Cure di prossimità, assistenza a casa del paziente, domicilio come primo e più appropriato luogo di cura, presa in carico dei malati cronici prima che la malattia peggiori e sia necessario andare in ospedale: sono questi i temi affrontati a Napoli nel primo forum tra le più grandi Asl metropolitane d’Italia. Ospitato dalla Asl Napoli 1 il meeting ha riunito nei giorni scorsi all’Hotel Caracciolo i delegati della Asl Roma 1, l’Ausl di Bologna, l’Ats Città metropolitana di Milano e il Centro ricerche e studi in Management sanitario Cerisma, associazione che riunisce circa 50 aziende sanitarie e socio-sanitarie italiane fondata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un tavolo di lavoro per promuovere lo sviluppo dei processi clinico-assistenziali e amministrativi delle organizzazioni sanitarie e socio-sanitarie.
Obiettivo sperimentare sul campo le cure prossime al paziente nell’ambito dell’innovazione dei servizi finanziati dalla Missione 6 del Pnrr che dovrà confluire nelle Case e Ospedali di Comunità con la regia delle nascenti Centrali operative territoriali. Attive 24 ore su 24 queste accoglieramnno le richieste di visite ed esami di primi livello o dell’intervento di un medico e di un infermiere per cure e terapie di base alternative all’ospedale. Un primo passo del Servizio sanitario che prenderà forma nei prossimi tre anni concepito e progettato a misura di quartiere e di cittadino a cominciare dalle aree metropolitane (le aziende aderenti al tavolo hanno un bacino di utenza che complessivamente supera i 6 milioni di abitanti).




Fari puntati sulla complessità dei contesti metropolitani, ad esempio in termini di composizione dei nuclei familiari, eterogeneità del profilo socio-economico dei quartieri, varietà dei bisogni delle diverse generazioni di utenti, numerosità dei nodi dell’offerta della rete sanitaria e socio-sanitaria. Dopo la prima tappa a Napoli a ottobre le stesse Asl saranno a Bologna in un tour di approfondimento che proseguirà a Milano e poi Roma.
“Gli atti di indirizzo – ha spiegato il manager della Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva – prevedono l’evoluzione del Servizio sanitario verso nuovi servizi di prossimità, vicini alle comunità e progettati con e per le persone, quali premessa per garantire i principi fondamentali di universalità, uguaglianza ed equità su cui è fondato. La posta in gioco, tuttavia, non implica la mera riprogettazione operativa di strumenti e modelli attuativi relativi all’assistenza territoriale, bensì una profonda riflessione sulla relazione di servizio con i cittadini, a partire da un’interpretazione dei signifi-cati dello stesso concetto di “prossimità”.
Gli obiettivi
Muovendo da queste considerazioni, lo spirito di fondo del Forum prossimità è stato quello di contribuire al dibattito nazionale in corso, privilegiando un approccio di riflessione critica basata sui paradigmi strategici, organizzativi e manageriali da mettere in capo nell’ideare, progettare e realizzare servizi sanitari e socio-sanitari di prossimità, opportunamente declinati rispetto ai vari contesti. Particolarmente interessante, per almeno due ragioni, è naturalmente il contesto delle aree metropolitane che hanno partecipato al tavolo.
Da un lato l’enorme bacino di popolazione assistita (le aziende aderenti al tavolo hanno un bacino di utenza che complessivamente supera i 6 milioni di abitanti); dall’altro lato, la particolare complessità dei contesti metropolitani, ad esempio in termini di composizione dei nuclei familiari, eterogeneità del profilo socio-economico dei quartieri, varietà dei bisogni espressi dalle diverse generazioni di utenti, numerosità ed interdipendenza dei nodi dell’offerta della rete sanitaria e socio-sanitaria.
Ecco perché i lavori del Forum si sono focalizzati sulle pratiche di governo della salute nelle micro-aree nei contesti metropolitani. L’applicazione di criteri di stratificazione dei bisogni non solo epidemiologici, ma anche sociali consente di segmentare aree circoscritte della popolazione servita rispetto alle quali attivare capillari processi di presa in carico ispirati a principi di prossimità, accessibilità e proattività.
Le tappe
Dopo quella di Napoli ogni due mesi è prevista una nuova tappa. A ottobre il forum si riunirà a Bologna, poi proseguirà su Milano e Roma. A coordinare i lavori la Prof.ssa Antonella Cifalinò vicedirettore Centro di Ricerche e Studi in Management Sanitario (CERISMAS), Professore associato di Programmazione e controllo
Dipartimento di Scienze dell’Economia e della Gestione aziendale – Università Cattolica del Sacro Cuore. Un centro di ricerca che si propone di utilizzare i principi, le metodologie e gli strumenti dell’economia aziendale e del management per “promuovere lo sviluppo dei sistemi manageriali a supporto dei processi clinico-assistenziali e amministrativi delle organizzazioni sanitarie e socio-sanitarie”. Sotto il profilo giuridico, è un’associazione, senza scopo di lucro, costituita nel 2000 dai due soci fondatori: Università Cattolica del Sacro Cuore e Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta. Ad oggi, CERISMAS conta oltre 50 aziende sanitarie e socio-sanitarie associate, pubbliche e private.
