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Ci risiamo con l’Autonomia Differenziata

di Luigi Stella

Sono trascorsi 13 mesi da quando Quotidiano Sanità (QS), pubblicò un mio articolo che riguardava l’Autonomia Differenziata, riproposta in questi giorni. Il cambio del governo, delega il Ministro On. Roberto Calderoli. Il nuovo Ministro ha presentato ai Presidenti Regionali la bozza di lavoro del DDL che sarà base di partenza per l’iter legislativo.

Voglio ripetere qui da dove si è partiti. L’iniziativa è figlia delle tre sorelle (Lombardia, Veneto e Emilia Romagna). Qualche parola riassuntiva: il tema del riconoscimento di maggiori forme di autonomia alle Regioni a statuto ordinario, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, continua ad essere al centro del dibattito a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto (Referendum 22.10.2017) ed Emilia-Romagna (Iniziativa del Presidente della Regione, con relativa approvazione dell’Assemblea Regionale, del 03/10/2017, di una risoluzione per l’avvio del procedimento finalizzato alla sottoscrizione dell’intesa con il Governo richiesta dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione). Quindi, furono sottoscritti tre accordi preliminari con il Governo a febbraio 2018, e addirittura furono estese le materie da trasferire rispetto a quello originariamente previste. Il Governo in data 29.09.2021 approvò il Documento di Economia e Finanza 2021, “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, comma 3, Cost.” che in prima istanza non c’era, ma poi miracolosamente si materializzò a notte fonda.

Tra le varie materie che pure sono importanti e faranno la differenza tra nord e sud, per ragioni di interesse voglio richiamare l’attenzione sulla “Tutela della Salute”, questo darà il colpo finale alle ormai residue competenze nazionali e cioè al Parlamento. Diciamo ciò, perché durante la pandemia, si è evidenziata la scellerata scelta del 2001 con l’introduzione del titolo V. C’è stata una gara senza precedenti a criticare quest’ultima, perché è sotto gli occhi di tutti il contrasto crescente tra Istituzioni. Si è prodotto un caos senza precedenti, lasciando la popolazione disorientata, da tutte le parti e dico senza nessuno escluso, si è affermato che si doveva mettere mano, appena le condizioni pandemiche l’avrebbero permesso, alla modifica in senso restrittivo del Titolo V, perché non può essere consentito che ognuna delle regioni vada per conto proprio. E’ aperto un vero dibattito tra studiosi e la stessa Agenas nel marzo 2021 ha organizzato una video-conferenza, sugli effetti della Riforma del Titolo V in sanità.

Tra i vari studiosi intervenuti, il Dr Stefano Lorusso, Capo della segreteria Tecnica del Ministro della Salute commentava: «Alla luce dell’esperienza pandemica, è importante trovare un punto di equilibrio tra Stato e Regioni e rafforzare la governance centrale, nell’ottica della leale collaborazione tra gli attori. A seguire il Prof. Balduzzi, Ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sottolineava: «La lungimiranza dei Costituenti di inserire il Ssn dentro una cornice unitaria che consenta alla Salute di essere tutelata dalla Repubblica, garantendo autonomia alla gestione regionale. Non è un problema di norme ma di attuazione… Durante la pandemia, abbiamo ben osservato la compresenza dei due livelli di tutela: la sanità alle Regioni e la Salute alla Repubblica». Le norme e le leggi si fermano davanti all’interesse politico e infatti come spiegato, su QS il 20.04.21, dal Prof. Cassese del perché il governo non ha fatto valere il secondo comma dell’articolo 117 della Costituzione, alla lettera q), prevede che lo Stato abbia la legislazione esclusiva in materia di profilassi internazionale. L’attività svolta per la pandemia certamente rientra nella profilassi internazionale, perché è un’attività di prevenzione, e riguarda un’epidemia di carattere mondiale. Purtroppo dobbiamo osservare che il funzionamento dello stato è influenzato negativamente dalla presenza di troppi interessi particolari che causano una crescita eccessiva della spesa pubblica vanificando efficacia ed efficienza come rilevato da James Buchanan, premio Nobel per l’economia nel 1986.

Ciò che mi conforta è che il mio Presidente è molto critico sull’argomento, ma sia chiaro la Sua è una critica costruttiva, ragionata e responsabile e difatti per esempio sulla Scuola si è dichiarato fortemente a favore di chi sostiene che essa deve per forza essere nazionale, tranne in casi molto particolari, come per esempio la formazione professionale che deve tener conto delle risorse e della cultura locale. Per la scuola includendo anche energia e trasporti, il Presidente della Puglia Michele Emiliano ha detto che il rischio è quello di una Babele. Mi fa piacere che il Governatore De Luca ha ribadito che Lui sarà in prima linea nella battaglia, già aperta da anni contro il progetto sfregiante di autonomia differenziata delle Regioni. Il Governatore campano, come da Lui stesso affermato non è più solo, stavolta c’è un grande coinvolgimento anche di altre Regioni meridionali, e non solo rispetto ai rilievi critici espressi dalla Regione Campania, sottolineando tra l’altro, che l’unità nazionale è un “bene sacro e inviolabile”.

