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Campagna Nazionale “Ora pOSSO”: donne con tumore al seno contro la fragilità ossea

La campagna nazionale “ora pOSSO: le donne con tumore al seno contro la fragilità ossea” giunge quest’anno alla sua quarta edizione.
Informare e sensibilizzare sulla fragilità ossea legata al ricorso alla terapia ormonale adiuvante nelle donne con tumore al seno è l’obiettivo che la campagna si impone da sempre. La corretta informazione, infatti, è fondamentale per consentire alle donne di prendere coscienza su come prevenire efficacemente la fragilità ossea, rivolgendosi al proprio medico di fiducia per ottenerne il supporto necessario.

Donne con tumore al seno: i dati

Il tumore al seno rappresenta la tipologia di tumore più frequentemente diagnosticata alle donne in Italia. Spiega Paolo Veronesi, direttore del programma di senologia chirurgica all’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), che sono circa 55mila le donne che, ogni anno, si ammalano di tumore al seno; il 5%-7% dei tumori mammari è legato a fattori genetici, ¼ dei quali dovuti alla mutazione di due geni, BRCA 1 e BRCA 2. Altri fattori di rischio potrebbero essere rappresentati da un menarca precoce o una menopausa tardiva, nulliparità, una prima gravidanza dopo la soglia dei 30 anni, il mancato allattamento al seno, senza dimenticare condizioni ambientali, abitudini alimentari e lo stile di vita condotto.

Nella maggior parte dei casi si tratta di tumori ormono-dipendenti per i quali, le pazienti operate, ricevono terapie anti-ormonali adiuvanti. Queste terapie, tuttavia, spiega Maria Luisa Brandi, Presidente dell’Osservatorio Fratture da Fragilità, con il tempo tendono a “cancellare” la produzione di estrogeni, provocando una grave fragilità ossea con aumento di rischio di fratture. Per questo motivo è indispensabile che, in casi di terapie anti-ormonali, alle pazienti sia preventivamente impostata una terapia di prevenzione delle fratture, cosa che, fa notare la Brandi, nella stragrande maggioranza dei casi ancora non avviene.
La ricerca è di fondamentale aiuto anche in questo settore: la scoperta di denosumab, un anticorpo monoclonale in grado di bloccare il riassorbimento osseo, ha consentito di ridurre il rischio di fratture dal 50% al 70% dei casi. L’anticorpo è di facile uso, viene somministrato ogni 6 mesi per via sottocutanea e non comporta effetti collaterali a livello gastro-esofageo.

Per le pazienti con tumore al seno, l’alimentazione assume grande importanza. In particolare, alle donne affette da tumore mammario in terapia ormonale, è consigliato un adeguato apporto di calcio e vitamina D, accompagnato a una dieta sana ed equilibrata. Anche lo sport contribuisce a migliorare la qualità e la resistenza del tessuto osseo: è fondamentale mantenere le ossa in salute ricorrendo a programmi di training indoor e outdoor. È bene che le donne, a qualsiasi età, svolgano ogni giorno esercizi di intensità commisurata alle proprie capacità, in grado di appassionarle o semplicemente utili per contribuire al raggiungimento del benessere psicofisico. Anche attività semplici come camminare, nuotare, andare in bicicletta o ballare possono risultare oltre che piacevoli, rilassanti anche utili a mantenere le ossa forti e in salute.

MOC: l’esame di prevenzione per la fragilità ossea

Un esame del quale è possibile avvalersi per valutare lo stato di salute delle ossa è la MOC, sigla che sta per Mineralometria Ossea Computerizzata. La MOC, spiega Gherardo Mazziotti, Capo sezione ricerca, diagnosi e cura delle malattie osteometaboliche in Humanitas, è una densitometria che misura la densità minerale ossea dello scheletro, cioè la massa e la quantità di minerali in esso presenti, così da consentire di rilevare preventivamente un’eventuale degenerazione dell’osso e la comparsa di osteoporosi. È un esame consigliato soprattutto a donne in post-menopausa e agli uomini over 60 con accertati fattori di rischio per lo sviluppo di osteoporosi ma prescrivibile a individui di qualsiasi genere e età.

