Dopo l’impennata di giovedi la crescita dei contagi si stabilizza sui valori molto alti. Nuovo record di tamponi, più di 120.000, e più o meno lo stesso numero di casi: 2499 contro i 2548 del giorno precedente, pari a 20,8 positivi ogni mille tamponi invece dei 21,6 di ieri. Ieri 23 morti contro i 24 di giovedi. Salgono pure, a ritmo costante, le terapie intensive +3 e i ricoveri ordinari +45. Molto alto l’incremento degli attualmente positivi: 1350 in più di giovedi. Siamo allo stesso livello del 25 maggio scorso, con la grande differenza che allora ce ne stavamo ancora chiusi in casa, mentre ora ci muoviamo molto di più: prendiamo i mezzi pubblici, andiamo al ristorante, a scuola etc. E quindi diffondiamo molto di più il contagio. E infatti anche se il 25 maggio avevamo lo stesso numero di malati, allora l’indice Rt era 0,62 (epidemia in fase di rapida decrescita) oggi l’indice Rt è 1,3 (epidemia in fase di crescita vivace)
Le regioni peggiori: Campania 392, Lombardia 307, Lazio 265, Toscana 223, Piemonte 219, Veneto 191, Emilia-Romagna 163, Liguria e Sicilia 140. Nelle altre regioni si va dai 4 casi del Molise ai 72 della Puglia.
Sempre molto grave, ma stabile la situazione in Campania: 392 nuovi casi rispetto ai 390 di giovedi, pari a 44,2 positivi ogni mille tamponi contro i 46,9 del giorno precedente. Un decesso, una terapia intensiva in più e ben 18 ricoveri ordinari in più. Indice Rt che galoppa a 1,64
Cresce la preoccupazione per la seconda ondata dell’epidemia. Nelle ultime 24 ore si sono registrati 2.499 nuovi casi e, purtroppo, la Campania è la regione che ne detiene il primato (+ 392), seguita dalla Lombardia (+ 307). Due regioni che hanno la maggiore densità di popolazione: 423 abitanti per chilometro quadrato.
In Campania, tuttavia, molti nuclei familiari annoverano tre generazioni. Pertanto, il rischio di contagiare le persone fragili è maggiore. La crescita è, tuttavia, in\ correlazione diretta con l’aumento dei casi testati. Circa il 3% di questi è positivo al virus e, quindi, finisce o in isolamento domiciliare (il 92%) o viene posto in regime di ricovero ordinario (il 7%) o in terapia intensiva (l’1%).
La crescita del numero dei ricoveri e delle terapie intensive induce a ritenere che il virus non ha affatto perso la sua capacità di fare danni. Occorre, pertanto, grande attenzione e responsabilità nei comportamenti, giacché, non essendo ancora disponibile il vaccino, dovremo convivere col virus. Inoltre, è alle porte la stagione influenzale che potrebbe generare caos e allarmismo. Per evitare ciò, alcune regioni stanno invitando le popolazioni alla vaccinazione. La regione Lazio, giova ricordare, aveva emanato un’ordinanza che obbligava le persone al di sopra dei 65 anni d’età alla vaccinazione. Il tar Lazio, tuttavia, con sentenza n. 10048 di ieri, ha annullato tale ordinanza poiché l’adozione di una tale misura non rientra nella sfera delle attribuzioni regionali. La vaccinazione resta, infatti, una libera scelta.
Il prospetto e il grafico illustrano la tendenza dei contagi e relativo case-mix
La piana lettura del dato induce fondatamente a ritenere che il numero dei soggetti positivi è di gran lunga superiore a quello sino ad oggi intercettato. E, allo stato, la scuola non sta impattando sui contagi; sia perché è passato poco tempo dall’avvio delle attività, sia per le stringenti misure di sicurezza adottate. Tale circostanza dovrebbe indurre la governance regionale ad una riflessione: l’applicazione di
rigide misure di sicurezza e il suo costante controllo consentono di coniugare il diritto alla salute con la sostenibilità economica e sociale della nostra Regione.