Bologna
L’esperienza della Ausl di Bologna muove dalle strategie regionali di organizzazione dei servizi ispirati ai principi di Population Health Management. L’analisi strutturata dei bisogni si fonda su due strumenti: l’algoritmo regionale di stratificazione del rischio di ospedalizzazione della popolazione (Risk-ER), integrato a livello aziendale con informazioni sulla fragilità dei pazienti offerte dai medici di medicina generale; la costruzione di profili di salute a livelli distrettuale e sub-distrettuale, attenti anche alle determinanti sociali della salute. A partire da queste analisi, l’azienda negli anni ha attivato sia processi di presa in carico orientati alle patologie rivolti a pazienti con rischio moderato (percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali) sia percorsi individualizzati di case management per la presa in carico integrata di pazienti complessi.
Nel loro complesso, si tratta di azioni multiprofessionali e multidisciplinari situate in vari luoghi e setting assistenziali, stimolate anche da esperienze di community building. Gli impulsi offerti dal PNRR offrono un’ulteriore importante opportunità per potenziare le reti di prossimità (case della comunità, ospedali di comunità e assistenza domiciliare), le comunità professionali e i meccanismi di coordinamento (centrali operative territoriali e processi di continuità assistenziale).
Napoli
Il lavoro messo in campo dall’Asl Napoli 1 Centro parte da un presupposto fondamentale: i bisogni della popolazione, a cominciare dall’indice di deprivazione e dai dati clinici, così da porre in essere iniziative di presa in carico della popolazione proprio a partire dai territori nei quali c’è più bisogno di assistenza. In particolare è in questi territori che l’ASL Napoli 1 Centro ha dato vita ad iniziative di chiamata attiva da par-te dei medici di medicina generale nei confronti dei pazienti cronici affetti da scompenso cardiaco, con l’obiettivo di indirizzarli agli ambulatori distrettuali dedicati. Inoltre, sono stati attivati ambulatori pediatrici multidisciplinari per la presa in carico di pazienti pediatrici a rischio sovrappeso e obesità nelle aree per le quali i dati hanno evidenziato un rischio maggiore.
Roma
La Asl Roma 1 ha presentato diverse esperienze sulla declinazione della prossimità in ambito urbano metropolitano, partendo da quella della micro-area di Bastogi. L’esperienza “Bastogi Salute” ha rappresentato una modalità di ricerca-azione sul campo che ha permesso di intervenire concretamente nel contesto di una comunità presente nel territorio, in una prospettiva di risposta a bisogni socio-assistenziali di salute.
Le necessità emerse con l’emergenza COVID-19 hanno portato a nuove modalità di com-prensione del territorio e nuove operatività. Sono nate così le Centrali Operative Distret-tuali per la gestione dell’emergenza COVID e per la presa in carico dei cronici e fragili, in funzione di un Population Health Management efficace e omogeneo nei 6 Distretti Sanita-ri. Le competenze acquisite in termini di committenza, stratificazione della popolazione e geo-referenziazione delle risorse e degli interventi tailored sul territorio sono state alla base del nuovo modello organizzativo delle Centrali Distrettuali e delle Unità funzionali di intelli-genza epidemiologica. Tali aspetti sono alla base dello sviluppo mirato delle nascenti case della comunità.
Milano
L’esperienza agita da Ats Città Metropolitana di Milano, nella sua funzione di agenzia di tutela di salute della popolazione, è particolarmente significativa con riferimento alle analisi dei bisogni della popolazione con approcci sia quantitativi (fondati su dati sanitari e socia-li) sia qualitativi (attivati anche grazie a esperienze di partecipazione attiva delle comunità). Tali analisi sono anzitutto preziose per contribuire a disegnare le complessive reti di servizi che valorizzino l’azione integrata dei diversi soggetti presenti nel territorio (sanitari e sociosanitari, muovendo dalle stesse case della comunità).
Nel contempo, consentono promuovere aree più specifiche di intervento, laddove i bisogni sono particolarmente mar-cati, con riferimento sia ad aree geografiche (es. progetto “Rogoredo, l’unione fa la forza”) sia a gruppi di popolazione target (ad esempio il progetto di realizzazione e potenziamento di iniziative e strutture di prossimità per persone fragili in particolare condizioni di marginalità sociale ovvero l’iniziativa di contrasto alle povertà e di riconoscimento, tutela e pro-mozione del diritto al cibo).