l’ocrelizumab (14,4%) e il natalizumab (13,9%) sono stati le DMT più frequentemente riportate.
Tabella 4.2. Caratteristiche socio-demografiche e cliniche del campione di partecipanti
Campione Totale (N= 1670) | Pazienti SM afferenti a centri SM del Nord Italia (N=574) | Pazienti SM afferenti a centri SM del Centro Italia (N=362) | Pazienti SM afferenti a centri SM del Sud Italia (N=734) | ||
Età | 42.9 (12.1) | 46.4 (11.5) | 43.3 (11.2) | 40.1 (12.3) | |
Sesso (F%) | 67.3% | 69.3% | 72.5% | 63.2% | |
Titolo di Studio (%) | Nessun titolo | 0.4% | 0.2% | 0.6% | 0.5% |
Licenza elementare | 0.3% | 0.2% | 0% | 0.5% | |
Licenza media inferiore | 16.8% | 21.3% | 9.1% | 17% | |
Diploma di scuola media superiore | 50.4% | 47.7% | 50.8% | 52.3% | |
Laurea Triennale | 10.4% | 8.7% | 11.6% | 11% | |
Laurea Magistrale e/o oltre | 21.7% | 22% | 27.9% | 18.5% | |
Età all’esordio dei sintomi, media (ds) | 29.9 (10.7) | 30.8 (11.3) | 30.9 (10.2) | 28.8 (10.3) | |
Età alla diagnosi, media (ds) | 32.5 (11) | 33.7 (11.2) | 32.9 (10.5) | 31.2 (11) | |
Fenotipo SM (%) | RRMS | 76.3% | 73.5% | 75.7% | 78.9% |
PPMS | 10.8% | 11.7% | 11% | 9.9% | |
SPMS | 12.9% | 14.8% | 13.3% | 11.2% | |
EDSS | <4 | 81.7% | 81.2% | 80.9% | 82.4% |
4-7 | 14.9% | 15% | 13.8% | 15.3% | |
>7 | 3.5% | 3.8% | 5.2% | 2.3% | |
Terapia farmacologica modificante il decorso della SM | Nessuna terapia | 10.1% | 8.7% | 14.1% | 9.5% |
Alemtuzumab | 2.1% | 2.8% | 1.9% | 1.6% | |
Azatriopina | 0.6% | 0.5% | 0.9% | 0.3% | |
Cladribina | 3.1% | 2.1% | 3.9% | 3.5% | |
Dimetilfumarato | 18.6% | 15.7% | 21.3% | 19.5% | |
Fingolimod | 13.4% | 13.2% | 10.8% | 14.9% | |
Glatiramer acetato | 6.6% | 7.3% | 6.9% | 6% | |
Interferone beta | 7.2% | 7.3% | 6.4% | 7.2% | |
Natalizumab | 13.9% | 15% | 10.8% | 14.7% | |
Ocrelizumab | 14.4% | 15.9% | 14.9% | 12.9% | |
Ponesimod | 0.1% | 0.2% | 0% | 0% | |
Rituximab | 1.4% | 1.9% | 1.7% | 0.8% | |
Siponimod | 0.5% | 0.2% | 0.6% | 0.7% | |
Teriflunomide | 8% | 9.2% | 5.5% | 8.3% | |
Terapia farmacologica sintomatica (%) | Nessuna terapia | 60% | 56.6% | 65.5% | 61.3% |
Sì, per l’ansia | 7.2% | 6.6% | 7.2% | 7.8% | |
Sì, per la depressione | 8.8% | 9.2% | 6.1% | 9.8% | |
Sì, per l’insonnia | 8.7% | 10.5% | 6.4% | 8.6% | |
Sì, per la fatica | 8.5% | 10.1% | 7.5% | 7.8% | |
Sì, per la spasticità | 11.7% | 14.5% | 10.8% | 10.1% | |
Sì, per i disturbi sessuali | 1.7% | 2.1% | 3% | 0.7% | |
Sì, per i disturbi sfinterici | 8.3% | 11% | 8.6% | 6% | |
Sì, per il dolore/disturbi sensitivi | 11.5% | 12.4% | 11.9% | 10.8% | |
Sì, ma non so per quale motivo | 0.9% | 0.9% | 1.1% | 0.8% |
Il 10,1% del campione ha riportato di aver avuto una diagnosi di infezione da Covid-19 (78,8% confermata da un tampone nasofaringeo, 21,2% da un medico di base sulla base dei sintomi clinici). Il 37% dei pazienti che hanno riportato una diagnosi di Covid-19 era asintomatico, mentre sono stati riferiti dal restante 63% uno o più sintomi indicativi di Covid-19 (tosse secca, febbre > 37,5°C, anosmia e/o ageusia, nuova insorgenza di dolori muscolari, astenia). Al momento dell’indagine, lo 0,8% dell’intero campione risultava ancora positivo al Covid-19.
