Il 2022 lo ricorderemo come l’anno più caldo degli ultimi 200 anni e ad oggi gli esperti possono affermare quasi con certezza che difficilmente le temperature di novembre e dicembre, pur se dovessero calare di molto e all’improvviso, potrebbero far mutare l’attuale media stagionale. «Le cause del caldo torrido di questa estate, così come delle temperature autunnali che, seppur gradevoli, superano la media stagionale, vanno ricercate indietro nel tempo. I cambiamenti climatici, infatti, dipendono dal surriscaldamento della bassa atmosfera, ovvero del suolo, cominciato sin dall’era industriale», spiega il professore Alessandro Miani, presidente della SIMA, la Società Italiana di Medicina Ambientale. Tuttavia, non si tratta di un evento sporadico: il 2022 potrebbe essere ricordato come solo il primo di una lunga serie di anni terribilmente caldi. «Per questo, è necessario intervenire per cambiare rotta, aggiunge Miani. Temperature troppo alte, come quelle registrate in estate, porteranno oltre che ad aumento inevitabile della siccità, anche a migrazioni e gravi carestie. Anche le nostre abitudini di vita subiranno dei mutamenti». Cattive notizie pure per chi soffre di patologie respiratorie come asma ed allergie: «Avere un autunno caldo significa anche prolungare la stagione dei pollini e delle fioriture», sottolinea il presidente della SIMA.
Una tregua alla crisi energetica
Certo, il perdurare delle temperature miti rappresenta una vera “manna dal cielo” in corso di rincari delle bollette. «Quest’anno, considerando la crisi energetica in atto, le gradevoli temperature autunnali sono un grande aiuto per le famiglie italiane. Non dovendo ricorrere all’utilizzo di impianti di riscaldamento le bollette da pagare saranno meno salate», dice il presidente SIMA. Ma se la situazione dovesse perdurare, il risparmio di quest’anno non coprirebbe le spese che ci si troverà ad affrontare nei prossimi anni per far fronte a tutti i mutamenti indotti dai cambiamenti climatici. «Il prolungarsi delle stagioni calde influirà anche sull’agricoltura che dovrà essere riadattata alle nuove condizioni climatiche, non senza costi. Così come il caldo torrido protratto aumenterà gli incendi e l’inquinamento atmosferico che ne deriva», sottolinea il professore.
Lo scioglimento dei ghiacciai
Lo scioglimento dei ghiacciai perenni è un’altra conseguenza dell’innalzamento delle temperature. «Con lo scioglimento dei ghiacciai perenni diminuiscono le riserve idriche di acqua dolce che, riversandosi nel mare, ne innalzano il livello. Nel mar Mediterraneo l’aumento stimato è di circa un metro. Un ulteriore effetto, oggetto di recenti studi, è la possibilità che dallo scioglimento dei ghiacciai perenni possano emergere dei virus “antichi”, sconosciuti agli esseri umani. Alcuni di questi sono stati già rilevati e sono sotto la lente dei ricercatori che ne stanno valutando la potenziale pericolosità. In queste stesse zone, se le temperature dovessero continuare ad innalzarsi e i ghiacciai perenni a sciogliersi, potremmo assistere all’insediamento di alcuni specie animali che, entrando in contatto con eventuali virus, potrebbero veicolarli agli esseri umani. Ma per ora sono solo ipotesi che, seppur degne di attenzione, conclude Miani, non rappresentano motivo di imminente allarme».
A rischio l’Ecosistema
Bollette un po’ più leggere quindi, almeno per i prossimi 2 mesi. Ma attenzione: le temperature oltre la norma fuori stagione e le correnti fredde possono scatenare eventi atmosferici molto violenti come alluvioni e piogge torrenziali. Un vero disastro per il clima e il raccolto, con conseguenti danni economici ed elevati rischi idrogeologici. Le ultime previsioni meteo infatti, descrivono uno scenario paradossale con giornate estive, caratterizzate da temperature che arrivano ai 35 gradi, e giornate piovose, con violenti temporali e grandine. Pertanto forse risparmieremo sulla bolletta del gas e accenderemo di meno i termosifoni ma i rischi e danni per salute ed ecosistema sono davvero ingenti.
Previsioni meteo per il mese di novembre
Secondo il noto meteorologo Mario Giuliacci, almeno fino al 2 novembre il tempo rimarrà stabile e l’anticiclone non darà tregua. Solo dopo potrebbe arrivare il freddo, o sarebbe meglio chiamarlo ritorno alle temperature del periodo. Secondo Giuliacci: “C’è una maggiore probabilità in novembre di un mese siccitoso, e speriamo che non avvenga quest’anno dove siamo in un regime di grave siccità”. Almeno fino al 7 novembre quindi non sono previste piogge, che sono invece attese dopo questa data in Toscana, Umbria e Lazio. Fino al 15 di novembre poi, pioverà solo al nord e in queste regioni. Dal 14 al 21 novembre e dal 21 al 28 di novembre è prevista una piovosità media. Ma il rischio è quello di avere in sole due settimane, la stessa quantità di pioggia prevista durante tutto il mese. Più o meno dalla metà della prossima settimana, quindi, torneranno le piogge anche se le temperature elevate persisteranno in tutte le regioni del sud, in particolar modo in Puglia, Calabria e Sicilia. Ancora una decina di giorni di caldo anomalo, insomma, prima di poter davvero assaporare le temperature tipicamente autunnali. Solo a dicembre arriveranno le prime piogge. Questo significa che anche per il mese in arrivo si rischia di dover avere a che fare con valori più alti del solito. A gennaio, invece, si dovrebbe tornare alle medie stagionali. Da un lato è una bella notizia per chi può evitare di accendere il riscaldamento. Infatti tra rincari e razionamenti, avere temperature più miti significa posticipare ancora l’accensione. In varie città del nord come Milano, Torino e Bologna, la data è già stata posticipata al 2 novembre ma di questo passo, se la prossima settimana avremo a che fare con oltre 20 gradi, è possibile che possa arrivare un’altra proroga.