Continuano a susseguirsi ad un ritmo impressionante i casi di violenze, aggressioni e minacce nei pronto soccorso. Avviene in tutta Italia ma a Napoli e provincia la pagina Facebook “Nessuno Tocchi Ippocrate” funziona da vero e proprio Osservatorio, quello che la nuova legge antiaggressioni, che ha inasprito le pene, aveva previsto ma in realtà mai decollato.
I DATI
Dall’inizio dell’anno, a Napoli e provincia, secondo i casi documentati dal gruppo guidato dal medico Manuel Ruggiero sono una trentina i casi di violenze perpetrate ai danni di medici e operatori.
Gli ultimi casi sono stati ampiamente ripresi dalle cronache: il 6 giugno scorso un chirurgo specializzando, in quel momento responsabile del pronto soccorso, viene malmenato al Fatebenefratelli di Napoli da un uomo di 49 anni che accusava dolori all’addome, un caso di scarsa urgenza che subito si spazientisce e se la prende con il camice bianco inseguendolo lungo i corridoi dell’ospedale tra minacce e sputi senza un reale motivo, impedendo addirittura agli operatori di un’altra ambulanza di consegnare un secondo paziente in accettazione e prendendo a calci il mezzo. Il medico, Gianmaria Terracciano, ha sporto denuncia e incassato la solidarietà di molti suoi colleghi.
L’8 giugno tocca a una dottoressa in prima linea all’emergency di Pozzuoli che viene schiaffeggiata dal figlio di un malato senza che se ne comprenda il motivo. I fatti avvengono mentre la professionista stava dettagliando sulla situazione clinica del padre del paziente.
L’ANAAO
A dire basta è l’Anaao: “Il crimine che si perpetrato ai danni della collega del Pronto soccorso di Pozzuoli ha connotazioni di vigliaccheria è criminalità – scrive il sindacato in una nota . la dottoressa nel pieno svolgimento delle sue funzioni, stava dando spiegazioni circa l’iter diagnostico terapeutico di un paziente che era stato soccorso, ed è stata vigliaccamente schiaffeggiata dal figlio del suddetto paziente, che neanche si capisce cosa ci faceva all’interno dei locali del Pronto soccorso. Già un uomo che picchia una donna è quanto di più infimo ci possa essere, ma un uomo che picchia una donna che ha soccorso il padre è indescrivibile nella sua bassezza”. L’Anaao aziendale e regionale in tutte le sue articolazioni manifesta “tutta la sua solidarietà alla collega vilmente aggredita” rendendosi disponibile a supportarla in tutte le azioni che vorrà intraprendere a sua tutela, e chiede con forza alla Direzione strategica della Asl Napoli 2 Nord un incontro per definire dettagliatamente le ulteriori procedure da mettere in atto per la sicurezza degli operatori e dei pazienti afferenti alle proprie strutture.
LA SOLIDARIETA’
In favore di Gianmaria Terracciano si è espressa la Società napoletana di Chirurgiaguidata da Giovanni Barone e il Collegio italiano degli storici della Chirurgia che hanno espresso la loro solidarietà al giovane collega e all’infermiera entrambi in servizio presso il Pronto soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli di Napoli, aggrediti brutalmente sul posto di lavoro. “Si tratta dell’ennesima aggressione ai danni del personale sanitario che rischia di passare impunita. Il responsabile dell’aggressione è stato prontamente identificato ma non ci risulta che, con le norme attuali, possa subire una pena esemplare. Riteniamo che per le aggressioni al personale sanitario in servizio – indipendentemente dalla formulazione della querela da parte dell’aggredito – occorra che la Magistratura proceda d’ufficio, inasprendo le sanzioni e prevedendo il processo per direttissima e la condanna immediata con pena detentiva per l’aggressore. Solo così metteremo fine a questa spirale di violenza prima che qualcuno dei nostri colleghi paghi con la vita. Ci uniamo alle tante associazioni di categoria – conclude la nota – e ci rivolgiamo ai colleghi medici che siedono in Parlamento: si approvi subito una legge che punisca esemplarmente questi criminali e dia ai Magistrati gli strumenti per poter agire nell’immediatezza e con forza. Questo ulteriore tassello, unitamente a cospicui incentivi economici e a una rafforzata tutela legale dall’accusa di malpractice, potrebbe consentire di trovare nuova linfa per un settore in fortissima crisi vocazionale”.
LA LEGGE
La legge antiaggresioni è stata approvata il 5 agosto 2020 al Senato in via definitiva (disegno di legge del Ministro della Salute n. 867-B “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni)..
La nuova legge modifica alcune norme del codice penale, udendo assai più severe le punizioni già severe previste dal codice penale per chi commetta atti di violenza nei confronti di medici e di operatori sanitari in genere.
La norma è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 9 settembre 2020 (legge 14 agosto 2020, n.113). In caso di aggressioni la legge stabilisce sanzioni fino a 5.000 euro e pene fino a 16 anni di reclusione.
Previsti protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi. Previsto anche l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie presso il Ministero della Salute e dovrà essere costituito, per la sua metà, da rappresentanti donne.
Chi commetta un reato di lesioni gravi o gravissime nei confronti di un medico che sia nell’esercizio della sua attività rischia pene detentive severissime, più ancora di prima.
Il codice penale prevede numerose “circostanze aggravanti”, che aumentano fino a un terzo la pena. Nel caso specifico l’avere agito, nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nonché di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, a causa o nell’esercizio di tali professioni o attività».
Questo significa che qualsiasi atto di violenza, per il solo fatto di essere fatto contro un operatore sanitario, merita una punizione più severa di un terzo”.
Se il Pubblico ministero riceve notizia di una lesione grave o gravissima non è necessario che il sanitario presenti una querela. Basta il classico verbale di intervento redatto dalla Polizia o dai Carabinieri, insomma. Con l’avvio del procedimento penale, si apre la possibilità di chiedere in tale sede il risarcimento del danno al responsabile, attraverso la costituzione di parte civile. Questa opzione consente di evitare i costi e i tempi di un processo civile. La sentenza che accerti la responsabilità penale andrà così anche a condannare il colpevole al risarcimento del danno. Il reato in questione contempla le lesioni “gravi o gravissime”. Ai sensi di legge (art. 583 codice penale), per lesione grave si intende quella che comporta una malattia superiore ai quaranta giorni.
E per le lesioni che non sono né gravi né gravissime? In questi casi, resta salva la possibilità di punire l’autore, che risponderà a titolo di lesioni personali (art. 582 codice penale). Le lesioni personali sono punite con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni e, se non comportano prognosi superiori ai venti giorni sono procedibili a querela della persona offesa. Se queste lesioni sono arrecate ad un sanitario in servizio, però, in forza delle novità introdotte dalla citata legge del 2020 si procede d’ufficio e non serve la querela; dall’altro, la pena è aggravata, potendo essere aumentata fino ad un terzo. Lo stesso regime (procedibilità d’ufficio e pena aggravata) è stata prevista per il reato di percosse (art. 581 codice penale).