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118, l’operatore di centrale operativa

[dropcap color=”#000000″ style=”style-1″ background=”#ffffff” ] Q[/dropcap]uando viene chiamato il 118 spesso il coinvolgimento emotivo di chi chiama lo porta in uno stato di ansia che lo rende poco lucido e ad entrare in una sorta di “bolla emotiva” che lo rende poco collaborativo. Sapere che dall’altro capo del telefono ci sono persone che accolgono la richiesta di soccorso e che possono essere addirittura di aiuto immediato, è il primo presupposto per evitare ulteriore stress nell’effettuare la chiamata. L’operatore di centrale è un infermiere opportunamente addestrato che usa dei metodi di comunicazione studiati per fare in modo da stabilire un rapporto empatico e veloce.

L’obiettivo è ottenere la fiducia del chiamante, i dati utili a creare l’evento in emergenza, gestire la telefonata. Non sapere, da parte dell’utenza, che l’operatore deve fare delle domande, genera conflitti e la scarsa collaborazione. Ciò può indurre in errore, alterando la valutazione delle condizioni dell’infortunato. Questo può creare danni sia per chi sta male, sia per lo spreco nell’invio di un mezzo quando non serve, perché si rischia di non utilizzarlo inficiando l’efficienza del servizio quando realmente ne ha bisogno. Purtroppo i mezzi disponibili all’invio non sono molti, per cui bisogna inviarli solo quando è realmente necessario. Per tutto ciò che non rientra nell’urgenza indifferibile e nella emergenza ci sono altri strumenti previsti dal sistema sanitario nazionale (tra l’altro il migliore al mondo) per essere gestito. Una fase del soccorso importante è il tempo di attesa che in caso di emergenza può essere utilizzato dall’operatore per dare delle importanti indicazioni sia sulla facilitazione dell’approccio veloce dei soccorritori che arrivano sul posto, sia nella gestione della vittima da parte degli astanti. E’ noto che in alcune situazioni il tempo è fondamentale per cui collaborare con l’operatore qualche volta significa essere determinanti per salvare una vita.
Dati i tempi tecnici per l’arrivo sul posto dei un equipaggio di soccorso se, per esempio, ci si trova di fronte ad un arresto cardio-respiratorio oppure ad un’ostruzione delle vie aeree, occorre intervenire subito e diviene di vitale importanza ascoltare i consigli dell’operatore.

Manovre salvavita

In Italia non c’è una larga diffusione delle conoscenze tra la popolazione delle manovre salvavita e ci si può trovare di fronte a persone timorose di tentare di seguire le indicazioni date telefonicamente dall’operatore. Se invece si cerca di essere collaborativi e l’operatore si assume la responsabilità di suggerire cosa fare sul posto chi sta accanto al paziente può rappresentare la sua unica possibilità di sopravvivenza. Dunque non c’è alcun timore.
La legge italiana prevede che in stato di necessità (articolo 54 del Codice di procedura penale) chi è sul posto può intervenire a prescindere dai risultati.
Se invece non si interviene si può incorrere nel reato di omissione di soccorso (articolo 593 codice di procedura penale). Pertanto essere collaborati può dare una possibilità di sopravvivenza in più a ciascuno di noi.

“Aiutateci ad aiutarvi”.

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