martedì, 26 Settembre, 2023

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Franco Ascolese Presidente dell’Ordine TSRM PSTRP Napoli, Avellino, Benevento e Caserta

A nemmeno 24 ore di distanza dal flash-mob per dire no alla camorra in ospedale a Napoli si registrano altre due aggressioni al personale sanitario del Vecchio Pellegrini da parte di parenti di pazienti che non volevano aspettare il proprio turno al triage di quel pronto soccorso di frontiera.

C’eravamo anche noi, l’altro giorno, come Ordine Tsrm e delle professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e prevenzione, all’ospedale Pellegrini di Napoli per dare il nostro apporto all’iniziativa promossa dai sindacati prima e poi sposata dalla Asl Napoli 1, per stigmatizzare i drammatici eventi delle settimane scorse, quando al quotidiano stillicidio di violenze e di aggressioni ai danni dei camici bianchi di prima linea si è sovrapposta addirittura una sparatoria di chi è giunto in ospedale iniziando a sparare ad altezza d’uomo nel varco del pronto soccorso. Un evento drammatico in cui solo per miracolo non ha fatto vittime.

Un momento nato come moto spontaneo di protesta e di mobilitazione, suscitato dall’indignazione (e anche impotenza) vissuti dal personale sanitario quotidianamente in prima linea, stressato, sotto organico, costantemente nel mirino dell’inciviltà che dilaga tra tanti cittadini e pazienti e ora di delinquenti, poi trasformatosi in un convegno in cui è stato elencato il lavoro portato avanti dalle istituzioni per il risanamento della Sanità mentre ai sindacati, alle categorie, alle professioni, ai camici bianchi di prima linea è toccato dare voce alle testimonianza di tutti operatori della sanità affinché qualcosa cambi. Si, appunto, ma quando.

Dal nostro punto vista, come ordine professionale, organismo neonato e giovane ma pieno di forza, e forze rappresentate, la formula del flash-mob e del convegno, per quanto utili, non basta. Quello che manca non sono i convegni e le occasioni per far circolare le buone intenzioni o il riassunto delle cose fatte e di quello che si vuole fare (iniziative anche lodevoli come quella del commissario della Asl Ciro Verdoliva di potenziare i sistemi di videosorveglianza nei pronto soccorso e sulle ambulanze. Quello che ancora manca forse è una maggiore concretezza e velocità nell’assunzione di provvedimenti strutturali sul piano delle prevenzione e repressione a tutti i livelli, locali e nazionali. Potrebbe inoltre essere utile un tavolo permanente di lavoro, monitoraggio e discussione in cui approfondire, studiare i fenomeni, indagare le cause e calibrare soluzioni efficaci e condivise con gli operatori. Un buon esempio è quanto fatto dalla Asl Napoli 1 per cambiare lo scenario al San Giovanni Bosco. Un traguardo insperato da cui partire per definire un modello di interventi diversificati su cui occorre insistere unendo le forze politiche e professionali in campo.

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