Quando si parla di salute il fattore tempo è una componente preziosissima, e lo diventa ancora di più quando si deve convivere con la Beta Talassemia trasfusione-dipendente, una malattia genetica ereditaria che causa una grave anemia e che colpisce oltre 5000 persone in Italia. L’esistenza di queste persone è condizionata dai frequenti accessi ai centri specialistici, ogni 2-3 settimane, per soddisfare il fabbisogno trasfusionale e diminuire così le complicanze da accumulo di ferro nell’organismo.
Oggi, la disponibilità di una nuova molecola, il Luspatercept, che da dicembre 2021 viene rimborsata anche in Italia, può consentire di allungare gli intervalli tra i vari accessi e diminuire così le unità di sangue da trasfondere. Questo, insieme all’innovazione terapeutica sono i temi centrali della Giornata Mondiale della Talassemia che si celebra l’8 Maggio in tutto il mondo. Un appuntamento dedicato a tutti coloro che convivono con questa patologia e che si pone quale obiettivo prioritario quello di far conoscere e sensibilizzare la collettività sulle conseguenze che la Talassemia induce nella vita dei soggetti che ne sono affetti.
LO STUDIO
Nello studio internazionale Believe, pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’ e che ha coinvolto 336 pazienti affetti da Talassemia trasfusione dipendente, il 70% dei pazienti trattati con Luspatercept ha ottenuto una riduzione del 33% del fabbisogno trasfusionale in un qualsiasi intervallo di tempo di 12 settimane.
Questi risultati hanno condotto all’approvazione della molecola da parte dell’agenzia regolatoria europea a giugno 2020. Si stima, anche nella pratica clinica quotidiana, una riduzione di oltre il 30% del fabbisogno trasfusionale. È immediato l’effetto sulla qualità di vita con meno accessi ospedalieri, quindi più libertà e normalità. Inoltre la nuova terapia, quando si dimostra efficace, consente di ridurre l’accumulo di ferro dovuto alle trasfusioni, che può danneggiare organi vitali come cuore, fegato e pancreas, e le possibili complicanze legate agli effetti collaterali dei farmaci ferrochelanti, assunti quotidianamente proprio per eliminare il ferro in eccesso.
“Con oltre 25 anni di esperienza nelle malattie ematologiche, spiega Cosimo Paga, Executive Country Medical director, Bristol Myers Squibb, abbiamo ottenuto progressi che hanno migliorato significativamente la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti. Luspatercept è stato approvato anche nel trattamento delle sindromi mielodisplastiche, che sono neoplasie del sangue tipiche del paziente anziano. Il nostro impegno su malattie gravi come la beta-talassemia è testimoniato dall’attivazione di programmi compassionevoli che, grazie alla fornitura gratuita dei farmaci nel periodo di negoziazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco, consentono di accedere alle terapie prima della commercializzazione sul territorio nazionale. In questo modo abbiamo reso disponibile luspatercept per 159 pazienti a partire da novembre 2020”.
ITALIA PAESE Più COLPITO
“La trasfusione di sangue è la terapia d’elezione per i pazienti affetti dalle forme più gravi di Beta-talassemia, malattia ematologica ereditaria, causata da un difetto di produzione delle catene globiniche, che costituiscono la struttura dell’emoglobina, la proteina responsabile del trasporto di ossigeno in tutto l’organismo, afferma Gian Luca Forni, Direttore Ematologia Centro della Microcitemia e delle Anemie Congenite, Ospedali Galliera di Genova, Centro che ha partecipato allo studio BELIEVE -. L’Italia è uno dei Paesi al mondo più colpiti e sono circa 3 milioni i portatori sani del difetto talassemico. È pari al 25% la probabilità che nasca un bambino malato da due portatori sani. Si prevede un aumento dei nuovi casi nei prossimi anni”. “La vita dei pazienti con beta-talassemia trasfusione dipendente resta ancora oggi un ‘percorso a ostacoli’, caratterizzato da appuntamenti ogni 2-3 settimane con il centro di cura, a cui si aggiungono le visite di controllo, sottolinea Gian Luca Forni. Poiché il nostro organismo non è in grado di eliminare il ferro in eccesso portato dalle trasfusioni, questi pazienti sono costretti ad assumere ogni giorno una terapia ferrochelante, per evitare i danni causati dall’accumulo di ferro, che possono manifestarsi a livello cardiaco, endocrino, epatico o pancreatico”.
