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Batteri resistenti agli antibiotici: Italia maglia nera

Al Cardarelli di Napoli il team di steward-ship detta l’uso appropriato dei nuovi farmaci

Napoli, 24 maggio 2022 – L’antimicrobico resistenza è considerata tra le 10 minacce più gravi alla salute mondiale. La ragione del crescente interesse nei confronti di un uso razionale ed appropriato degli antibiotici origina da numerosi fattori dei quali i più importanti sono l’aumento della diffusione di germi multi resistenti e la mancanza di molecole ad attività antibatterica che possano garantirne la cura. Si potrà evitare o quantomeno ridurre il pesante impatto di quella che è oggi considerata una vera e propria pandemia, l’antimicrobico resistenza (Amr), ossia la presenza di super batteri resistenti agli antibiotici che mettono in ginocchio i sistemi sanitari di tutto il mondo.

Le linee di intervento sono la prevenzione, la ricerca, lo sviluppo e la produzione di nuovi antibiotici capaci di contrastare le infezioni sostenute da patogeni resistenti a maggiore criticità, e la formazione sulle pratiche di controllo del rischio infettivo e di stewardship antimicrobica oltre che sul potenziamento della diagnostica microbiologica. 

Ad aprire un dialogo tra tecnici e dirigenti ospedalieri su questo aspetto cruciale della clinica infettivologica è Motore Sanità che ha organizzato a Napoli oggi l’evento “Nuovi modelli di governance ospedaliera per gli antibiotici innovativi da un accesso razionato a un accesso razionale e appropriato” che si è svolto all’ospedale Cardarelli, con il contributo non condizionante di Menarini. L’obiettivo è la ricerca di un corretto e condiviso Place in Therapy che rappresenti un uso ragionato e razionale piuttosto che solamente razionato.

I NUMERI

All’utilizzo improprio di questi farmaci sono riconducibili in Italia oltre 10mila decessi all’anno, su un totale di circa 33mila nell’intera Unione Europea; di questi una percentuale significativa si registra nella regione Campania, che negli ultimi anni ha avviato un programma di lotta all’antibiotico-resistenza di cui si incominciano a vedere i primi risultati. Un fenomeno ulteriormente in crescita durante la pandemia da Covid-19.

Secondo un recente studio pubblicato dal “Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie”, dal quale emerge che l’Italia si colloca tra gli ultimi Paesi in Europa per la prevalenza di infezioni correlate all’assistenza sanitaria (Ica). Per fronteggiare questo fenomeno è stato previsto un piano straordinario di formazione per accrescere le conoscenze del personale sanitario in materia di gestione delle infezioni nosocomiali.

Siamo di fronte a numeri importanti, come stima un articolo di Lancet del Gennaio 2022 con quasi 5 milioni di decessi attribuibili direttamente o indirettamente alla diffusione dell’antibiotico resistenza. A questo scenario d’incremento dell’antibiotico resistenza si è inoltre aggiunto l’impatto della pandemia di Covid-19. Infatti, nonostante la bassa prevalenza di infezioni secondarie nei pazienti con Covid-19, un’alta percentuale di loro hanno ricevuto un trattamento antibiotico. L’enorme aumento dell’uso di azitromicina e di altre molecole come le cefalosporine ha avuto e avrà nei prossimi anni un ruolo sulla resistenza.

In ogni caso, la pandemia di Covid-19 e le sue conseguenze sulla resistenza antimicrobica hanno dimostrato la necessità di mantenere i programmi di gestione antimicrobica e di controllo delle infezioni.
“Col Covid – ha poi sottolineato Alessandro Perrella infettivologo del Cotugno che proviene proprio dal Cardarelli – c’è stato un boom dell’uso improprio di antibiotici e l’Italia è maglia nera in Europa: ecco il pian o della Campania alla luce del Pnrr. Nei Paesi Ue 33mila decessi per antibiotico-resistenza. Oltre 10mila in Italia”.

GLI ESPERTI

Tiziana Ascione, Infettivologa, ha messo in evidenza il ruolo della stewardship team e la necessità di affrontare il problema con comportamenti precisi e condivisi per un utilizzo razionale della terapia antibiotica.

Per tentare di arginare questo fenomeno è necessario un approccio globale con schemi di comportamento precisi e condivisi che guidino verso un uso razionale e ragionato della terapia antibiotica evitando la sovraesposizione al trattamento antibiotico che si osserva particolarmente nei pazienti fragili – ha dichiarato Tiziana Ascione -. Affinché avvenga c’è bisogno di nuovi modelli di governance che coinvolgano sia il paziente/utente finale che tutto il personale medico che si adopera nella cura. Le esperienze condotte anche in altre nazioni vedono l’imporsi dello ‘Stewardship team’ nel quale confluiscono le esperienze dei diversi soggetti coinvolti nella cura che seguendo accreditate linee guida suggeriscono scelte appropriate non solo riguardo alla gestione ed al successo del singolo caso, ma in grado di garantire il miglior utilizzo delle risorse garantendo un’alta probabilità di successo terapeutico. Dopo un lungo periodo in cui non è stato possibile contrastare le malattie sostenute da patogeni multi-resistenti per la mancanza di molecole attive, vengono proposti nuovi antibiotici dotati di miglior spettro d’azione il cui uso ad oggi è gravato da alti costi e da limitate indicazioni terapeutiche. Il team di stewardship assume in questo caso un ruolo fondamentale, dettando l’uso appropriato dei nuovi farmaci con valutazione attenta dei dosaggi e dei tempi di somministrazione per garantire la minore pressione di selezione possibile”.