Per quanto riguarda il trattamento del Covid-19, il 50% dei pazienti ha dichiarato di non aver effettuato alcun trattamento, il 37,2% ha assunto farmaci prescritti dal medico (ad esempio, antibiotici, corticosteroidi, FANS), il 9,7% ha assunto solo integratori, multivitaminici o rimedi omeopatici e solo il 3% è stato ospedalizzato.
Per quanto riguarda l’impatto dell’infezione da Covid-19 sui sintomi neurologici correlati alla SM, il 69,3% dei pazienti ha dichiarato che sono rimasti stabili, mentre il 21,5% ha riferito un peggioramento dei sintomi esistenti, il 7,4% ha affermato che sono emersi nuovi sintomi neurologici, mentre solo l’1,8% ha notato un miglioramento.
Al momento dell’indagine (aprile-maggio 2021), al 60,6% dei pazienti era stata inoculata almeno una dose di vaccino Covid-19. Come mostrato nella Figura 1, gli appuntamenti per la vaccinazione sono stati fissati dal personale del CSM (44,9%), dal personale del CSM insieme al medico di medicina generale (17,5%), dal solo medico di medicina generale (16,1%), o da altri enti (12,1%; es. ASL e/o Associazione Italiana Sclerosi Multipla, AISM), e da soli (9,3%). Tra i partecipanti che non avevano ricevuto nemmeno una dose di vaccino Covid-19 (39,4%), il 40,8% aveva già prenotato un appuntamento e si sarebbe vaccinato nei prossimi giorni/settimane, il 17,6% era disposto a vaccinarsi ma non aveva ancora prenotato un appuntamento, mentre il 19,3% era ancora indeciso o non voleva affatto vaccinarsi. L’elenco completo dei motivi per cui i pazienti con SM non erano ancora vaccinati sono riportati nella Figura 4.1.
Figura 4.1 – Elenco completo dei motivi per cui i pazienti con SM della survey non erano ancora vaccinati
Circa il 92% dei partecipanti ha dichiarato di essere molto o abbastanza soddisfatto di come il proprio CSM ha preso in carico le loro richieste o necessità durante la pandemia (vedi Figura 5). L’opinione complessiva dei pazienti riguardo all’assistenza fornita dal proprio CSM durante l’epidemia di Covid-19 è rimasta stabile (61,3%) o è diventata più positiva (31,9%). Al contrario, solo il 6,8% del campione ha dichiarato di aver perso fiducia (del tutto o in parte) nel proprio CSM (vedi Figura 4.3).
Figura 4.3. Livello di soddisfazione dei pazienti SM rispetto al ruolo dei CSM durante la pandemia da Covid-19 e cambiamenti nei livelli di fiducia nel proprio CSM a seguito della pandemia da Covid-19
Conclusioni
Il presente studio si è occupato non solo di valutare la frequenza di infezione da Sars-CoV-2 nei pazienti con SM e quanti pazienti hanno effettuato il vaccino per il Covid-19, ma anche il livello di soddisfazione delle persone con disabilità nei confronti delle attività cliniche e gestionali svolte dai CSM durante il primo anno della pandemia di Covid-19, secondo una visione centrata sul paziente e utilizzando un ampio campione di persone con disabilità.