PROGNOSI
Fino agli anni Sessanta, le persone affette da beta-talassemia major, la forma più grave, non sopravvivevano oltre i 10/15 anni. “Oggi, con la combinazione della terapia trasfusionale e ferrochelante, la loro aspettativa di vita è drasticamente migliorata, si parla infatti di ‘prognosi aperta’, spiega Roberto Lisi, Responsabile dell’Unità Operativa Dipartimentale Talassemia ARNAS Garibaldi di Catania. Un obiettivo un tempo impensabile, raggiunto grazie alla modifica dell’apporto trasfusionale, che è stato ridotto, e ai nuovi farmaci chelanti orali. Siamo in grado di controllare sia la patologia sia le comorbidità. Pur avendo una migliore aspettativa di vita rispetto al passato, questi pazienti rimangono strettamente condizionati dal frequente fabbisogno trasfusionale e dai continui esami strumentali necessari per il monitoraggio della malattia. Luspatercept, che riduce l’eritropoiesi inefficace responsabile della grave anemia e consente la produzione di globuli rossi maturi, cambia radicalmente le prospettive”.
La Real Life
La pratica clinica quotidiana, cosiddetta “Real Life” ha confermato le evidenze dello studio Believe. Va inoltre considerato che i pazienti ‘Real Life’ non sono selezionati e spesso presentano complicanze. La riduzione del fabbisogno trasfusionale determina una serie di conseguenze positive a cascata. Meno sangue trasfuso si traduce in una minore quantità di ferro accumulata e in una riduzione rapida della ferritina sierica, la proteina che svolge la funzione di deposito del ferro, come già emerso dallo studio Believe. Diminuire il numero di trasfusioni significa ridurre anche le possibili complicanze legate agli effetti collaterali dei farmaci ferrochelanti e i rischi determinati dalle continue stimolazioni del sistema immune. Ad ogni seduta vi è infatti la possibilità di sviluppare una reazione trasfusionale.
PAZIENTI
“La beta-talassemia lega la persona al centro di cura: in media vengono trasfuse 2-3 unità di sangue ad ogni seduta in ospedale, che dura fino a 5 ore – evidenzia Raffaele Vindigni, Presidente United Onlus (Federazione Nazionale delle Associazioni, Talassemia, Drepanocitosi e Anemie Rare). Tutto questo influisce sulla quotidianità e determina un’invalidità che si ripercuote sulla qualità di vita e sullo stato psicologico dei pazienti e dei familiari: da qui l’importanza della disponibilità di una terapia innovativa come luspatercept, in grado di trasformare la loro vita.
DISPARITà REGIONALI
Vi sono però ancora disparità a livello regionale nell’accesso al nuovo farmaco, dovute a ritardi burocratici. Nel 2017, tramite un apposito dispositivo di legge, è stata istituita la Rete Italiana della Talassemia e delle Emoglobinopatie, ma ad oggi manca ancora il decreto attuativo per mettere in sicurezza la Rete, consentendole di continuare l’opera svolta in questi anni di diagnosi, cura, formazione e prevenzione. La gestione della Talassemia richiede un approccio integrato e un’assistenza costante con esami strumentali da eseguire a intervalli definiti. Questo richiede l’utilizzo di protocolli uniformi su tutto il territorio. “La definizione delle funzioni della Rete attraverso il decreto attuativo, sottolinea Gian Luca Forni, può inoltre garantire stabilità ai singoli centri. Questo provvedimento inoltre, sarà utile anche per valutare le esigenze trasfusionali delle varie aree, così da segnalare difficoltà e sopperire alle carenze stagionali che, per le persone che hanno bisogno costante di sangue, rappresentano un problema rilevante”.
SICILIA REGIONE VIRTUOSA
La Sicilia risulta essere la regione più virtuosa. Essendo infatti questa una delle Regioni più compite dalla malattia dal 1984 ha attivato il Registro Siciliano Talassemia ed Emoglobinopatie (RESTE). Dai dati registrati al 31 Dicembre 2019, nell’isola sono 1167 i pazienti affetti da Beta talassemia major. Dal 2011 inoltre, è operativa anche la Rete Regionale della Talassemia e delle Emoglobinopatie (R.R.T.E.), che consente di gestire la malattia in modo uniforme sul territorio. “Durante la pandemia sono state affrontate non poche difficoltà, soprattutto nel reperire il sangue, con un grande sforzo delle associazioni di volontariato e dei centri trasfusionali per limitare le possibili conseguenze negative per i pazienti. Inoltre, è forte il coordinamento con il centro regionale sangue, perché, grazie al Registro che fornisce dati certi sul numero di pazienti che necessitano di trasfusioni, si sà esattamente quante unità di sangue servono in media nell’isola ogni anno. Ad esempio, nel 2021 nel centro di Catania, dove seguiamo 189 pazienti, sono state trasfuse circa 6000 unità di sangue”, sottolinea il Dott. Lisi.