Rete ospedaliera della Campania, nuovo assetto della rete disposta dalla Asl Napoli 1. Luigi De Paola, già direttore sanitario degli Incurabili, del S.G.Bosco e del presidio intermedio di Barra, nonché subcommissario sanitario dell’Asl Napoli2 Nord parla di “grande inganno”. Si riferisce alla mission del Loreto Nuovo, del Capilupi di Capri e del vecchio e in ristrutturazione Incurabili che di recente, per decisione del manager della Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva (delibera del 9 giugno scorso), configurano questi tre presìdi come strutture satelliti dell’ospedale San Paolo, l’unico attualmente dotato di pronto soccorso ma dislocato dall’altro capo della città.

“La Asl non ha competenza nel cambiare autonomamente l’offerta ospedaliera stabilita del Dm n.70 del 2015 – attacca De Paola – solo quel Piano che ha rango di legge regionale individua standard ospedalieri e fabbisogni di strutture ospedaliere e relativi posti letto distinti per singola disciplina distribuiti per ambiti territoriali”.
E da questo DM, infatti, che discendono il Piano Regionale ospedaliero di cui al DCA n.6 del 2018, e, a seguire, l’atto aziendale vigente approvato dalla struttura commissariale con Decreto commissariale n. 8 del 2018. E tra l’altro sono da aggiornare alla luce della pandemia e delle previsioni e investimenti del Pnrr e dei fondi per l’edilizia ospedaliera nazionale di cui la Campania è destinataria (oltre 1 mld di euro).
Cos’è che non la convince della decisione della Asl?
“La Asl è il terminale decisionale e non può essere utilizzata surrettiziamente come punto di partenza delle decisioni. Se si aggiunge che da questo atto deriva da una parte un notevole danno per l’utenza, che si vede privata di un’assistenza il cui bisogno era certificato nei documenti di cui sopra, e dall’altra un notevole indebito risparmio per il bilancio della Asl e della Regione ai danni dei livelli di assistenza si comprende come la questione acquisti connotazioni che aprono scenari ben più ampi in merito agli organismi di vigilanza e controllo istituzionalmente competenti”.
Nel merito?
“La riclassificazione del Loreto ne fa un riempitivo, una ruota di scorta e tappabuchi delle inefficienze programmatorie evidenziatesi nella gestione degli ospedali di Napoli città, penalizzata oltre misura dall’emergenza Covid”.
Si riferisce alla rete dei Pronto soccorso?
“Anche la cui crisi è più che mai drammatica, L’azienda ha così decretato la definitiva sottrazione alla rete dell’emergenza di un ospedale che ha sempre avuto grande importanza nell’emergenza ed assistenza ospedaliera per adulti e acuti, secondo solo al Cardarelli. Ora è stato svuotato in difformità del Piano ospedaliero vigente che ne faceva un pronto soccorso dea di I livello completamente cancellato per far posto a un ospedale di Comunità e con alcune specialità come la pediatria e la perduta di ben 9 dipartimenti funzionali sanitari (Delibera 812 del 5/05/2022: istituzione dell’Area di Coordinamento dei Servizi amministrativi,Tecnici e professionali e dell’Area di Coordinamento dei Servizi Sanitari). privilegiando il versante tecnico-amministrativo”.
Il modello dipartimentale è ancora attuale?
“L’organizzazione dipartimentale è il modello ordinario di gestione operativa di tutte le attività delle Aziende sanitarie come previsto dall’articolo 17-bis D.Lgs. 229/99 ed è connotata da un processo decisionale intradipartimentale partecipativo, anche per la nomina del Direttore del dipartimento oltre a tutte le sue attività; non a caso la Asl non ha mai attivato questi dipartimenti ed intende sostituirli con aree di coordinamento. In questa incomprensibile destrutturazione dell’impianto organizzativo previsto nell’atto aziendale vigente l’azienda ha anche soppresso il Dipartimento Materno-Infantile, in controtendenza con tutto il resto d’Italia, ed ha eliminato una Unità complessa sanitaria in ambito materno infantile, unificando le due distinte UOC, attive dal 2004, per assistenza donne ed assistenza bambino, proprio mentre emergono sempre più ampie necessità di intervento distinte (vedi le problematiche adolescenziali o la medicina di genere), senza contare il messaggio intrinseco che la salute della donna va tutelata solo in funzione della maternità. In questo ambito anche l’allocazione di una pediatria in una struttura non più presidio ospedaliero, ma stabilimento costituito da un agglomerato informe di funzioni assistenziali, avviene in spregio al DM 70 per il quale la pediatria deve stare in un Dea e nel suo ambito territoriale”.
C’è però l’aggregazione del San Paolo che è un Dea nella logica di una sorta di ospedali riuniti con poli di specializzazione.
“E’ un assetto illogico: l’aggregazione di questa informe struttura sanitaria ad un DEA situato nella parte opposta della città anziché nel ben più vicino e meglio collegato al San Giovanni Bosco non ha senso”.
