martedì, 26 Settembre, 2023

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Elezioni e Sanità, tante le riforme che restano in sospeso

A poco più di un mese dal voto sono numerose le tematiche che hanno subìto una battuta di arresto e che rischiano di rimanere incompiute.

La fine del Governo Draghi ha segnato l’epilogo della XVIII legislatura proiettando il Paese verso le elezioni autunnali del prossimo 25 Settembre. A poco più di un mese dal voto urge riflettere sulle numerose tematiche che hanno subìto una battuta di arresto e che rischiano di rimanere incompiute: da quelle relative alle Macro aree tematiche quali gli obiettivi del Pnrr e le misure della Manovra finanziaria annuale (Legge di Bilancio), passando attraverso la Riforma delle Pensioni dopo la “Quota 102”, Il nuovo Csm e la riforma giudiziaria, la Riforma fiscale e DL Semplificazione, fino al DL Infrastrutture e ai Fondi destinati ai Centri per il riutilizzo dei rifiuti.

Altrettanto numerose e spinose le questioni relative la Sanità che sono rimaste sospese: dal Potenziamento dell’assistenza territoriale ai Fondi per la ristrutturazione sanitaria, dalle Liste d’attesa, alla Carenza cronica di personale e alla Riforma dei medici di famiglia. Sfide tutt’altro che semplici pertanto attendono le forze politiche che il 25 Settembre conquisteranno Palazzo Chigi.

La Questione più urgente da affrontare riguarderà le risorse. Considerati infatti i tempi brevi tra le elezioni e la formazione del nuovo Governo prevista per il mese di ottobre, e considerando il già persistente scenario di crisi economica, è molto probabile che in Manovra non ci saranno interventi corposi come chiesto dalle Regioni. C’è poi tutta l’incognita del Covid con l’ondata estiva che sta terminando e le previsioni autunnali di ripresa dei contagi tutt’altro che rassicuranti.

Uno dei problemi più sentiti della sanità italiana che urgerà poi affrontare sono le lunghe liste d’attesa. Gli ultimi dati Istat – Agenas testimoniano come, complice anche la Pandemia, sono milioni gli interventi, le visite e più in generale le prestazioni che sono state sospese. Nella precedente legislatura prima l’ex Ministra della Salute Giulia Grillo con il suo Piano nazionale, poi il suo successore Roberto Speranza con lo stanziamento di 1 mld di euro hanno provato a farvi fronte senza però raggiungere neanche lontanamente i risultati sperati.

Morale della favola, ancora oggi per molti cittadini gli appuntamenti vengono fissati in date improbabili rispetto all’esigenza di dover subito effettuare una visita, un esame o un intervento. Di conseguenza chi ha disponibilità economica si rivolge al privato mentre chi non le possiede è costretto a subire i tempi “biblici” della sanità pubblica.

Un altro nodo da sciogliere sarà quello della carenza cronica di personale. I tagli incontrollati e generalizzati alla spesa per il personale sanitario dell’ultimo decennio hanno impoverito il SSN delle sue principali risorse, quelle umane. Durante la crisi pandemica si è cercato di sopperirvi anche se solo marginalmente, attraverso assunzioni con contratti di lavoro “flessibili” e a tempo determinato, con borse di specializzazione per i medici, ma ad oggi è evidente che tutto ciò più che rigenerare il sistema attraverso nuove e diversificate competenze, non ha fatto altro che generare nuovi “precari della sanità”.

Senza un reale cambio di rotta che affronti seriamente il problema del tetto di spesa per il personale, dell’età pensionabile troppo alta per chi, come gli operatori sanitari, è chiamato ad occuparsi della salute della popolazione, nonché investimenti concreti ed adeguati sui contratti di lavoro con riconoscimenti formali ed economici di ruoli e competenze, la situazione è destinata solo a peggiorare.

