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Covid 19: terapie intensive ospedalizzazioni e decessi

Le caratteristiche di Omicron 5 secondo i rianimatori. Ecco le statistiche elaborate da Siaarti e Iss

Covid: la fotografia delle terapie intensive occupate in Italia da Pazienti Covid positivi e da malati con malattia polmonare e respiratoria conclamata da Covid-19 rimanda alle nuove caratteristiche della variante Omicron 4 e Omicron 5 che, sebbene più patogenetiche rispetto a Omicron 1 e Omicron 2, sono tuttavia più limitate clinicamente provocando soprattutto manifestazioni a carico delle alte vie respiratorie in particolare nei vaccinati e nei pazienti protetti da ciclo completo di vaccinazione da meno di 4 mesi.

Ma veniamo ai numeri: la registrazione svolta dalla Rete delle rianimazioni in collaborazione con l’Istituto superiore di Sanità ci rivela che nel nostro Paese il numero di posti letto di rianimazione occupati nei nosocomi italiani, a metà luglio, sono in totale 1.252 (Covid e non Covid). Di questi 211 (il 16,9% dei ricoverati che il 5 luglio erano il 13,5%) risultano positivi al tampone e hanno un’età media di 70 anni. Tra i pazienti positivi vi sono tuttavia malati che sono stati intercettati nei pronto soccorso con un’altra patologia dominante (ictus, infarti, emorragie e altre emergenze mediche e chirurgiche) e contemporaneamente positivi al Covid in cui l’infezione rappresenta una complicazione ma anche del tutto asintomatici per l’infezione.

I pazienti con sintomatologia grave riferibile a Covid-19 sono invece 88, una cifra che rappresenta il 41,7% dei totale dei malati positivi (erano il 35,3% e il 37,4% riavvolgendo il nastro delle rilevazioni a 7 e 14 giorni precedenti). Significativo anche il dato riferito ai pazienti Covid che hanno bisogno di essere intubati che sono in totale 57 (ossia 27% del totale dei positivi che il 5 luglio erano 31 (16,6% del totale).

L’incremento dei ricoverati positivi è costante ma non ha il profilo drammatico delle prime ondate. Come interpretare i dati e la curva di ospedalizzazioni e ricoveri?
Secondo Antonino Giarratano presidente della Società scientifica italiana degli anestesisti rianimatori, la pandemia è ancora tra noi ma Sars-C0ov-2 è diventato meno patogenetico e ha attenuato la sua capacità di provocare polmoniti e affezioni severe acute a carico dei polmoni rispetto alle precedenti ondate, con un andamento solo più diffusivo rispetto alle prime versioni di Omicron e dunque con una maggiore percentuale di malati ospedalizzati.

A cosa è dovuto questo andamento? A due fattori: la gran parte della popolazione è protetta dalla malattia grave grazie alle dosi di vaccino effettuate e Omicron BA5 al pari della progenie di questo ceppo virale sembra essersi adattato all’ospite con una maggiore capacità di infettare le alte vie respiratorie anziché i polmoni. “Credo sia opportuno iniziare una riflessione sulla presa in carico delle persone positive che tenga conto dell’attuale quadro clinico-epidemiologico – dichiara Giarrattano – con l’obiettivo di organizzare i percorsi in modo da ottenere i migliori risultati per la gestione dei nostri pazienti nel presente ed anche nell’immediato futuro”.

I DATI COMPLESSIVI

Dati che sono confermati dall’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità, che appunto conferma l’efficacia vaccinale sulla malattia severa e un leggero aumento del tasso delle reinfezioni. Dall’inizio dell’epidemia alle ore 12 del 6 luglio 2022 sono stati diagnosticati e riportati al sistema di sorveglianza integrata COVID-19 19.137.823 casi, di cui 166.061 deceduti.

Dall’ultima indagine rapida sulla prevalenza e distribuzione delle varianti di SARS- CoV-2 di interesse per la sanità pubblica in Italia, condotta il 7 giugno 2022 dall’Iss e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, è emerso che la variante Omicron BA.1 è ormai al di sotto dell’1% del totale delle varianti Omicron identificate nel nostro Paese. La variante BA.2 rappresenta il 63% tra le varianti Omicron rispetto ad una prevalenza registrata nell’indagine precedente pari al 93,8%. A fronte di questa diminuzione di BA.2, si osserva un aumento del numero di sequenze attribuibili al sotto lignaggio BA.2.12.1 (62 vs 4 dell’indagine precedente) e, per quanto riguarda BA.4, e in particolare di BA.5, prevalenze pari a 11,4% e 23,1%, rispettivamente.

