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Altoparlanti intelligenti come Alexa possono riconoscere un arresto cardiaco

[dropcap color=”#000000″ style=”style-1″ background=”#ffffff” ] I[/dropcap]n caso di arresto cardiaco il tempo è essenziale, ma la maggior parte delle volte in cui questo si presenta le persone non si trovano in ospedale, ma spesso a casa propria. Di conseguenza il 90% muore, a meno che non si trovi in presenza di qualcuno che gli fornisca aiuto.
Fortunatamente da oggi sarà possibile evitare tanti decessi, grazie al supporto della tecnologia.
I ricercatori dell‘università di Washington hanno messo a punto un sistema che grazie a un nuovo algoritmo di intelligenza artificiale applicato ad altoparlanti intelligenti, come Alexa della Amazon, riescono a riconoscere a distanza un arresto cardiaco.
Gli studiosi in particolare, si sono basati sui suoni emessi durane la respirazione e associati ad un arresto cardiaco, applicato il sistema su questi assistenti vocali, questi ultimi possono avvisare i servizi di emergenza quando nessuno può prestare supporto.
In pratica la tecnologia rileva una ‘spia’ dell’arresto cardiaco che è il cosiddetto respiro agonico, ossia un movimento muscolare involontario, che produce una sorta di rumore gutturale, “la cui unicità lo rende un buon biomarcatore audio da utilizzare per capire se qualcuno sta subendo un arresto cardiaco” ha detto uno degli autori, Jacob Sunshine.

Questo tipo di respirazione – ha aggiunto – si verifica quando un paziente sperimenta livelli di ossigeno veramente bassi”. Il sistema monitora continuamente la camera da letto, grazie agli altoparlanti come Alexa o Google Home, per registrare un evento di questo tipo. L’idea, ha spiegato l’informatico Shyam Gollakota, è che in futuro “possa avvisare chiunque si trovi nelle vicinanze per fornire assistenza e in caso di mancata risposta, il dispositivo possa chiamare automaticamente il 911”, cioè il numero di emergenza degli Usa.
Il sistema è stato messo a punto sui dati di 162 telefonate arrivate al 911 di Seattle: chi ha chiamato i soccorsi ha avvicinato il telefono alla bocca della persona che si era sentita male per far ascoltare il respiro al medico, in modo da valutare la situazione. Una volta addestrato su questi dati, il sistema ha riconosciuto il respiro agonico con una precisione del 97%. Secondo Gollakota, il risultato è “una buona prova di principio, ma dobbiamo avere accesso a più chiamate arrivate al 911 per migliorare ulteriormente l’accuratezza dell’algoritmo e assicurare che si generalizzi su una popolazione più ampia”.

 

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