[dropcap color=”#000000″ style=”style-1″ background=”#ffffff” ] L[/dropcap]a promessa viene dal dabigatran, anticoagulante il cui uso è già approvato per altre malattie. A dirlo è uno studio condotto dagli esperti del CNIC, il Centro Nacional de Investigaciones Cardiovasculares di Madrid, e della Rockefeller University di New York. La ricerca, in pubblicazione sul Journal of the American College of Cardiology, è stata effettuata testando per un anno il farmaco su un gruppo di topolini malati di Alzheimer.
È emerso che, 12 mesi dopo aver iniziato ad assumere il dabigatran, gli animali malati non mostravano segni di peggioramento di memoria, avevano meno segni di infiammazione cerebrale e meno accumulo di beta-amiloide (sostanza tossica di scarto metabolico che circonda e distrugge le sinapsi del cervello).
«Questa scoperta», ha detto Marta Cortés Canteli, coordinatrice dello studio, «segna un importante avanzamento verso la possibilità di traslare i nostri risultati alla pratica clinica per ottenere un trattamento efficace per l’Alzheimer».
Gli esperti pensano che l’efficacia del farmaco si basi sul fatto che nell’Alzheimer è coinvolta una riduzione della circolazione cerebrale, con conseguente carenza di ossigeno e nutrienti per le cellule del cervello.