Nell’indagine precedente le prevalenze stimate a livello nazionale per BA.4 e BA.5 erano pari a 0,47% e 0,41% rispettivamente. Attualmente, non c’è evidenza che le infezioni causate da BA.4 e BA.5 siano associate ad un’aumentata gravità delle manifestazioni cliniche rispetto a quelle causate da BA.1 e BA.2 (https://www.iss.it/cov19-cosa-fa-iss-varianti).

Nel corso dell’ultima settimana risultano in aumento il numero di casi segnalati, le ospedalizzazioni, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi.
Stabile, rispetto alla precedente settimana, la percentuale di casi tra gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione (2,4%; si sottolinea che questo dato ha tempi di consolidamento maggiori rispetto agli altri, ed è quindi suscettibile di variazioni).

In questa fase, caratterizzata dalla circolazione di varianti altamente trasmissibili, è verosimile che ci sia stato anche un aumento della quota di persone che hanno avuto un’infezione non notificata ai sistemi di sorveglianza per motivi legati sia alla mancata diagnosi che alla “autodiagnosi”. Questo fenomeno potrebbe portare alla sottostima del tasso di incidenza, e quindi del rischio relativo, e dell’efficacia vaccinale (vedi Nota metodologica: paragrafo 4.5).

Il tasso di incidenza a 7 giorni è in aumento rispetto alla settimana precedente, risulta > di 1000 casi per 100.000 abitanti nelle fasce d’età tra i 30 e 39 anni e 50 e i 59 anni; e compreso fra i 250 e 1000 casi per 100.000 abitanti in tutte le altre fasce di età. Il tasso di incidenza a 7 gg dei ricoveri risulta in aumento in tutte le fasce d’età.

In aumento rispetto alla settimana precedente la percentuale di casi segnalati con stato clinico iniziale asintomatico (73%).
Durante il periodo di riferimento sono stati segnalati 884.539 nuovi casi, di cui 352 deceduti (tale valore non include le persone decedute nel periodo con una diagnosi antecedente al 13 giugno 2022).

Aumenta ancora l’incidenza: I dati del flusso ISS nel periodo 27/06/2022- 03/07/2022 evidenziano una incidenza ancora in aumento e pari a 879 per 100.000 abitanti, rispetto alla settimana precedente 621 per 100.000 abitanti nel periodo 20/06/2022-26/06/2022). Lo stesso trend si osserva nel periodo più recente censito nei dati aggregati raccolti dal Ministero della Salute (1071 per 100.000 abitanti nel periodo 1/7/2022-7/7/2022 vs 763 per 100.000 abitanti nel periodo 24/06/2022- 30/06/2022).
In aumento l’incidenza a 14 giorni in tutte le fasce d’età. Nella fascia 30-39 anni si registra il più alto tasso di incidenza a 14 giorni, pari a 1.843 per 100.000, mentre nella fascia di età 0-9 anni si registra il valore più basso, 1.012 casi per 100.000 abitanti.

L’età mediana alla diagnosi dei soggetti segnalati nelle ultime settimane è stabile e pari a 48 anni.
Trasmissibilità del virus SARS-CoV-2:
I valori di Rt sono i seguenti:

  • Rt sintomi = 1,39 (IC95%: 1,39-1,4) al 21 giugno 2022, in netto aumento rispetto alla settimana precedente (1,32 al 14 giugno 2022)
  • Rt ospedalizzazioni = 1,24 (IC95%: 1,21-1,28) al 28 giugno 2022, in aumento rispetto alla settimana precedente (1,22 al 20 giugno 2022)
  • Rt augmented = 1,46 (IC95%: 1,46-1,46) al 28 giugno 2022, in diminuzione rispetto alla settimana precedente (1,55 al 20 giugno 2022).

Focus età scolare (0-19 anni):
Dall’inizio dell’epidemia sono stati diagnosticati e riportati al sistema di sorveglianza integrata COVID-19 4.134.370 casi nella popolazione 0-19 anni, di cui 20.292 ospedalizzati, 444 ricoverati in terapia intensiva e 58 deceduti.
In lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente la percentuale dei casi segnalati nella popolazione in età scolare (12% vs 13% della settimana scorsa) rispetto al resto della popolazione. Nell’ultima settimana, il 21% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nei bambini sotto i 5 anni, il 35% nella fascia d’età 5-11 anni, il 44% nella fascia 12-19 anni.
In aumento il tasso di incidenza e il tasso di ospedalizzazione in tutte le fasce d’età benché i dati riferiti all’ultima settimana siano da considerare in via di consolidamento.