I risultati hanno evidenziato che solo una bassa percentuale di pazienti con SM del campione della survey ha avuto un decorso grave della malattia; questo risultato è compatibile con i dati più recenti, che evidenziano come il rischio aumentato di un decorso più sfavorevole avveniva nei pazienti con SM con età maggiore a 60 anni, con disabilità, con un fenotipo progressivo e in presenza di comorbidità (AISM, 2022); il nostro campione, invece, era costituito da pazienti più giovani e con bassi livelli di disabilità.
Inoltre, i risultati hanno rivelato che i pazienti hanno valutato globalmente bene l’assistenza e le informazioni ricevute dai loro CSM durante la pandemia di Covid-19. In particolare, le persone con SM hanno dichiarato che i CSM sono stati in grado di mantenere un’elevata qualità dell’assistenza e di fornire informazioni sui comportamenti protettivi contro il Covid-19, nonché di fornire supporto per la vaccinazione contro il Covid-19.
Questo risultato può evidenziare che, nonostante il primo anno di pandemia sia stato caratterizzato da estrema incertezza e restrizioni nell’accesso alle strutture sanitarie, i CSM sono stati in grado di mantenere uno standard di assistenza adeguato. Questi risultati possono anche fornire la prova di una rapida risposta organizzativa all’emergenza sanitaria pubblica da parte della consolidata rete italiana dei CSM. Infatti, nonostante le restrizioni e le interruzioni dovute alla pandemia, i CSM hanno cercato di preservare il rapporto paziente-medico, elemento fondamentale per mantenere l’aderenza al trattamento e la qualità di vita (Costello et al., 2008; Rieckmann et al., 2015). In effetti, quando si è indagato sui cambiamenti delle DMT durante la pandemia di Covid-19, la maggior parte delle persone con disabilità di questo campione non ha modificato/interrotto l’assunzione delle DMT e solo il 4% ha riferito di averlo fatto per paura di possibili effetti collaterali o per preoccupazioni legate alla pandemia da Covid-19. È possibile che questa elevata aderenza al trattamento sia stata supportata anche dal mantenimento di un contatto costante con i pazienti e dalla condivisione di tutte le informazioni disponibili su Covid-19 e DMT. Le evidenze attuali sui cambiamenti di DMT durante la pandemia sono discordanti, con alcuni studi che riportano percentuali leggermente più alte sulla decisione dei pazienti di interrompere la DMT (ad esempio, il 14,3% nello studio di Chertcoff e colleghi (Chertcoff et al., 2021)), mentre altre indagini – che hanno esaminato l’approccio degli specialisti della SM alla prescrizione di DMT durante la pandemia di Covid-19 – hanno rivelato un tasso più elevato di modifiche di terapie durante il periodo pandemico (Morrison et al., 2021; Portaccio et al., 2022). Questa discrepanza può essere attribuita al diverso disegno di ricerca e alla provenienza geografica eterogenea dei campioni. Per quanto riguarda le visite di controllo di routine, il nostro risultato del 36,5% di visite mancate è in linea con uno studio precedente che ha rivelato che dal 38 al 50% delle persone con SM ha riferito di aver non aver effettuato in ritardo o cancellato una visita (Chen et al., 2022).
Naturalmente, i risultati di questo studio devono essere interpretati alla luce di alcuni limiti. Ad esempio, lo studio è stato condotto su base volontaria, quindi non è possibile escludere un bias di selezione; inoltre, poiché la nostra survey era disponibile solo online, le persone con SM con accesso limitato a Internet potrebbero essere state sottorappresentate. Inoltre, la localizzazione geografica non era omogenea e quindi il nostro campione non poteva essere pienamente rappresentativo della popolazione italiana di SM. Inoltre, poiché il campione era composto solo da persone con SM italiane, non abbiamo potuto valutare eventuali differenze tra Paesi europei ed extraeuropei e i risultati potrebbero non essere generalizzabili alle persone con SM che vivono in altri Paesi.
Ciononostante, riteniamo che questa survey multicentrica abbia importanti ripercussioni per la gestione futura della SM, rivelando non solo che i pazienti con SM non hanno mostrato alte percentuali di decorso grave di Covid-19, ma anche l’importante ruolo delle MSC nel programmare la vaccinazione con Covid-19 e una risposta efficiente dei CSM alla pandemia di Covid-19 per quanto riguarda la gestione delle persone con SM.