Il Governatore De Luca ha continuato affermando: “che bisogna avviare un percorso di nuova autonomia differenziata nelle Regioni in modo da non danneggiare ulteriormente il Sud. Possiamo ragionare di decentramento di poteri partendo dalla distribuzione di risorse che ha visto penalizzato drammaticamente il sud, quindi prima bisogna decidere i Livelli Essenziali Prestazioni (Lep), cioè decidere come fare le prestazioni in maniera identica in tutto il Paese, definendo i costi standard dei servizi. È ridicolo andare avanti senza aver deciso prima quali sono i Lep da garantire da Nord a Sud”.

Il mio coinvolgimento personale, come detto all’inizio riguarda la “Tutela della Salute” e in particolare i Servizi delle Dipendenze. Essi dovrebbero operare con una Legge Nazionale che la 309/90 e successive modifiche, ma la polverizzazione della sanità ha prodotto nel nostro settore tutta una seria di criticità come per esempio, diseguaglianza dei trattamenti perché pone un problema di fondo: la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni, che concerne diritti civili e sociali, non tollera una disuguaglianza di questi diritti differenziati sul territorio. Il diritto alla salute è uguale su tutta la penisola. Asserito ciò, non è possibile equivocare sulla ineluttabilità di un Servizio Sanitario che sia realmente nazionale e che i livelli essenziali (LEA) delle prestazioni devono essere obbligatoriamente assicurati per tutto il territorio nazionale a beneficio di tutti i cittadini e residenti sul territorio nazionale. Inoltre, la polverizzazione della sanità è colpevole della mancata applicazione della Legge 125/2001 (legge Quadro per i problemi di alcool, che fu emanata il 08. 04.2001, e che ha dovuto fare i conti proprio con la modifica Costituzionale del titolo V sopravvenuta di lì a pochi mesi (08/11/2001), denigrata proprio in questi giorni anche dal Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, che demandava alle regioni l’organizzazione della Sanità e che appunto la mancata applicazione della suddetta legge è in larga parte dovuta proprio a tale fattore. Ogni Regione si è organizzata (o meglio dire non si è) in modo diverso e i risultati, sotto gli occhi di tutti, come sottolineato da più parti. Poi ancora l’insensato progetto di voler far confluire i Servizi delle Dipendenze nei Dipartimenti di Psichiatria.

A questo proposito nel luglio del 2021, abbiamo espresso in un articolo su QS, con notevole interesse misto a disappunto e preoccupazione, l’assurdo tentativo di voler far confluire sul territorio nazionale la gestione delle Dipendenze nel contenitore della Psichiatria, anche se, purtroppo, complici le autonomie regionali dettate dal Titolo V, questo scempio in alcune Regioni si è già consumato. Esprimemmo chiaramente che le ragioni che ci vedono contrari sono sostenute dai fatti e non finalizzate a difendere posizioni, incarichi o altri interessi, ma discendono dall’esperienza e dai dati presenti nella Letteratura Scientifica. Infatti, laddove ciò è avvenuto, si è assistito ad una restrizione dell’assistenza alle persone affette da dipendenza, creando insoddisfazione sia nei professionisti del settore che nei pazienti. Un’altra cosa che devo dire per onestà intellettuale è che la Regione Campania mantiene i Dipartimenti delle Dipendenze autonomi rispetto ai Dipartimenti di Psichiatria e questa è la dimostrazione che in questi anni di governo il Presidente, ha dimostrato sempre, in ogni occasione di non correre dietro a facili soluzioni, ma di distinguersi per la lungimiranza che Lo caratterizza.

Pertanto, chiamo tutti alla mobilitazione generale affinché si abbondoni tale progetto, così come presentato in questi giorni e voglio ripetere, anche in questo articolo, le parole del Papa alla cerimonia di chiusura della 35ma edizione dell’Incontro per la Pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio per offrirLe ai decisori: Occorre, entrare in empatia e riconoscere la comune umanità a cui apparteniamo, con le sue fatiche, le sue lotte e le sue fragilità. Pensare: “Tutto questo mi tocca, sarebbe potuto accadere anche qui, anche a me”. Oggi, nella società globalizzata che spettacolarizza il dolore ma non lo compatisce, abbiamo bisogno di “costruire compassione”, costruire compassione. Di sentire l’altro, di fare proprie le sue sofferenze, di riconoscerne il volto. Questo è il vero coraggio, ‘il coraggio della compassione’, che fa andare oltre il quieto vivere, oltre il ‘non mi riguarda’ e il ‘non mi appartiene’.

*MD, PhD
Past President Società Italiana Tossicodipendenze (SITD)

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