IL 27 MAGGIO NUOVO TAVOLO DI LAVORO

Un secondo tavolo di lavoro sul tema è in programma venerdì 27 maggio dalle 10.30 alle 13.00 presso la direzione generale del Policlinico Federico II:
nuovi modelli di governance ospedaliera per gli antibiotici innovativi “da un accesso razionato a un accesso razionale e appropriato”. I responsabili scientifici del tavolo di lavoro sono Ivan Gentile, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie Infettive del policlinico federiciano, Claudio Zanon, Direttore scientifico Motore Sanità. Attorno al tavolo Francesco Beguinot, direttore Dipartimento di Medicina Interna, Immunologia Clinica, Patologia Clinica e Malattie infettive. Maria Rosaria Catania, Direttore U.O.S.D.Batteriologia e Micologia, Giovanni Esposito, Direttore U.O.C. Cardiologia, Emodinamica, UTIC. Nicola Ferrara, Direttore D.A.I. Emergenze Cardiovascolari, Medicina Clinica e dell’Invecchiamento.

Francesco Saverio Mennini, Professore Economia Sanitaria e Economia Politica, Research Director – Economic Evaluation and HTA, CEIS, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Presidente SIHTA. Maria Ottiero, UOC Farmacia Centralizzata. Marco Picardi, Dirigente Medico U.O.C. Ematologia. Paola Salvatore, Direttore U.O.C. Microbiologia Clinica. Giuseppe Servillo, Direttore D.A.I. Chirurgia Generale e Chirurgie Specialistiche, dei Trapianti di Rene, Nefrologia, Cure Intensive e del Dolore. Maria Triassi, Direttore D.A.I. di Sanità Pubblica, Farmacoutilizzazione e Dermatologia. Emilia Anna Vozzella, Direttore sanitario.

UN INSUCCESSO TERAPEUTICO

“L’antimicrobico-resistenza (AMR) non è una malattia ma un insuccesso terapeutico…. e diagnostico” il cui impatto sulla società, descritto in DALYs, cioè come misura della gravità globale di malattia (espressa dagli anni persi per disabilità o per morte prematura) è paragonabile a quello di influenza, tubercolosi e HIV/AIDS insieme. Quando si affronta questo problema molto spesso si parla prevalentemente di programmi di prevenzione, senz’altro aspetto chiave dell’AMR.

Ma Epicentro, portale di epidemiologia per la sanità pubblica a cura del nostro ISS, sulla base di varie pubblicazioni, da tempo evidenzia come solo il 30-50% delle infezioni sia prevenibile attraverso buone pratiche preventive. Se a questo livello la strada per una buona efficienza del sistema è molto battuta ma ancora lunga, ancor più lunga è però quella della ricerca di nuove terapie che riescano ad arginare e limitare questo fenomeno. L’attuale pandemia ci ha insegnato quanto sia importante avere terapie efficaci per combattere le infezioni.

Sappiamo inoltre che, nell’ultimo decennio, la ricerca di nuovi antibiotici si era quasi fermata, a causa dell’assunzione che l’aver scoperto e prodotto antibiotici ad ampio spettro (allora molto efficaci su un gran numero di agenti patogeni sia Gram+ che Gram-), potesse essere un punto d’arrivo se non una soluzione definitiva. A questo si aggiunga la difficile sostenibilità della ricerca che in questo campo, vede riconosciuto un valore non sempre rispondente agli investimenti fatti. Per questi motivi molte industrie hanno abbandonato la ricerca indirizzando i propri investimenti in aree più remunerative. Ma dopo le proiezioni drammatiche che l’OMS stessa ha fatto sull’impatto futuro dell’AMR indicandola come prima causa di morte nel 2050 (10 milioni di Morti/anno) e le conseguenti allarmanti analisi della Banca mondiale dell’economia (impatto sui costi sanitari con aumenti globali entro il 2050 tra $300 miliardi a oltre $1 trilione all’anno) sono cresciute molte preoccupazioni su questo futuro scenario.

A seguito di ciò i vertici dell’OMS hanno indicato come sia fondamentale tornare a concentrare gli investimenti pubblici e privati sullo sviluppo di antibiotici efficaci che, utilizzati appropriatamente, possano invertire le attuali preoccupanti previsioni, “poiché stiamo esaurendo tutte le opzioni utili”. Alcune aziende di settore con senso di responsabilità, hanno dato seguito a questi appelli, ricercando e producendo nuovi antibiotici estremamente efficaci per sostenere questa sfida. Ma ora la nuova sfida sarà: come ottenerne un uso appropriato a livello di singolo Territorio? Motore Sanità intende contribuire ad aprire un dialogo tra tecnici e dirigenti Ospedalieri su questo aspetto cruciale per il successo di queste terapie innovative. L’obiettivo sarà la ricerca di un corretto e condiviso Place in Therapy che rappresenti un uso ragionato e razionale piuttosto che solamente razionato.

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