Il San Giovanni Bosco ha un ps che non può ripartirete mancanza di personale…
“Ma il Loreto non ha mai avuto alcuna vocazione di Ospedale pediatrico ed ora, contro la sua natura, dovrebbe assumere tale funzione. Se c’è bisogno di un piccolo Ospedale pediatrico perché non pensare all’Annunziata che tale ruolo ha egregiamente svolto per più di 500 anni, in stretto collegamento funzionale con le pediatrie e con PS che i fabbisogni di cui sopra attribuivano a Loreto Mare e San Giovanni Bosco, senza farsi sbattere la porta in faccia dal Santobono”.
L’Annunziata è fatiscente
“Se risultasse angusta questa scelta per l’attività territoriale materno-infantile, quest’ultima può essere dirottata agli Incurabili, ove era prevista ed è ancora possibile l’ultimazione della Casa del Parto e finalmente realizzare un presidio per le donne. Pur volendo tentare di seguire il pensiero di chi ha condotto a quanto sopra si fa presente che degli Incurabili è sparita anche la UO di Riabilitazione ed anche in questo caso è l’intero dipartimento di Riabilitazione che è stato soppresso, sempre in atto separato a dispetto delle raccomandazioni del piano nazionale delle cronicità.
I sindacati cosa dicono in merito?
“La nota dell’8 settembre del 2021 dice che il Dm 70 del 2015 si fonda sulla individuazione dei “fabbisogni di posti letto per discipline”e sulla loro distribuzione. La nota regionale 376.740 del 16 luglio 2021 delega di fatto agli atti aziendali la parziale riorganizzazione strutturale della rete ospedaliera ma solo limitatamente all’adeguamento agli atti non transitori già assunti dalla regione per le necessità emerse in corso di pandemia di incrementare l’assistenza, alterando il fabbisogno per disciplina programmato dalla Regione con il Dca n.103 del 2018, Unica deputata alla stima dei fabbisogni assistenziali”.
E quindi?
“È necessario ed urgente, quindi, un adeguato atto di programmazione regionale aggiornando il DCA 103/2018 con previa verifica di quali di quei posti letto e relativi bisogni assistenziali in esso programmati siano stati effettivamente attivati. Questo continuo variare degli atti aziendali mina la corretta attuazione degli stessi e consente alle aziende di scegliere quali posti letto attivare e quali no, dando origine a “mostri” assistenziali.
Una pediatria all’Annunziata non è compatibile con il DM 70 e sarebbe giustificata solo se a basso livello di assistenza e come parte di stabilimento aggregato al DEA I Loreto Mare o al San Giovanni Bosco che non hanno più il Ps almeno per ora.
“Certo ma sempre in coabitazione ed integrazione con funzioni assistenziali e socio-sanitarie materno-infantili territoriali, comunque una simile soluzione sarebbe molto complicata da portare avanti per cui si dovrebbe prevedere almeno un presidio sanitario intermedio vero e certamente più coraggioso ed avanzato di quello di Barra in merito ad integrazione ospedale e territorio per la tutela della salute delle donne, dei bambini, degli adolescenti e delle famiglie, ad elevata integrazione sociosanitaria e ospedale-territorio”.
Lei cosa proporrebbe?
“Un presidio sanitario intermedio del centro storico (insieme agli Incurabili in un unicum funzionale distribuito su due strutture che hanno fatto la storia della medicina a Napoli), per la tutela della salute delle donne, dei bambini e degli adolescenti, e sostegno alle famiglie, ad elevata integrazione sociosanitaria e ospedale-territorio già nella stessa struttura con funzioni sanitarie e socio-sanitarie territoriali e funzioni ospedaliere a bassa complessità assistenziale e integrazione in situ ospedale-territorio, mettendo al centro la necessità socio-sanitarie di questa utenza e non le barriere tra ospedale e territorio”.
Una simile mission ben si sposerebbe anche con le strutture concepite con il Pnrr?
“Certo, al suo interno, pertanto, vedrei anche una sede dei servizi sociali del Comune, Associazioni del territorio, il Centro anti violenza (in rapporto con le forze dell’ordine, la consulenza legale ecc), tutto quello che prevede la Casa della comunità con i medici di assistenza primaria per la medicina genere-specifica e i pediatri di famiglia in stretto rapporto con gli specialisti presenti, sia per la medicina generale-specifica (cardiologia, diabetologia e endocrinologia, neurologia, fisiatria, ecc.) che per le specialità pediatriche (oculistica, orl, cardiologia, ortopedia, endocrinologia per obesità, etc) e, per la promozione e la prevenzione, il consultorio familiare hub (percorso nascita, screening, spazio adolescenti, sostegno psicologico anche per donne vittime di violenza domestica e bambini vittime di violenza assistita o di abusi, centri vaccinali e servizio sociale della Asl). Infine un ambulatorio infermieristico pediatrico e day hospital con consulenti le professioni sanitarie, day surgery con 6 -8 pl appoggiati a un ospedale e forse ospedale di comunità pediatrico ma solo se in “prossimità” di una pediatria ospedaliera (come da DM 71) con pronto soccorso pediatrico e Obi. Presìdi presso i quali dovrebbero essere attive (ma veramente) anche reparti di maternità e neonatologia cui collegarsi funzionalmente”.