La MOC si esegue tramite DEXA (Dual energy X-ray absorptiometry), una tecnica a doppio raggio X. La MOC-DEXA misura la densità minerale ossea su una zona campione prelevata di solito dalla colonna vertebrale, il femore prossimale, l’anca. La Bone Mineral Density (BMD) viene espressa quantitativamente in due parametri: T-score e Z-score.

Il T-score misura la differenza tra il valore di BMD dell’osso esaminato e il campione di riferimento, rappresentato da soggetti sani, di 30 anni di età ed esaminati dopo il raggiungimento del livello massimo di massa ossea. L’OMS ha stabilito che un T-score superiore a -1 deviazioni standard corrisponde a una condizione di normalità; un T-score compreso tra -1 e -2.5 deviazioni standard indica osteopenia, ovvero un leggero impoverimento dell’osso; un T-score inferiore a -2.5 indica la presenza di osteoporosi, con un maggiore rischio di andare incontro a fratture. Il T-score è adoperato soprattutto per valutare il rischio fratturativo in soggetti di età superiore ai 50 anni e per le donne in post-menopausa.

Lo Z-score misura, invece, la differenza tra il valore BMD dell’osso esaminato e il campione di riferimento, rappresentato da soggetti sani e di pari età del paziente. Tale parametro viene adoperato per i soggetti di età inferiore a 50 anni e per le donne in premenopausa.

La MOC è fondamentale in casi di cura al tumore della mammella. Andrea Giustina, ordinario di endocrinologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presidente del gruppo di studio sull’osteoporosi indotta dai glucocorticoidi, puntualizza che tutti gli specialisti che hanno in cura donne affette da tumore al seno dovrebbero raccomandare lo svolgimento di una morfometria vertebrale prima dell’inizio della terapia, per poi monitorare lo stato di salute osseo delle pazienti a distanza di un anno. Come è stato notato, infatti, il rischio di osteoporosi secondaria alla terapia nelle donne affette da cancro si moltiplica. La causa di questo aumentato turnover dell’osso è da ricercare nella riduzione significativa dei livelli circolanti di estrogeni, che determina una eccessiva produzione di osteoclasti, cellule deputate all’assorbimento e alla conseguente perdita dell’osso.

Osteoporosi e fragilità ossea sono problematiche ancora poco trattate in via preventiva: stando ad alcune ricerche, circa il 45% delle pazienti non riceve alcun trattamento di prevenzione delle fratture e il 60% delle donne sane di età inferiore ai 50 anni non ha effettuato mai alcun tipo di esame per verificare la sua salute ossea. Il dato è sconvolgente, soprattutto se pensiamo al fatto che i farmaci necessari a preservare il buon funzionamento delle ossa per le donne in blocco ormonale adiuvante con inibitori dell’aromatasi sono rimborsabili.

Aggiunge Francesco Bertoldo, endocrinologo del centro malattie del metabolismo minerale e osteoncologia dell’azienda ospedaliero-universitaria di Verona, che le donne affette da tumore al seno, in trattamento con inibitori dell’aromatasi e che affrontano una terapia per la fragilità ossea, hanno una mortalità più bassa per il tumore e un più basso rischio di ripresa della malattia rispetto alle donne che non affrontano questo tipo di cura.
Il problema è che la MOC non è effettuata come esame di routine ma soltanto su richiesta dell’oncologo. Da qui l’importanza di sensibilizzare anche le pazienti e le loro famiglie, per orientarle sulle iniziative utili a migliorare la qualità della loro vita.

Iniziare una cura per una malattia oncologica equivale ad affrontare un viaggio del quale l’oncologo, accompagnato da altri esperti previsti dai centri di senologia, è una guida esperta oltre che un alleato fondamentale.
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