Reinfezioni da virus SARS-CoV-2:
Dal 24 agosto 2021 al 6 luglio 2022 sono stati segnalati 659.578 casi di reinfezione, pari a 4.6% del totale dei casi notificati. Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati risulta pari a 10,8%, in aumento rispetto alla settimana precedente (9,6%, dato con tempi di consolidamento maggiori rispetto ad altre informazioni).

L’analisi del rischio di reinfezione a partire dal 6 dicembre 2021 (data considerata di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron), evidenzia un aumento del rischio relativo aggiustato di reinfezione (valori significativamente maggiori di 1) nei soggetti con prima diagnosi di COVID-19 notificata da oltre 210 giorni rispetto a chi ha avuto la prima diagnosi di COVID-19 fra i 90 e i 210 giorni precedenti; nei soggetti non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni; nelle femmine rispetto ai maschi.

Il maggior rischio nei soggetti di sesso femminile può essere verosimilmente dovuto alla maggior presenza di donne in ambito scolastico (>80%) dove viene effettuata una intensa attività di screening e al fatto che le donne svolgono più spesso la funzione di caregiver in ambito famigliare.

Nelle fasce di età più giovani (dai 12 ai 49 anni) rispetto alle persone con prima diagnosi in età compresa fra i 50-59 anni. Verosimilmente il maggior rischio di reinfezione nelle fasce di età più giovani è attribuibile a comportamenti ed esposizioni a maggior rischio, rispetto alle fasce d’età > 60 anni; negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione. Impatto della vaccinazione nel prevenire infezioni, ricoveri e decessi.

La campagna vaccinale in Italia è iniziata il 27 dicembre 2020. Al 6 luglio 2022, sono state somministrate 138.361.711 (47.316.309 prime dosi, 49.932.965 seconde/uniche dosi, 40.170.366 terze dosi e 942.071 quarte dosi (https://github.com/italia/covid19- opendata-vaccini).
Nella fascia 5-11 anni, in cui la vaccinazione è iniziata il 16 dicembre 2021, al 28 giugno 2022 si registra una copertura con almeno una dose pari a 38,2% e con il ciclo primario completo pari a 34,9%.

Il tasso di ospedalizzazione standardizzato per età, relativo alla popolazione di età ≥ 12 anni, nel periodo 20/05/2022-19/06/2022 per i non vaccinati (56 ricoveri per 100.000 ab.) risulta all’incirca due volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da ≤120 giorni (22 ricoveri per 100.000 ab.) e oltre tre volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (16 ricoveri per 100.000 ab.).

Il tasso di ricoveri in terapia intensiva standardizzato per età, relativo alla popolazione di età ≥ 12 anni, nel periodo 20/05/2022-19/06/2022 per i non vaccinati (2 ricoveri per 100.000 ab.) risulta doppio rispetto ai vaccinati con ciclo completo da ≤ 120 giorni (1 ricovero per 100.000 ab.) e circa tre volte e mezzo volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (1 ricovero per 100.000 ab.).

Il tasso di mortalità standardizzato per età, relativo alla popolazione di età ≥ 12 anni, nel periodo 13/05/2022-12/06/2022, per i non vaccinati (11 decessi per 100.000 ab.) risulta circa sei volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da ≤ 120 giorni (2 decessi per 100.000 ab.) e circa sette più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (2 decessi per 100.000 ab.). L’efficacia del vaccino (riduzione percentuale del rischio nei vaccinati rispetto ai non vaccinati) nel periodo di prevalenza Omicron (a partire dal 3 gennaio 2022) nel:

• prevenire la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 è:
o pari al 38% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, 30% tra i 91 e 120 giorni, e 45% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale
o pari al 52% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster
• prevenire casi di malattia severa è o pari a 68% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 68% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, e 70% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni.
o pari al 86% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster.

Le stime di efficacia del vaccino attualmente escludono dalla popolazione suscettibile i soggetti con pregressa diagnosi nei 90 giorni precedenti, tempo dopo il quale si è nuovamente a rischio di infezione come da definizione di reinfezione. Si evidenzia inoltre, dati gli attuali alti livelli di copertura vaccinale, che le stime di efficacia potrebbero risentire di uno sbilanciamento nella distribuzione della popolazione fra vaccinati e non vaccinati.

Quest’ultimi rappresentano una fetta molto piccola della popolazione, caratterizzata verosimilmente da fattori di rischio differenti per i quali non è possibile aggiustare all’interno dei modelli per mancanza di adeguate informazioni a livello individuale (es: aspetti socio-comportamentali).
Lancet (link: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140- 6736(22)01185-0/fulltext)

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