La notte scorsa 5 persone di cui 4 residenti a Monte di Procida ed una a Quarto, sono state ricoverate alll’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli per una sospetta intossicazione da Mandragora, un’erba velenosa che ha una struttura fogliare molto simile a quella degli spinaci. Uno dei pazienti ricoverati stanotte è in terapia intensiva, gli altri, dopo lavanda gastrica, stanno meglio. In mattinata altre due persone sono arrivare in ospedale con i mezzi propri accusando i sintomi dell’intossicazione alimentare. Allo stato sono in totale 12 le persone coinvolte dall’intossicazione di cui tre donne appartenenti a due nuclei familiari diversi.
La Mandragora sarebbe stata venduta nel mercato ortofrutticolo di Volla e distribuita non solo nell’area flegrea (Bacoli, Monte di Procida, Monteruscello, Quarto e Pozzuoli) come si pensava stamani ma in una zona più vasta, nelle province di Napoli, Caserta, Salerno e L’Aquila. Alcuni falcetti sono stati venduti in diversi negozi a Monte di Procida e a Quarto e anche da ditte alimentari di Forio d’Ischia, Aversa, Volla, San Valentino in Torio e Avezzano.
Al lavoro ci sono i carabinieri del Nas per campionamenti a analisi.
I RICOVERATI
I ricoverati hanno dai 12 agli 85 anni e il paziente intubato in rianimazione in prognosi riservata (poi spostato all’ospedale di Giugliano) è un 45 enne giunto in ospedale in evidenti difficoltà respiratorie.
A darne notizia per prima è stata l’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, sul suo sito Facebook, guidata da Manuel Ruggiero, medico che lavora al 118.
“In questa fase – ricorda quest’ultimo – in attesa che le forze dell’ordine accertino la provenienza di questi falsi spinaci, ricordiamo che i sintomi da intossicazione da Mandragora sono secchezza delle fauci, visione offuscata e midriasi (pupilla dilatata), aumento della temperatura corporea, difficoltà a urinare, sonnolenza, costipazione, tachicardia, vertigini, mal di testa, delirio e allucinazioni, episodi maniacali, confusione mentale, difficoltà respiratorie. La terapia in emergenza è la Fisostigmina per via endovenosa, terapia da effettuare in ospedale! In alternativa c’è la lavanda gastrica. Ma in ogni caso ai primi sintomi bisogna allertare un medico e valutare l’opportunità del ricovero. E’m importante non restare preda di una psicosi”.
LA PIANTA
Tutta la pianta di Mandragora – e in particolare la radice – risulta tossica e velenosa a causa della presenza di alcaloidi. Fra questi, i principali sono rappresentati da: I-iosciamina (un alcaloide presente in natura e una tossina vegetale. È un metabolita secondario trovato in alcune piante della famiglia delle Solanaceae, tra cui henbane, mandragora, trombe d’angelo, jimsonweed, pomodoro, l’albero degli stregoni e la mortale belladonna), l’Atropina (che è quella che serve per esempio per dilatare le pupille ed è un paralizzante dei muscoli) la Scopolamina. Sono i principali alcaloidi presenti nelle solanacee psicoattive, piante famigerate e cariche di mistero come l’Atropa belladonna L., la Datura stramonium L. e il Hyoscyamus niger L. Questi vegetali, noti fin da epoche medioevali, sono stati descritti come componenti di numerose ricette delle streghe. Oggi sono raramente usate; tuttavia si registrano casi in cui sono stati assunti infusi di Solanaceae psicoattive e infatti la via orale rappresenta senza dubbio il metodo più diffuso. Queste sostanze, però, hanno la particolarità di essere molto attive per assorbimento cutaneo, sotto forma di pomate, unguenti o semplici impacchi preparati con le piante di origine. In questo viene ricalcato il loro antico uso da parte delle streghe nei secoli bui del medioevo europeo.
Gli effetti, infatti sono sostanzialmente di tipo allucinogeno e l’assorbimento transdermico è piuttosto veloce. La scopolamina è stata usata anche come “siero della verità” durante la Seconda guerra mondiale data la sua capacità di indurre anche stati di tipo ipnotico.
La Mandragora, in apparenza, è molto simile agli spinaci freschi o ad altri tipi di lattuga, ma le sue foglie sono molto velenose e, se ingerite, possono sfociare in casi di avvelenamento, anche gravi, e persino portare alla morte.
Non è la prima volta che capita, già in passato furono anche ritirati da alcuni scaffali prodotti congelati in via precauzionale che non arrivarono mai sulla tavola degli utenti.
I RISCHI
In effetti non è così semplice distinguere gli spinaci dalla Mandragora. La radice di questa pianta è caratterizzata da una peculiare biforcazione che ne dà una forma antropomorfa (maschile e femminile). Gli alclcaloidi contenuti nella radice e nella pianta hanno proprietà anestetiche che nel medioevo ne hanno contribuito alla fama di pozione magica e ad attriburle poteri sovrannaturali in molte tradizioni popolari. La mandragola autunnale (Mandragora autumnalis) presenta un grado maggiore di tossicità rispetto alle altre mandragole. L’incidente pare sia dovuto alla somiglianza di questa pianta con i comuni spinaci che magari ha tratto in inganno qualche fruttivendolo locale. L’erba sarebbe stata venduta per errore in diversi negozi del territorio campano. Gli otto intossicati apparterrebbero allo stesso nucleo familiare, uno è grave e al momento risulta in prognosi riservata.
La foglia della Mandragora è increspata con una fitta peluria morbida, con un picciolo completamente liscio e il cui bordo diminuisce via via che ci si allontana dalla foglia. La pianta è alta da 5 a 15 cm, porta fiori solitari e violacei che fioriscono in autunno.
La Boragine, commestibile ma a volte confusa anch’essa con la mandragola, ha invece delle piccole spine sulla superficie della foglia che escono da piccole macule bianche.
Per questo motivo l’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, almeno fino a quando la Mandragora non sarà ritirata dai banchi e dai supermercati in cui sono avvenuti gli avvelenamenti, ha invitato i consumatori a non acquistare gli spinaci freschi.