Questione delicata sarà poi l’attuazione del Dm 77 e in particolare la riforma dei “Medici di Famiglia” con la revisione dell’oramai superato schema degli studi aperti solo in determinate fasce orarie e chiusi nel weekend, peraltro con pochi servizi annessi e che troppo spesso lasciano al cittadino come unica alternativa quella di recarsi al Pronto soccorso con il conseguente spreco di risorse che ne deriva.

In questo senso il Dm 77 ha il pregio di voler valorizzare e connettere tra loro i tanti servizi presenti ma è necessaria una cabina di regia dotata di strumenti adeguati al fine di permettere ai cittadini di avere dei chiari punti di riferimento che possano rispondere in ogni momento ai loro bisogni di salute. Senza la definizione di una riforma della medicina generale infatti, sarà anche difficile ridisegnare il nuovo modello delle cure primarie basato sulle Case e gli Ospedali di Comunità, nonché sul potenziamento dell’assistenza domiciliare previsti dalla riforma della sanità territoriale. In questo quadro si inserisce l’integrazione Ospedale-Territorio che ancora non riesce a decollare.

E rimane ancora irrisolta anche la questione del sovraffollamento dei Pronto Soccorso aggravata dall’avvento del Covid, che ha attivato il perverso meccanismo del blocco delle Unità di Degenza e di erogazione dei servizi. E allo stesso tempo andranno meglio tutelate le condizioni di lavoro dei professionisti sempre più stremati ed allettati dalle più vantaggiose offerte delle strutture private.

Sempre sul fronte degli Ospedali sarà necessario anche sbloccare l’utilizzo dei 10 mld di euro dei fondi ancora non spesi per il loro ammodernamento considerato lo stato di degrado e abbandono in cui versano ancora troppi presidi.
Si è arrestato nuovamente anche il “Decreto Tariffe”, atteso da oltre 5 anni quando fu emanato il Dpcm di aggiornamento dei Lea. Il tema è molto complesso e infatti dopo la pubblicazione di alcune bozze e le successive polemiche il Ministero si era di nuovo messo al lavoro per una nuova stesura. Di fatto il provvedimento rischia questa volta di scomparire del tutto.

Altri 2 temi che rischiano di arenarsi, nonostante la norma sia presente da anni senza però mai essere di fatto applicata, sono la nuova convenzione con le Farmacie e il nuovo Payback sui dispositivi medici. Fermo anche l’aggiornamento del Dm 70 sugli standard ospedalieri così come si sono fermati anche i nuovi criteri per il riparto del Fondo sanitario.

Quanto al Parlamento, c’è da vedere che fine farà l’iter di conversione in legge del Ddl concorrenza la cui approvazione è da considerarsi propedeutica per l’accesso ai fondi del Pnrr. Sul binario morto rischia anche di restare il riordino degli Irccs già approvato in prima lettura dalla Camera. Dubbi che possa vedere la luce anche il provvedimento sul fine vita.

Lo stop al Governo inoltre, rischia di posticipare anche l’emanazione di molti decreti attuativi quale quello dei ristori a favore dei familiari del personale sanitario deceduto a causa del Covid, e il Sunshine Act per la creazione del registro telematico dove raccogliere le erogazioni in beni o denaro da parte delle imprese nei confronti del personale della sanità.

Dubbi anche sulla Riforma di Aifa dato che il 15 ottobre prossimo scadrà la proroga del Cts e del Cpr, organi senza i quali di fatto l’Agenzia del farmaco si blocca. Potrebbe infine saltare anche la nuova riorganizzazione del Ministero della Salute.

Le sfide per chi governerà la sanità nei prossimi anni sono dunque numerose e complesse poiché si tratterà di investire risorse intellettuali oltre che economiche se si vuole far sì che il SSN di questo Paese continui a reggere e rimanga uno dei migliori sistemi sanitari al mondo. L’auspicio è quello di con continuare ad assistere a scenari già noti fatti di proposte durante la campagna elettorale che poi svaniscono quando si tratta di darne concreta attuazione.

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